Orrore perché?
di Angelo Maddalena (*)
Arte di strada, ponti da non fare, tav (treni alta “voracità”): i pensieri di chi cammina fra Siena e Roma, per protestare
Premessa per inquadrare il testo
Nel 2005 c’erano stati già tre campeggi contro il Ponte sullo Stretto, il primo dei quali nel 2002 e l’ultimo nel 2004, più numerosi cortei. In quegli anni cortei e manifestazioni rompevano il velo di silenzio e ignoranza che avvolgeva e avvolge le strutture disumanizzanti e illegali chiamate Cpt (Centri Permanenza Temporanea, istituiti nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano) e poi ribattezzati Cie. In Sicilia un movimento variegato dava voce a tutti questi fermenti. Nicola Arboscelli aveva fatto un digiuno contro la legge sull’immigrazione: era rimasto giorni e notti accampato nella piazza di Caltanissetta, era la primavera-estate 2005. Molti altri con lui partecipavano, ognuno con i suoi mezzi. Io avevo dormito una notte con lui a Caltanissetta, all’aperto, nella piazza tra due Chiese e vicino a una fontana. Alla fine di quell’estate mi ero spostato definitivamente e per un periodo che sarebbe durato parecchi anni. Dalla Sicilia mi ero trasferito in Toscana, precisamente nei pressi di Siena. Alla ricerca di una strada da artista ovvero… praticando l’arte di strada. Fu in quel periodo che cominciai a capire definitivamente quale fosse la mia “vocazione”: scrivere e viaggiare, oltre che cantare, cosa che già facevo da qualche anno come cantastorie. Negli anni successivi tutto ciò si sarebbe esplicitato in forme più definite: monologhi teatrali politici, racconti di viaggio e storie-verità, canzoni e teatro cantato: i cd e i libri pubblicati negli ultimi anni hanno reso manifesto quello che allora era in nuce.
A piedi è un altro mondo. Nei giorni in cui scrivevo camminando questo diario, il governo Prodi stabiliva che il Ponte sullo Stretto non era un’opera prioritaria per l’Italia. Al contempo si poneva la questione della penale che il governo italiano dovrebbe pagare all’Impregilo, impresa che si era aggiudicata l’appalto e che da contratto chiede 500 milioni di euro in caso di non inizio di lavori entro un certo periodo. Il 30 ottobre 2005 “esplodeva” il movimento Notav, con la “battaglia del Seghino” e nel luglio 2006 partiva la Marcia Notav da Venaus a Roma alla quale partecipai. Insomma, un viaggio di «silenzio e solitudine» con risonanze collettive, come scrive Sara Ongaro nella prefazione a «Della magia nel gesto politico».
In questi giorni Daniele Barbieri mi ha chiesto un pezzo del libro per la bottega: «in modo da incuriosire e spingere un po’ di persone a comprarlo e/o a invitarti con i tuoi spettacoli». Ho scelto «Orrore perché», ricordando che l’appello scritto da me prima di partire si chiamava «In piedi in silenzio» per testimoniare l’orrore: fu pubblicato da da «Carta dei cantieri sociali» e da «Paroledisicilia.it». Eccolo qui sotto.
Orrore perché
Mentre cammino lungo la Cassia, collane di pensieri mi scorrono dentro; entrano ed escono liberamente, “tanto prima o poi torniamo” mi sussurrano per rassicurarmi se avvertono una mia preoccupazione dovuta alla loro scomparsa. Uno di questi pensieri riguarda eventuali interviste che mi potrebbero fare.
«Perché orrore per il ponte?» potrebbe essere una domanda oppure «Perché questo gesto?». Io, a mo’ di provocazione, ma non troppo, potrei rispondere così: «Mi volevo suicidare, poi ho pensato al ponte e mi sono detto che se proprio volevo suicidarmi, potevo farlo cercando di capire e di tirare fuori l’orrore che è annidato dentro e fuori di me. Per quello dentro lo faccio scrivendo e camminando, e allora perché non provare a scrivere e camminare anche per l’«orrore di fuori»? Questa potrebbe essere una risposta. Un’altra potrebbe essere: «Dopo tre campeggi e chissà quanti cortei, osservando anche il gesto di Nicola di Lanzeria, che è venuto a digiunare a Caltanissetta per denunciare l’orrore dei centri di detenzione disumana che molti chiamano Cpt, mi sono sentito fortemente provocato a tirare fuori un gesto che da tempo covavo: un gesto individuale e creativo con una risonanza collettiva. Un po’ retoriche queste risposte? Forse. Ma vere, coltivate. E poi con tutti ‘sti libri e racconti di viaggio che ho fatto negli ultimi tempi, avevo gran voglia di un viaggio più mirato, strutturato, creativo nel senso politico del termine, come ci ricordano
gli Artrevolution: «per noi la creatività è indissolubilmente legata all’impegno politico, così come l’impegno politico non può fare a meno della creatività».
Bastano come risposte? Ne avrei altre più esistenziali ma va bene così, almeno per ora.
IL LIBRO
Nel 2005 un giovane decideva di protestare contro il progetto del ponte sullo Stretto di Messina attraverso un viaggio a piedi, da Siena a Roma. Un’azione a suo modo eclatante, “per testimoniare l’orrore”, come i digiuni per protestare contro i Centri di permanenza temporanei (oggi Cie, cambiano le parole ma sempre strutture disumanizzanti rimangono) davanti al Cpt di Caltanissetta. Questo è il diario di quel cammino, delle speranze e delle illusioni di quel giovane, degli sguardi incrociati e delle persone incontrate. Un racconto a tratti ironico, divertente, che resta attualissimo nonostante siano passati dieci anni e che testimonia di quanto questo mondo moderno abbia bisogno ancora oggi di camminatori solitari. “E’ compito tuo, Angelo, è compito di pelligrini come te tornare a far sognare le persone che un mondo altro, non solo è possibile, ma è necessario” (Alex Zanotelli)
http://www.eunoedizioni.it/content/piedi-%C3%A8-un-altro-mondo
LA FOTO è di Ornella Tiberi