«Out on the street» (Barra fi sharryya)

Un film egiziano racconta gli scioperi, i sit-in, le proteste e il ruolo chiave giocato dai sindacati nella preparazione dei “18 giorni di Tahrir”

di Monica Macchi (*)

Non vogliamo realizzare un film che trasformi

questa dura realtà in spettacolo o intrattenimento,

ma rileggere il passato

e immaginare cosa potrà riservare il futuro

Jasmina Metwaly e Philip Rizk

Presentato al Festival di Berlino 2015, questo film racconta gli scioperi, i sit-in, le proteste e il ruolo chiave giocato dai sindacati nella preparazione dei “18 giorni di Tahrir”… insomma dice molto delle rivendicazioni economiche trascurate dai media mainstream occidentali e che stanno faticosamente venendo alla luce ora col caso Regeni.

Nel film, dieci tra proletari e sotto-proletari partecipano a un laboratorio di recitazione ed in questo spazio sospeso tra realtà e finzione conosciamo le loro battaglie invisibili tra gerarchie e manipolazioni, le ingiustizie, la corruzione e le brutalità della polizia e anche di quelle “polizie private” assunte dai datori di lavoro per presidiare le fabbriche e “proteggere” i lavoratori dai sovversivi e dai terroristi, mantra questo che non è affatto cambiato. Dalle privatizzazione si passa così a denunciare il sistematico sfruttamento di un capitalismo sempre più estremo e strisciante che invade la sfera personale “per il bene della crescita dell’intero Egitto” i cui proventi però vengono spartiti sempre dai soliti noti.

I due registi del film, Jasmina Metwaly e Philip Rizk, sono membri dei Mosireen un collettivo di citizen journalism diventato il canale You Tube no-profit più visto in Egitto, da cui sono usciti numerosi filmaker tra cui Leil Zahra Mortada, portavoce di OpAntiSH (Operation AntiSexual Harrasment) una campagna contro le molestie sessuali e regista di «Words of Women» che presenteremo l’11 aprile al Teatro Pacta di Milano.

(*) ripreso, con le immagini, da «Per I Diritti Umani»

Redazione
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