Padre m/nostro: un noir psichiatrico di Giuliano Bugani

Quesito semi-scemo: posso recensire un libro del quale ho fatto la prefazione? Il referendum ha dato questi risultati: i sì [le risposte andavano inviate a 63-62-61furbo@boh.universo] arrivano a 124.854; mentre i no [a spiegamiperchè@wmarja.galassia] sono 62.003 con 719 schede nulle. Che ci volete fare… è la democrazia. Dunque vi parlerò di un noir che vira sull’horror, sulla politica e sul disagio anzi sullo sfracello psichiatrico. Nulla di fantascientifico perciò i mono-maniaci si astengano.

E ora parliamo sul serio.

La mia prefazione contiene grandi elogi per «La pianure» – non è un refuso, termina proprio con la «e» – di Giuliano Bugani: 136 pagine per 10 euri, edito dalla piccola Bacchilega di Imola. Ho fatto il prefatore [si dirà così? mah] per due ragioni. Perché l’autore non contento di fare politica in fabbrica, scrive, inventa documentari, sale in scena, si batte per la liberazione di Silvia Baraldini e perché sia finalmente resa giustizia ai lavoratori esposti all’amianto, che se non lo sapete è un killer bianco, silenzioso, ottimo amico dei padroni e dei loro ricchi, ammanicati avvocati. Insomma Bugani è un pazzo totale, vive controcorrente. Sia lode a lui, sempre; anche se qualche volta dovesse sbagliare lo fa per coraggio non per viltà.

La seconda ragione è più complessa da spiegare. Spesso uno scrittore “proletario” rimane inchiodato alla marxiana «condizione materiale»: nulla di male se è una scelta, un’urgenza ma spesso pesa l’etichetta o lega la paura di uscire dal già noto. Pur se a Bugani non manca la passione politica e lo dimostra, in questo romanzo abbandona l’immediato e il concreto, i rapporti di produzione e l’economia per viaggiare negli universi paralleli della mente, di quel pericoloso duo conscio-inconscio che psichiatri e poliziotti vorrebbero chiudere in gabbia perché è pericoloso come gli operai quando si organizzano.

«La pianure» inizia proprio con un Uomo [maiuscolo quanto più è anonimo] che esce da una clinica. Manicomio, anzi. 40 anni lì dentro e ora sale su un bus. O forse no, i medici erano passeggeri e lui ha passato 40 anni in quell’autobus. Ma dov’è Lei [anonima per ora, forse per sempre], chi è Lei? Forse lo intuiremo alla fine con due colpi di scena che proiettano i fantasmi della mente in uno strano universo che somiglia un poco al nostro con la «n» e molto al mostro con la «m».

Chissà se anche le odiose coperte di ciniglia degli alberghi somministrano Valium. Chissà se l’Uomo con la maiuscola incontra la Giostraia solo per caso. Di certo è voluta l’insistenza sul sesso senza un barlume d’amore, sulle feci, sui corpi fatti a pezzi per essere venduti. Di sicuro la spiegazione del mistero sta in un bambino perduto ma anche nello Stato-Acciaio, nello Stato che sa tutto, nello Stato Carne, nello Stato loculo, nello Stato folle, nello Stato cannibale. E ancora Stato fantoccio, Stato polizia, Stato credo.

Se cercate su un vocabolario la parola «la pianure» naturalmente non la troverete e Bugani non ve la spiegherà. Ma se avete bisogno di riconoscere i mostri veri e quelli fasulli questo libro è la guida giusta. Il nero psichiatrico e politico più agghiacciante che io abbia mai letto.

Questa mia recensione è andata in onda nel 2009 a Radio Città Fujiko di Bologna; si può ascoltare su http://caccialfotone.wordpress.com/sci-fi/ . E’ stata anche pubblicata su www.carta.org (si digita “ozio” e poi “futuri”)

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