Panama dice no alle miniere
Il presidente Laurentino Cortizo vuol concedere alla multinazionale canadese First Quantum Minerals la licenza per lo sfruttamento ventennale della più grande miniera di rame del paese, ma, dal 23 ottobre scorso, la popolazione è scesa in piazza con scioperi e blocchi stradali.
di David Lifodi
Foto: https://www.radiotemblor.org/
Lo scorso 3 novembre Laurentino Cortizo, presidente di Panama, ha firmato il decreto che proibisce la concessione di nuove licenze per l’estrazione mineraria su tutto il territorio nazionale, ma rinnova quelle già in essere.
Alla popolazione panamense, che dal 23 ottobre scorso sta protestando contro il tentativo del governo di moltiplicare le concessioni minerarie, sfidando una violenta repressione, questo non basta più, anche perché si tratta di una misura temporanea presa solo fin quando non sarà promulgata la discussa Legge 406, fatta su misura per la multinazionale canadese First Quantum Minerals, alla quale Cortizo e il suo governo vorrebbero assegnare per 20 anni l’estrazione della più grande miniera di rame del paese.
Dal 20 ottobre, giorno in cui era stata approvata la legge, l’Assemblea Nazionale e lo stesso Cortizo hanno subito una costante, e crescente, contestazione nelle piazze. Accusati di essere dei vende patria, gli uomini di Cortizo hanno inviato la polizia a reprimere le proteste coordinate dall’ Alianza Pueblo Unido por la Vida, ma a cui, progressivamente, ha partecipato ampia parte della popolazione.
Attualmente, i contratti in essere con le imprese minerarie riguardano Minera Cobre Panamá, Vera Gold Corporation, S.A. e Petaquilla Gold. L’intenzione dei movimenti sociali, raggruppati principalmente sotto tre sigle, Alianza Nacional por los Derechos del Pueblo Organizado, Alianza Pueblo Unido por la Vida e Coordinadora Nacional de los Pueblos Indígenas, è quella di far pressione sul governo affinché dichiari una moratoria totale sulle concessioni minerarie, tanto da coniare gli slogan Panamá sin minería e Panamá vale más sin minería.
Cortizo ha cercato di ricattare i suoi stessi concittadini sostenendo che gli ingressi garantiti da Minera Cobre Panamá, filiale della canadese First Quantum Minerals, sarebbero serviti per risanare il bilancio del paese che, lo stesso presidente, non si è fatto alcun problema a reprimere. Sono oltre un migliaio i manifestanti arrestati, numerosi i feriti e già quattro i morti a seguito di una mobilitazione che non intende fermarsi, caratterizzata da scioperi e blocchi stradali la cui adesione è stata così alta da paralizzare il paese.
Nonostante la collocazione politica progressista, Cortizo, finora, ha amministrato il paese seguendo i diktat dell’oligarchia locale. Nell’articolo, Panama protesta contro le miniere, pubblicato da Global Project lo scorso 26 ottobre, Maribel Gordon, candidata presidenziale indipendente dell’Alianza Pueblo Unido por la Vida, ha spiegato: «Laurentino Cortizo una volta in più si prende gioco del popolo panamense, un popolo che è sceso in strada esigendo la deroga della legge 406 per essere lesiva dell’ambiente, della salute, del patrimonio del nostro Paese […]. Dire ai pensionati che la propria pensione dipende dall’alterare e colpire la vita con una miniera a cielo aperto è un atto irrispettoso, perché le pensioni dipendono dal lavoro e dal sudore degli operai, non dalle imprese […]».
La mobilitazione, originatasi inizialmente per contrapporsi al rilascio di nuove licenze estrattive, ha assunto ben presto un carattere più esteso, a partire dalla sempre più difficile situazione economica che sta vivendo il paese. Di fronte ai blocchi stradali, Cortizo ha cercato di incolpare i promotori della protesta indicandoli come i responsabili dei danni economici a cui espongono il proprio paese.
Peraltro, il tentativo di trasformare Panama in un paese aperto all’estrazione mineraria non è nuovo. Il primo contratto sottoscritto tra Stato e Minera Cobre Panamá risale addirittura al 1997, ma era stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema di Giustizia a seguito di un ricorso presentato dal Centro de Incidencia Ambiental (Ciam). Il tentativo di Cortizo, che ha costretto l’Assemblea Nazionale a riunirsi in via straordinaria pur di consegnare la licenza estrattivista alla filiale della multinazionale canadese, si sta rivoltando rapidamente contro lo stesso presidente, accusato di svendere la sovranità del paese.
Fin quando non ci sarà il pronunciamento della Corte Suprema, previsto per il 23 novembre, è molto probabile che le proteste di piazza proseguiranno, mentre il Tribunale Elettorale ha escluso la possibilità, paventata dal governo, di proclamare un referendum sul tema.