Panama: Nito si insedia alla presidenza
Laurentino Cortizo, dal 1° luglio, sarà il nuovo presidente a seguito delle elezioni del 5 maggio scorso. Potrebbe rappresentare una speranza di cambiamento, a partire dai rapporti con gli Stati uniti, che il presidente intende rivedere, e dalla battaglie per diminuire la corruzione e le disuguaglianze sociali.
di David Lifodi
Domani, 1° luglio, a Panama si insedierà ufficialmente Laurentino Cortizo, esponente del Partido Revolucionario Democrático (Prd), formazione di orientamento socialdemocratico che torna al potere dopo un decennio. La sua elezione ha suscitato molte speranze nel paese, soprattutto per via di un promesso e atteso cambio di rotta in politica estera, finora incentrata esclusivamente sul buon rapporto con gli Stati uniti.
Tuttavia, il Partido Revolucionario Democrático, fondato da Omar Torrijos, è schierato niente più che su posizioni socialdemocratiche e lo stesso presidente, denominato popolarmente Nito, è un imprenditore con affari nel settore edile e in quello dell’allevamento. Già deputato all’Assemblea nazionale dal 1994 al 2004 e Ministro dell’Agricoltura all’epoca dell’ultimo governo del Prd con Martín Torrijos come presidente, Cortizo si dimise dall’incarico a seguito di divergenze dovute alla ratifica del Trattato di libero commercio tra Stati uniti e Panama: per questo la sua presidenza potrebbe rappresentare un punto di svolta rispetto alla politica così ossequiosa tenuta finora da Panama verso gli Stati uniti.
Cortizo sarà costretto a lavorare in un contesto politico ed economico non semplice. Il suo predecessore, Juan Varela, aveva scommesso molto su un forte rapporto diplomatico con la Cina, dove il canale di Panama avrebbe dovuto giocare un ruolo di primo piano nella cosiddetta Ruta de Seda, prima che gli Stati uniti imponessero bruscamente di rivedere l’alleanza con i cinesi. Come ha evidenziato l’analista politico Marco Gandásegui, se il Canale di Panama ha sempre rappresentato una delle principali fonti di sviluppo per l’economia panamense, a beneficiarne finora è stato esclusivamente il settore imprenditoriale, ma non si può dire altrettanto per l’istruzione, il servizio sanitario e l’occupazione.
Cortizo ha garantito comunque di rilanciare l’economia e combattere la crescente corruzione, proliferata in particolar modo all’epoca delle presidenze Martinelli e Varela. A partire dal 2015 sono circa cento le cause aperte per corruzione e più di 700 le persone imputate, ma ancora le sentenze definitive sono state emesse in pochissimi casi. Laurentino Cortizo, autodefinitosi in campagna elettorale “il primo operaio del paese”, ha promesso inoltre di creare il Ministero della cultura e quello della donna.
Le elezioni che hanno portato Cortizo alla vittoria, il 5 maggio scorso, sono state caratterizzate da un emozionante testa a testa con Rómulo Roux, il candidato di Cambio Democrático (il partito di un altro ex presidente, Ricardo Martinelli, agli arresti a seguito di intercettazioni emerse in uno dei tanti scandali per corruzione che hanno investito il paese) uscito sconfitto con uno scarto di 40mila voti. Al terzo posto si era classificato José Isabel Blandón, del Partido Panameñista di Varela, con il 10% dei consensi, sostenuto soprattutto dalle elites di un paese dove è presente una fortissima disuguaglianza sociale.
Pur non avendo ricevuto una grande eco a livello internazionale, le elezioni presidenziali a Panama sono importanti per almeno due motivi. In primo luogo, il paese si recava alle urne per la prima volta dopo lo scandalo dei Panama Papers che tre anni fa travolse il paese. In seconda istanza, sarà interessante vedere quale atteggiamento terrà il Partido Revolucionario Democrático, ritenuto la maggior forza politica del paese nonostante non raggiungesse la presidenza da dieci anni. Stato di diritto, buon governo, lotta alle disuguaglianze sociali e rilancio dell’economia sono le parole d’ordine di Cortizo, che in campagna elettorale aveva stretto un’alleanza con il Movimiento Liberal Republicano Nacionalista sotto il nome della coalizione Uniendo Fuerzas.
La scelta degli elettori di votare Cortizo rispetto a Roux, già ministro degli Esteri e degli Asuntos del Canal all’epoca della presidenza Martinelli, rappresenta una netta richiesta di cambiamento. Non solo Martinelli aveva promosso una serie di politiche orientate verso le privatizzazioni di stampo neoliberale, ulteriormente accelerate a seguito della sua vittoria elettorale nel 2009, ma è stato anche il promotore deve la cosiddetta Ley Chorizo, una serie di norme capestro che, tra le altre cose, riducevano i diritti dei lavoratori e diminuivano il potere di controllo dell’esecutivo in materia ambientale e del nuovo codice minerario, al quale si erano opposti indigeni, contadini, studenti, docenti e le organizzazioni popolari.
Cortizo è stato percepito come l’uomo del cambiamento e per questo è stato eletto: adesso deve dimostrarsi all’altezza.