Parla «S», operaia alla Beretta
Intervista dell’assemblea donne/lavoratrici di Slai Cobas
L’Assemblea donne/lavoratrici (ADL) ha fatto un’intervista a «S», operaia, delegata Slai cobas della fabbrica Beretta di Trezzo.
ADL: innanzitutto portiamo nuovamente solidali saluti a te e a tutte le operaie in lotta dalle lavoratrici e compagne che aderiscono e partecipano all’Assemblea Donne/Lavoratrici, con questa intervista vogliamo fare conoscere in modo più ampio la vostra attuale situazione e la lotta coraggiosa che appunto state mettendo in campo da mesi e verso cui in questi giorni stanno arrivando da più parti, da altre realtà di lavoratrici, collettivi, compagne… diversi messaggi di solidarietà e sostegno. Una lotta non facile ma necessaria e importante che in in questa fase si sta facendo contro l’accordo firmato dai padroni con la Uil che peggiora e attacca in modo significativo la vostra condizione di lavoratrici ma pone anche la questione della condizione che vivete come donne per le oggettive difficoltà a gestire per esempio il lavoro di cura in famiglia, i figli… “difficoltà doppie, triple” essendo per la maggior parte anche donne immigrate che non hanno nessuna risorsa a parte il lavoro.
S: innanzitutto questo accordo non ce l’hanno neanche fatto vedere interamente né ci hanno consultato, la parte che abbiamo visto riguarda il “premio annuale” che noi avevamo prima senza vincoli specifici ma era legato alla presenza, ancora prima era soggetto al fatto che se ti assentavi più di 15 gg di malattia e per maternità/congedi parentali non lo prendevi; infatti quante volte per esempio io l’ho perso, avendo due figli, per periodo di congedi parentali più lunghi.
Poi c’è stato appunto il premio legato alla presenza e solo le operaie che avevano meno di 18 mesi di lavoro non lo percepivano, ma ultimamente non erano tante queste operaie perché al massimo facevano 3/4 mesi di lavoro e se ne andavano, quindi non arrivavano neanche ai sei mesi, noi questo premio lo prendevamo infatti ogni sei mesi. Comunque sia questo premio è una misura aggiuntiva nel salario, che fa sempre comodo visto il carovita e l’aumento costante dei prezzi, ecc.. Ma adesso ci ritroviamo davanti un vincolo sul premio a mio avviso troppo brusco perché che sia un figlio piccolo che sta male, e questo può accadere spesso, o che stiamo male noi stesse si viene penalizzate in modo più forte, si mette dentro questo accordo una penalizzazione sulla fruizione della maternità/congedi parentali/malattia bambino a brevissimo termine; è un accordo contro di fatto la maggioranza delle operaie perchè al 90% siamo mamme.
ADL: ma questo accordo come penalizza nel concreto la maternità?
S: siccome questo premio è ogni tre mesi di circa 200 euro se fai un giorno di assenza ti tolgono 50 euro, se ne fai due 100 euro, in pratica se continui non lo prendi più. Se è fortunato a non stare male l’unico a prenderlo sarebbe l’operaio magazziniere, ma anche lui prende tante volte la paternità perché la moglie lavora e si devono alternare quando i bambini hanno qualche problema.
ADL: voi siete a maggioranza donne in questa fabbrica? E quante siete?
S: sì nel mio reparto siamo tutte donne a parte questo operaio magazziniere, noi dell’appalto siamo 48/50, in totale arriviamo forse a 400 operaie tra dirette e in appalto.
ADL: questo accordo dei padroni fatto con Uil riguarda tutte le operaie della fabbrica?
S: no, riguarda solo noi operaie che siamo in appalto, e questo è una discriminazione perchè le operaie dirette hanno un premio di circa 700 euro che non ha comunque questo tipo di vincoli così stringenti; anche se si assentano per malattia i criteri posti al raggiungimento della curva della malattia per una diminuzione del premio non sono come stabilisce questo accordo firmato ora con la Uil. Questo sindacato rappresenta una minoranza delle operaie, pochissime operaie, ma adesso questo accordo deve valere per tutte, In Beretta c’è anche Cisl e Cgil ma i confederali li senti parlare e capisci la loro vera natura, mi cambiavano le parole quando parlavo con alcuni di loro… prima di incontrare lo Slai eravamo Cgil, nelle assemblee si capiva ben poco o si mettevano ad urlare se parlavamo… Abbiamo poi conosciuto lo Slai Cobas sc, si capisce quando un sindacato vuole fare davvero qualcosa in difesa dei lavoratori sia nelle parole che nei fatti anche se non è facile.
ADL: quindi in questa fabbrica ci sono reali differenze contrattuali, salariali ecc tra le operaie cosiddette dirette, voi in appalto e le interinali, ma a parità di mansioni?
S: di fatto sì a parità di mansioni, anzi forse noi operaie dell’appalto per certi versi facciamo anche di più, ma vi è qui una logica di sfruttare di più e pagare di meno.
ADL: spieghi meglio la vostra mansione, questa è una domanda che ci è stata posta anche da lavoratrici di altri settori
S: noi dell’appalto siamo nel reparto imballaggio dove sulla linea passano le buste con i salumi che si comprano nei supermercati, queste buste arrivano da vari nastri dalla camera bianca dove vengono affettati e confezionati i salumi, su queste buste si deve apporre la data di scadenza; dopo che le buste passano nel metal detector e nell’etichettatrice ritornano a noi attraverso i nastri e iniziamo a metterle nei cartoni, tipo 8/10 buste a cartone, chiudiamo, mettiamo l’etichetta sul cartone e poi mettiamo sui bancali, facciamo turni di 7,30 ore perché non c’è la mensa però veniamo pagate per 8 ore.
ADL: alcuni anni fa come compagne Mfpr abbiamo fatto un’inchiesta tra le operaie della Fiat di Melfi in particolare sull’aspetto della salute e sicurezza che accanto ad aspetti più generali che riguardavano tutti gli operai ha fatto emergere anche aspetti specifici che incidevano in termini alquanto negativi sulla salute delle operaie. Come incide il vostro lavoro sulla vostra salute e condizione più generale di vita?
S: il nostro lavoro è molto usurante soprattutto per le mani e la schiena perché sei sempre lì a sfogliare le buste e a chiudere i cartoni, dobbiamo fare movimenti rapidi, alcune di noi sono state operate al tunnel carpale, ma emergono anche problemi frequenti alla schiena, io alcune settimane fa per esempio ho dovuto fare una risonanza magnetica, non tanto per lo stare in piedi ma per i movimenti continui per cui non abbiamo tempo per stare attente a come ci appoggiamo per esempio. Facciamo due turni, mattina e pomeriggio, facciamo due pause, una da 10 minuti e una da 20 minuti. Per il covid le mascherine ce le danno giornalmente ma non ci hanno mai fatto fare tamponi neanche nei momenti più rischiosi in cui ci sono state molte assenze di malattia, soprattutto nelle camere bianche dove si affettano i salumi. Ma c’è stato un atteggiamento da parte dell’azienda di coprire diciamo…
ADL: secondo te sono bastevoli queste pause? Le operaie della Fiat si lamentavano tantissimo sulla breve durata delle pause, alcune dicevano non abbiamo neanche il tempo di andare in bagno, a volte lontano dai reparti, che la pausa finisce, a maggior ragione se abbiamo il ciclo…”
S: sì, in teoria diciamo che è così per noi operaie, precedentemente la prima pausa era di 5 minuti. Ma siamo passate da una situazione di più elasticità alla situazione attuale in cui i nuovi capi ora fanno controlli più pressanti sui minuti, abbiamo visto che segnano quando usciamo e quando entriamo…
ADL: vi siete dunque organizzate, almeno una parte di voi, con lo Slai Cobas per il sc decidendo di iniziare una lotta in difesa del posto di lavoro per contrastare il peggioramento della condizione lavorativa, l’attacco a diritti basilari e sacrosanti, per l’assunzione diretta di tutte contro un sistema di appalto che ha portato anche a questo accordo padroni/Uil peggiorativo e ulteriormente discriminatorio che divide di fatto e di più le operaie anche in termini di lotta…
S: in questo momento la cosa che ci preme di più è la chiarezza perché comunque sia stanno facendo tantissimi cambiamenti e non sappiamo quanto durerà perché quello che si sente dire è che di fatto non c’è posto. La nostra speranza è di toglierci dal sistema di appalto ed essere internalizzate, ma non è affatto facile e anche lì ci sono problemi, cioè per le operaie assunte dirette. Per esempio vedi la questione della formazione, noi avevamo chiesto di far fare formazione alle operaie nuove assunte prima di metterle alla linea di produzione, questo non è mai avvenuto. Pochi giorni fa si è fatta male una ragazza perché un operaio nuovo ha acceso una macchina mentre la ragazza aveva ancora le mani sotto… ho detto su questo chiaramente come la pensavo, io sono delegata Slai, ma il responsabile di reparto ha risposto “guarda che a noi la formazione mica ce la pagano”. Ho detto “noi non possiamo contemporaneamente farci carico dei nuovi assunti per spiegargli la mansione, perché noi dell’appalto facciamo la formazione a chi viene assunto diretto, mentre stiamo già lavorando, è rischioso, dovete far fare l’affiancamento senza metterci in linea, non è un problema nostro che non vi pagano la formazione, ma così non è possibile, così rischiamo tutte e tutti sia i nuovi assunti che i vecchi…”. Alla fine è successo realmente quello che temevamo, un’operaia si è infortunata e poi è andata in ospedale. E’ chiaro che a chi come me è delegata sindacale si tende a non dare tante informazioni su questi fatti. Ma in generale sugli infortuni c’è l’atteggiamento di intimidire le operaie o ridimensionare gli eventuali infortuni…
ADL: Nell’inchiesta fatta alla Fiat di Melfi emerse anche tra le operaie da un lato il fatto che in quella fabbrica le delegate sindacali donne erano pochissime ma anche le difficoltà che le delegate donne appunto avevano con i capi reparto e non solo circa un trattamento diverso rispetto ai delegati uomini, che aveva anche aspetti discriminatori e sessisti in alcuni casi… Questo accade anche in altri posti lavoro e soprattutto se si è in lotta con sindacati più conflittuali e di classe.
S: sarà perché ho un carattere abbastanza forte e non mi faccio intimidire però sì ho notato dei cambiamenti diversi verso chi inizia a rivendicare i propri diritti e lotta, vedi i capi, chi fa i controlli. Ma quello che si deve fare si deve portare avanti.
ADL: avete in questo ultimo mese fatto delle iniziative di lotta, scioperi, ce ne parli?
S: Abbiamo fatto due scioperi indetti dallo Slai cobas sc davanti i cancelli della fabbrica. Se da un lato non ci hanno portato a dei risultati immediati con i padroni, la cosa importante è stata però l’unità delle operaie, l’incoraggiamento verso la lotta perché eravamo tutte insieme quelle iscritte allo Slai, all’inizio alcune operaie avevano paura di scioperare. Questo ci ha dato coraggio e proprio la scorsa settimana siamo andate davanti agli uffici a chiedere risposte concrete e immediate rispetto alla cooperativa dove eravamo assunte precedentemente in merito al TFR e alle ferie non fruite. All’inizio c’è stato una specie di blocco da parte del vigilante della sicurezza che ci diceva che non era lì che dovevamo andare ma in cooperativa ma non ci siamo mosse, abbiamo chiesto che venisse a parlarci il responsabile dell’azienda con cui il nostro Coordinatore ha fatto alcuni incontri. Il fatto che siamo state ferme ha portato il responsabile a presentarsi, gli abbiamo posto le nostre richieste e dopo circa due ore mi è arrivata la mail con tutte le spiegazioni che avevamo chiesto
Nessuno prima ci aveva mai ricevuto, questo vuol dire che l’unità delle operaie, di questo gruppo di operaie che non si fa intimidire è importante e a qualche cosa porta. Chiaramente è difficile, c’è sempre quella pressione che porta alcune operaie ad avere paura. Adesso questa nuova azienda, nel cambio di appalto, ha fatto il giochino di non fare la trattenuta della tessera sindacale Slai, ho distribuito i fogli per l’iscrizione e parlando per esempio con una operaia mi diceva “con tutto quello che sta succedendo non lo so se voglio reiscrivermi al sindacato, il lavoro mi serve”, le ho risposto “ma a tutte noi serve questo lavoro ma se stiamo combattendo non stiamo combattendo per stare a casa, stiamo combattendo per andare avanti, per i i nostri diritti, niente di più niente di meno!”.
ADL: sì anche a Palermo con le precarie che si occupano di assistenza scolastica verso gli studenti disabili o a Taranto con altre lavoratrici dei servizi le Coop Sociali o gli Enti hanno posto in alcuni casi ostacoli non volendo riconoscere l’iscrizione di queste precarie allo Slai Cobas sc, questo succede anche in altre fabbriche o settori in particolare verso i sindacati di base, ma si sono fatte lotte proprio come state facendo voi anche in questo senso contro padroncini, aziende, denunce anche contro gli stessi sindacati confederali che sono complici tante volte con i padroni. L’unità ferma delle operaie, delle lavoratrici è molto importante, la battaglia anche tra le stesse lavoratrici che i padroni tendono sempre a dividere, è la sfida giusta e necessaria che si mette in campo con coraggio.
S: noi siamo a maggioranza immigrate, più ricattabili, io sono da 19 anni in Italia, da 18 lavoro in Beretta.
ADL: hai detto non abbiamo nessuna risorsa a parte il lavoro che abbiamo che per noi donne in particolare è importante, e non solo in termini di indipendenza economica che già di per sé è un aspetto necessario, siamo le prime a essere licenziate, precarizzate, iperprecarizzate in questa società in cui viviamo e la pandemia ha fatto emergere ancora di più questo aspetto, abbiamo sulle nostre spalle tutto il carico del doppio lavoro, del lavoro di cura, del lavoro domestico, questo governo, questo Stato borghese non fa assolutamente i provvedimenti giusti e necessari per la maggioranza delle donne su questi aspetti. Abbiamo detto più volte nei volantini, nelle denunce fatte come Mfpr e all’interno dell’Assemblea donne/lavoratrici che per questo Stato dobbiamo essere come delle supplenti in merito al lavoro di cura, ci accusano di non mettere al mondo figli, si attacca il diritto di aborto, il diritto alla libera scelta delle donne in un clima di “moderno medioevo” che avanza vedi oggi gli Stati Uniti, e poi se mettiamo bambini al mondo non possiamo camparli, siamo costrette a lasciare il lavoro o ad accontentarci di mezzi lavori perché spesso non abbiamo i soldi sufficienti per pagarci babysitter o asili nido privati, visto i tagli delle risorse costanti da parte dei governi sui servizi, sulla scuola … e oggi ancor di più con l’aumento delle spese militari per la guerra inter imperialista in Ucraina… Cosa vuoi dire in merito?
S: sì è così. Diverse operaie purtroppo devono pagare la babysitter se no non possono andare materialmente al lavoro, di fatto perdi mezzo stipendio così, ma ci sono operaie che invece si assentano, prendono la maternità, congedi parentali perché come mi diceva proprio in questi giorni una operaia tra pagare una babysitter 10/12 euro l’ora e stare io a casa, allora sto io a casa tanto lo stipendio si azzera lo stesso… praticamente neanche ci conviene venire al lavoro”. Ora con questo accordo fatto è ancora peggio, intaccando la maternità praticamente si annulla il premio e non hai scelta o vai a lavorare e non sai a chi lasciare i bambini o stai a casa ad accudirli rassegnandoti per certi versi a rinunciare al premio.
ADL: infatti in questo senso la lotta che state mettendo in campo è sicuramente non facile ma ha un valore alquanto importante. Quando abbiamo scritto la lotta delle operaie della Beretta è di tutte “se lotta una lottano tutte” è perché l’attacco a diritti come la maternità costituisce un vero e proprio pericoloso precedente che si può estendere anche in altre fabbriche e posti di lavoro contro altre operaie/lavoratrici; ma è grave anche sul piano politico/ideologico perché entra nel merito del cuore della condizione della donne lavoratrici/proletarie, quello della produzione/riproduzione in questo sistema capitalistico e del ruolo a cui ci vuole incatenare questa società in cui viviamo… ecco perché questa lotta dobbiamo sentirla anche come nostra. Quando vi siete collegate all’assemblea telematica del 9 giugno che aveva come tema principale la guerra e il ruolo che noi come donne/lavoratrici dobbiamo e vogliamo avere nella lotta più ampia che se anche parte dai posti di lavoro si estende a tutti gli aspetti di attacco e oppressione della nostra vita, abbiamo detto che se questa guerra, in cui non possiamo affatto parteggiare per nessun imperialismo, non l’abbiamo “dentro casa in armi” il governo di Draghi ce la sta scaricando con tutti i suoi costi economici e sociali e doppiamente, possiamo ben dire, su di noi donne proletarie.
S: sentivo ieri sera il discorso di Conte relativamente alle scelte che dovevano fare in merito alla votazione o meno del decreto sugli aiuti; da settembre dovremo in pratica decidere se pagare le bollette o fare la spesa perché ci stanno costringendo a fare questa scelta per non parlare se ti capita un problema di spese di altro genere come il mutuo o l’affitto della casa o improvviso come può essere un guasto alla macchina che mi è capitato da poco o per esempio il problema delle spese scolastiche dove ti dicono “contributo volontario” ma non è mai un contributo volontario quello che ti chiedono a scuola per la frequenza dei tuoi figli, di fatto è obbligatorio se no vengono esclusi da alcune cose. Quindi certamente è importante lottare come donne anche contro tutto questo.
Una collega dell’Ucraina che ha i genitori dove ci sono i bombardamenti, raccontava che era terribile vedere la propria casa distrutta dalle bombe, è pesante già vederlo nei film figuriamoci viverlo!
Una collega albanese come me mi raccontava di essere nata nel 1997 quando in Albania scoppiarono disordini e rivolte popolari per le difficili condizioni in cui si viveva e si aprirono i depositi delle armi, io allora facevo la terza media, era una situazione terribile, non si poteva uscire di casa, perché c’erano scontri armati, era come una guerra, ci sono stati feriti e morti… in effetti oggi c’è come una sorta di rassegnazione anche se non si è d’accordo sulla guerra.
ADL: il governo guerrafondaio Draghi asservito agli Usa/Nato ha messo in campo con tutti i mezzi un’azione di propaganda su questa guerra a sostegno del governo Zelenski come giusta e necessaria, con una azione anche vergognosa peraltro di strumentalizzazione della questione dei profughi ucraini e con particolare riferimento alle donne ucraine usate di fatto per la propaganda guerrafondaia, mentre per gli altri profughi che scappano dalle guerre in altri paesi del mondo, che arrivano per esempio dall’Africa, che muoiono nel mare Mediterraneo, ormai un vero e proprio cimitero, non c’è la stessa “sollecitudine”
S: a tal proposito quando durante la manifestazione che abbiamo fatto l’8 marzo scorso e si denunciava questa guerra una collega marocchina si indignava facendo riferimento per esempio alla guerra contro il popolo palestinese di cui non si parla o di altre guerre su cui c’è il silenzio da parte del governo o dei telegiornali. Ma riguardo ai profughi di serie A o B che pone il governo e di cui si è parlato in assemblea il 9 giugno, questo per esempio si vede anche in fabbrica dove siamo operaie di diverse nazionalità. Quando abbiamo fatto l’ultima protesta agli uffici le operaie marocchine che sono in fabbrica da tanti anni hanno chiesto perché non si fanno più assunzioni, e la risposta è stata vaga sui criteri, dovrebbe essere in primis quello dell’anzianità di servizio, ma quel responsabile ha dato poi una risposta emblematica “eh, ma comunque il mercato è libero”, quindi non esistono diritti contrattuali come l’anzianità; poi ha cercato di rimediare ma la sostanza quella è dei padroni… l’operaia gli ha risposto “ma noi non siamo oggetti…”. Non so se sia un caso che tra le operaie dirette ci siano più italiane, noi dell’appalto da anni spesso abbiamo formato le operaie internalizzate ma siamo rimaste sempre in appalto, comunque la verità è che cercano sempre di tenere divise le operaie.
ADL: siamo state veramente contente per la vostra partecipazione all’assemblea donne/lavoratrici che organizziamo da più di un anno ormai e che si è rivelata man mano uno strumento utile per metterci in collegamento tutte, come lavoratrici, precarie, compagne … Pensiamo che le lotte che facciamo siano ancora più importanti in questa fase in cui sebbene siamo in difensiva sul piano dei rapporti di forza sono e devono essere come si diceva elemento di disturbo e di contrasto, e a maggior ragione in questa fase, contro un governo più che guerrafondaio, che sta mettendo soldi per le armi e spese militari togliendoli al lavoro, ai servizi, alla scuola, alla sanità.
“Se lotta una lottano tutte” vuole dire collegarsi, sostenersi e incoraggiarsi reciprocamente, unire le nostre forze anche se viviamo e lottiamo in città e posti di lavoro o realtà diverse, perchè l’attacco di padroni e governo seppur in forme diverse è comune; significa estendere la conoscenza delle lotte che le donne proletarie fanno in questo paese contro la congiura del silenzio messa volutamente in atto spesso dai massa media asserviti o dai sindacati confederali organicamente dalla parte dei padroni e padroncini e del governo. In questo senso la campagna di solidarietà che abbiamo lanciato a sostegno della vostra lotta vede, a parte i messaggi tutti importanti, anche azioni concrete come volantinaggi info solidali, attacchinaggi di una locandina che vuole dare voce alla vostra denuncia e lotta, a Palermo per esempio le compagne hanno portato un volantino e la locandina tra gli operai dei Cantieri Navali perché è giusto e necessario che sappiano della lotta che stanno facendo le loro sorelle di classe e da cui possono prendere esempio, vedi la questione infortuni, sicurezza sul lavoro per esempio ecc
S: le altre operaie sono state molto contente dei messaggi di solidarietà che ci avete mandato, alcune si sono proprio emozionate, e dicevo loro vedete che non siamo sole, sembra che non stiamo facendo niente ma invece non è così… Da quando abbiamo fatto quell’assemblea il 9 giugno ti dico sinceramente che mi sento più incoraggiata, è vero che io personalmente attraverso l’esperienza sindacale di delegata ho imparato in questo anno e mezzo un sacco di cose, ho scoperto diritti che non è che pensavo di non avere ma che non potevo metterli in pratica.
Quindi adesso mi sento più forte, certo ce n’è ancora di strada da fare ma questo mi dà la forza anche di parlare con le mie colleghe, di spiegare la situazione e di andare avanti, intimorirsi non aiuta, se teniamo testa magari possiamo andare avanti e forse riuscire…
Avevamo ora pensato di fare adesso un’assemblea cittadina a Trezzo a cui invitare tutte e tutti… vi faremo sapere. Saluti a tutte voi!
ADL: certamente… restiamo collegate! Se lotta una lottano tutte!
19 luglio 2022
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