Parlano inglese – di Mark Adin
Ore 22,10 di ieri sera.
Attacco a scrivere di ritorno da un breve, brevissimo viaggio oltre frontiera. Leggo i giornali: Repubblica: quasi 200, La Stampae Corriere: 188 gli agenti feriti. Bum. I NoTav erano: 6000 per la polizia, da 50000 a70000 per gli organizzatori (ma quando finirà questa pagliacciata dei numeri?). Scopro che c’era una parte pacifica (quella con i Sindaci) e un manipolo di agitatori (“parlano inglese”) professionisti della guerriglia, il famigerato Black Block. E come, no?
Apprendo che Beppe Grillo ha battezzato i NoTav eroi, mentre altri, il noto Crack Block (Casini in testa) ha chiamato eroi i poliziotti. Punti di vista unilaterali.
Già si conciona sui padri di famiglia in divisa, inermi servitori dello Stato, assaliti da anglofoni eversori anarchici, affluenti da tutta Europa, ma forse il fenomeno potrebbe essere stato meno circoscritto.
Insomma, mi pare che regni l’ipocrisia di sempre. Niente di nuovo sotto il sole.
Chi ha mai preso un treno per pendolari sa cosa significhi affrontare sporcizia, ritardi, disagi di ogni tipo, sottoposti ad immancabili rincari, per poter raggiungere, tra mille difficoltà, il proprio posto di lavoro. Per questi non c’è fortuna: sono solo lavoratori, in fondo sono soltanto quelli che tengono in piedi un Paese, chissenefrega.
Chissà quanti di quegli stessi proletari in divisa, manganellatori operanti in Val di Susa, hanno aspettato nelle stazioni una coincidenza che non arrivava o hanno fatto in piedi, strizzati come sardine, viaggi scomodissimi in vagoni lerci e puzzolenti. Sappiano che, mentre potranno fare comodi viaggi in poltrona a caro prezzo, ma velocissimi, da Torino a Roma, saranno ancora cavoli amari da Cuneo a Cuorgnè, o da Trapani a Marsala: stanno prendendo sassate – e somministrando mazzate – proprio per questo.
Eppure si trovano i soldi, molti, nelle tasche degli Italiani, per un treno ad alta velocità che distrugge l’ambiente, collocato su un asse geografico di dubbio interesse e in declino, che muoverà business per pochi, distribuirà laute mazzette alla politica-complice e non darà posti di lavoro alla popolazione su di un territorio ribaltato dall’ennesima, inutile, “grande opera”, con possibili rischi per la salute.
Ma se i residenti si oppongono, allora giù botte. Vecchia storia.
Sono anni che in valle dicono di NO in tanti – ci si permetta di definire i parecchi del NoTav un movimento poco elitario e piuttosto radicato – e sono anni che le Istituzioni ottemperano al cosiddetto “dialogo” anteponendo supposti interessi nazionali e bollando come particolariste le richieste provenienti persino dalle stesse Istituzioni in fascia tricolore del territorio. Insomma, il paradigma del dialogo è: adesso che ti ho ascoltato, faccio come mi pare. Nel più perfetto stile del Manovratore.
I valligiani occupano pacificamente il cantiere? E io mando duemila poliziotti a sgomberarli. Se si fanno rompere la testa restano collocabili fra i non violenti ghandiani; se si incazzano per essere stati presi a calci e reagiscono diventano Black Block (e parlano inglese!).
Serpeggiano tra i manifestanti, dunque, lugubri violentissimi provocatori che parlano inglese. La perfida Albione ci infiltra e tutto distrugge nella sua incontenibile furia distruttrice.
Ora io vorrei capire come si possa, dentro un casino infernale, tra i fumi acri e irritanti, correndo in mezzo agli alberi, schivando una sassata o una manganellata, scansando lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, tra urla bestemmie e imprecazioni, sirene e petardi, distinguere gente che si scambia concitatamente direttive, udire i Black Block parlare inglese.
Mi tornano alla mente le tre “I” della modernizzazione scolastica secondo Silvio: Internet, Impresa, Inglese; soprattutto penso a quest’ultima sua grande irrealizzazione. Mi viene da sghignazzare sulla quantità dei suoi disastri lessicali e sulle irresistibili anglolalìe alla volta di Bush, uno degli spettacoli più comici del pianeta in mondovisione. Totò avrebbe fatto meglio.
Leggo divertito, su Repubblica, che Renzo Bossi ha presenziato al colloquio a tre (lui faceva il quarto, e il fatto, di per sé, è curiosissimo oltre che fonte di tristezza istituzionale) tra il Conducator di Banania, il Ministro-cameriere Frattini, e il Segretario di Stato del governo Obama, Signora Hillary Clinton, con funzione di traduttore dall’inglese. Il giovinetto studia a Londra, ergo traduce. Finirà per diventare il primo compilatore del dizionario Padano-Inglese e Inglese-Padano? Ci si può fidare delle traduzioni del Trota? O rischiamo, per questo, qualche incidente diplomatico?
Quel vecchio destrorso gambizzato di Montanelli (fra i tanti demeriti B. annovera pure quello di essere stato capace di farci rimpiangere Indro) espettorò una delle sue battute più felici: “Sono da sempre favorevole allo studio, nella scuola italiana, di una seconda lingua: a condizione che sia l’italiano…”
Sembra fatta apposta per il Trota, per i Black Block e, purtroppo, per la gran parte dello Stivale.
Sono le 8,22 di oggi.
Leggo e riporto, senza commento, due brani della Repubblica di oggi sull’argomento, tratti da un articolo dal titolo: “Armati, addestrati e militarizzati: ecco chi sono i nuovi black bloc”, a firma Meo Ponte:
“…almeno 300 sono invece gli stranieri, in gran parte spagnoli fiancheggiati da tedeschi, austriaci e francesi…Sono i discendenti degli Autonomen tedeschi che negli anni di piombo manifestavano a favore della Raf e degli anarchici di Seattle ’99, gli stessi che due anni dopo devastarono la Genova del G8.”
…
“Le forze dell’ordine riescono a bloccarne cinque: il primo è un ragazzo di Pescara, gravita nei centri sociali abruzzesi, è ferito al volto e non c’è la fatta a ritirarsi tra gli alberi. Viene curato e indagato a piede libero per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale. Gli altri quattro sono un meccanico di Maranello, un disoccupato di Venezia, un fattorino di Modena e una studente di Parma che milita in un collettivo universitario.”
Mark Adin
Non condivido il giudizio sull’utilità della TAV, un progetto europeo che collegherà Lisbona a Kjev. I francesi dall’altra parte delle Alpi hanno accettato senza battere ciglio l’apertura dei cantieri, accettando la primazia dell’interesse generale su quello particolare.
In Italia invece mi sembra che gli interessi locali e particolaristici (spesso mitizzati e fomentati da partiti populisti come la Lega Nord) siano all’apice della loro potenza. I manifestanti che bloccano le ruspe credono di difendere la loro identità locale, mentre in realtà ostacolano il passaggio dal trasporto su gomma (più inquinante e più rumoroso) a quello su rotaia.
Tra l’altro l’unico politico che continua a sostenere i No Tav è Beppe Grillo, uno squallido populista che adotta tutti i mezzi retorici delle peggiore propaganda fascista.
Ciao,
Marco
grazie Arkadin
concordo con la tua impostazione e dissento da quella di Marco Genre: mi piacerebbe parlarne intorno a una tavola (sì TAV) piena di pane e anche di vino (per voi, io sono astemio).
db
PS: questo Meo Ponte (NO PONTE?) di Repubblica mi ha fatto tornare in mente qualche ricordo d’infanzia:; il Meo non è il personaggio di alcuni motti, favole, canzoni, aneddoti in Toscana? C’è qualche toscanaccia/o che mi aiuta a ricordare?
Io sono toscano…
Meo non mi pare che sia personaggio di nostre favole o canzoni.
Probabilmente ti è venuto in mente (Bartolo)Meo Patacca, bullo romanesco del seicento, titolo di un’opera, di un celebre film degli anni ’70, nome di un’osteria trasterverina.
Ascoltando ieri la diretta di Popolare Network dalla val di Susa (non era ancora successo niente) non ho potuto non pensare alla serenità delle immagini vista, una settimana fa, dalla Sacra di S.Michele (http://www.sacradisanmichele.com/) da cui si domina tutta la valle: antropizzata da almeno 2 o 3.000 anni, il suo fondovalle appare irrimediabilmente devastato da costruzioni di ogni genere.
C’ero passato la prima volta 33 anni fa ( un numero non a caso?) e mi erano rimaste in mente immagini di una strada statale annerita dai camion.
Adesso Susa é by-passata da un tratto autostradale che porta al Frejus o al Monginevro: occorre salire (magari in bici come ho visto fare molti) alla Sacra per capire l’identità di questa valle e constatare che i versanti boscosi sono ormai l’unica cosa rimasta un po’ libera!
GIRANO IN RETE MOLTE TESTIMONIANZE (FIRMATE) CHE RACCONTANO SU IERI STORIE ASSAI DIVERSE DA QUELLE CONFEZIONATE DAI MEDIA
vale la pena leggerle, meditarle, confrontarle con gli articoli mal scritti ma soprattutto privi di fatti e pieni di illazioni
vedo che IL DIRIGIBILE non è ancora aggiornato, immagino (e spero) che stia raccogliendo un po’ di queste testimonianze
quanto alla mia curiosità (poco importante rispetto al resto) sul MEO ringrazio Vittorio ma resto convinto che ci sia un Meo nella tradizione popolare toscana, forse finito anche in qualche canzone di Caterina Bueno
db.
io di TAV non so nulla. quindi leggo e ascolto, senza buttar lì la mia, tanto per fare. però so qualcosa d’inglese e di trote. così la notizia più terrificante mi sembra quella del renzo bossi che fa l’interprete in un incontro col segretario di stato Usa, signora Clinton.
Questa faccenda, sì… meriterebbe un’insurrezione popolare, aristocratica, plebea e di ceti medi tutti uniti contro la barbarie!
In questo sembro o forse sono presuntuoso. Non ho bisogno di leggere testimonianze di chi c’era (che leggerò certamente), per sapere che in Val di Susa si è scatenata ancora una volta la violenza di stato. Un saluto a chi ha coraggiosamente resistito a quella ben nota e puntuale violenza, solidarietà a chi è caduto nelle mani degli androidi armati, servi degli interessi criminali del potere costituito. Al sig. Genre suggerisco di informarsi sulla clamorosa inutilità di un opera il cui costo sarà pagato dalle prossime due generazioni di italiani (60 anni) con la loro povertà… studi, legga… poi ci farà sapere…
Sono contento che su questo blog si dia spazio a voci tra loro dissonanti, perchè solo dal loro incontro e scontro può emergere una visione delle cose originale e indipendente. Sappiamo tutte e tutti di quanto se ne abbia bisogno.
Complimenti per la lucidità dell’articolo, concordo in pieno, però mi chiedo come mai, parlando con diversa gente più o meno non incline a seguire i media mainstream, è passata l’idea di Repubblica e anche del tg di La7 di stasera per cui al corteo di domenica erano presenti black block ecc..
Per Daniele: conosco un po’ i canti popolari di Caterina Bueno, ma non so se fanno parte della nostra tradizione toscana
domani infatti ci sarà un “diverso (da Arkadin) parere” di Monica Lanfranco e spero dell’altro
io non intervengo con mie valutazioni su quel che è successo domenica perchè non ero presente.
Il mio pensiero – in generale, per così dire – sulle molte facce della violenza e sullla vera nonviolenza (scritto tutto attaccato) , sull’impotenza scambiata per virtù, sulle trappole del militarismo nei movimenti, sul terrorismo dello Stato e su quel piccolo Stato che si chiama terrorismo…. l’ho già espresso e nomn starò a ripetermi.
Avessi tempo invece …. ospiterei in codesto blog decine di interventi che ho visto girare in rete, spesso firmati (anche da persone piemontesi che conosco bene), perfino di bambine/i, e anche video: perlopiù mostrano la violenza della polizia e non mi pare un particolare secondario nella narrazione in corso
abraszos y rebgeldia
db.