Parliamo di uccelli
di Mark Adin
Non si tratta del brano di conversazione rubato a una fervida tricoteuse – bensì di una semplice dichiarazione di intento, di enunciazione del tema. Parliamo di uccelli.
Escludiamo da subito il mio, che proprio non vale la pena. Togliamo di mezzo la rondine, visto che ancora non fa primavera. Non consideriamo le aquile, che ultimamente ne vedo ben poche. Non prendiamo in esame i rapaci, che al contrario ne conto fin troppi. Mia sorella dice che, da quando sono stati tagliati due magnifici abeti davanti alla sua finestra, sono sparite le cinciallegre, dunque non parlerò neppure di loro. Il cucù è convinto di avere dignità ornitologica solo per fatto nevrotico e difatti sclera ogni ora; e non parliamo del galletto della banderuola sui tetti, che per definizione va dove tira il vento, come del resto va l’uccellino della Rai.
Parlerò della Gallina.
Non essendo, come diceva una vecchia canzone di Cochi & Renato, un animale intelligente, non sapendo volare ed essendo dichiaratamente “pollo”, forse un po’ ci assomiglia nel tratto. Dev’essere anche per questo che alcuni l’hanno scambiata per animale da compagnia. Riportiamo di seguito qualche caso notorio.
Renato Caccioppoli, genio sregolato, antifascista conseguente, valido pianista, incline a solitudini cullate in solitarie ebbrezze, soprattutto matematico insigne nella sua Bellanapoli, usava accompagnarsi – riferisce l’ampia aneddotica – a una gallina al guinzaglio durante il passeggio. Qualcuno sostiene fosse l’effetto della sua parentela con Bakunin: una zia di Renato, pure lei matematica, fu compagna di vita dell’anarchico, russo di nascita e apolide di fatto. Tara ereditaria.
Gigi Meroni, grandissimo calciatore del Toro in odore, come Omar Sivori, di anarchia, beat, scandalosamente audace nella vita sentimentale, pare sia stato visto più volte per la natia Como accompagnarsi con il goffo, sculettante, starnazzante bipede pennuto.
Altri celebri esempi? Non mancano.
Graziano Rossi, babbo di Valentino, centauro e chiacchierone, anch’egli come il più noto figlio e campione, è registrato nelle cronache pesaresi per la medesima, curiosa, abitudine.
Così faceva Dino Pagliari, calciatore e allenatore. Ne riferiscono ampiamente i giornali.
Rino Gaetano ci andò addirittura in TV. Ora in TV ci si va con le oche.
Renato Zero aggiunse ad altre peculiari stranezze anche questa di cui parliamo, che però il suo chitarrista di allora – Lino Ajello – rivendicò come propria, originando una dura querelle per la paternità del gesto. Umberto Bufalotti Fiore, in una triste e non memorabile pagina de “R.Z. la biografia non autorizzata” annotò : “Bisogna anche dire che la simpatia del cantante per gli uccelli non è novità, e ciò a obiettivo discapito della tesi del plagio sostenuta da Ajello. Fu Zero il precursore della gallina al guinzaglio, e non lui”.
Ma perché proprio una gallina? Che cosa accomuna, visto che pare escludersi l’insanità mentale, scienziati e cantanti, calciatori e motociclisti? C’è forse l’incanto, il fascino, la “legatura”, tra i poteri nascosti del razzolante pennuto?
Solo Giacobbo in una puntata di “Voyager” potrebbe far luce su questo mistero. Innalzerebbe gli indici di ascolto. Più modestamente possiamo azzardare rapide congetture: in primis risulterebbe accettabile l’ipotesi che vede, nel tenere una pollastra al guinzaglio, un gesto di rottura con l’insostenibile pesantezza del vivere. Un gesto esibizionistico che rileva il bisogno esistenziale di apparire lontani dalla massa e sancire la propria diversità. Anzi – come direbbe il sociologo Ferrarotti dal furioso eloquio e dagli occhi di bragia– la propria “uu-nii-cii-taaaààà” (però sedatelo qualche volta). Schifare il mondo e tenerlo lontano dal Sé. A questo si aggiunga il contagio di una forma di snobismo esplicato in un comportamento anomalo, dissacrante, iconoclasta, forsennatamente anarchico. E’ dunque invalsa la tendenza, per alcuni, di manifestare un comportamento al quale si vuole dare il significato di rifiuto dello statu quo, di ribellione e di eccentricità, con gesti distintivi e rivoluzionari?
Ma l’abito farà il monaco?
Così, in questo clima sociale di enormità antidemocratica, di forte restrizione di alcune libertà, intellettuali e non, di compromissione istituzionale con il banditismo politico, di grave perdita economica per i meno abbienti, di miseria di molti e di allarme sociale per l’esclusione di altri, l’eventualità di mettere una Gallina al guinzaglio per testimoniare il proprio essere alieni e non complici del sistema si fa più vicina ma non mai sufficiente. Ci vuole altro per difendere la libertà: chi lo ha fatto ne ha pagato il prezzo, a volte alto. Sappiamo.
Prima che questa fase arrivi – quando sarà il momento ce lo dirà la Storia – prendiamo tutti coscienza e mettiamoci al lavoro. Perché c’è ancora differenza, tra il pensiero e l’azione. Ognuno nel suo ambito, ognuno per come ritiene, organizzato o no, pronto ad affrontare la più ardua delle fatiche: convincere UNA persona a cambiare stabilmente l’orientamento politico, a vedere con noi ciò che non vede per procurata cecità a causa della criminalità dell’informazione. Mi pare di scorgere il sorriso di scherno e il montante sarcasmo degli esperti di revoluscion apparire dal Nulla in cui essi si trovano. Agli insurrezionalisti non è mai superfluo ricordare che la piazza è necessaria sì alla cruenta spallata finale, perché è vero che il potere non molla di certo alle urne, ma perché sia risolutiva la spallata deve essere preparata da un difficile, lungo, ingrato lavoro, che costa immensa fatica, di ricerca di consenso, e che nessuno, oggi, per lo meno a sinistra, sembra più voler fare. Manifestare solo il proprio personale dissenso, inalberando il proprio solitario cartello recante la scritta DISSENTO – senza agire in modo diretto per l’allargamento del panel, per il convincimento di altri, scusate la semplificazione – è un fenomeno che finisce per diventare, appunto, vana dissenteria.
Troppe Galline al guinzaglio, troppo snobismo intellettuale, troppa spocchia, troppa saccente pigrizia. Ma c’è anche gente che sa il fatto suo, per fortuna. Gente che sa cosa sia il sacrificio a condizione che la causa sia giusta. Uno che conosco bene, uno per tutti, Marco Peressi, scrittore di qualche talento, annuncia che per protesta contro il Grande Porcello, nel solco del collega Saviano, non pubblicherà il suo ultimo romanzo con Mondadori. E io gli credo, porca miseria.
Mark Adin
Mark,leggendoti sempre con piacere e condividendoti spesso,mi auguro che le ultime tue parole siano ironiche… sarcastiche anzi. C’è chi scrive in 6,sei,anni un libro controinchiesta di 470 pagine,dove arriva infine a dire nomi e cognomi dei mandanti, servizi segreti tutt’altro che deviati ,e degli assassini ,fascisti dei NAR alcuni dei quali sono oggi senatori della repubblica,di Valerio Verbano e non pubblica ne con mondadori ne con einaudi(idem uguali stesso grande porcello il patron) ne con feltrinelli,ma con una delle poche editrici di cultura e controinformazione(vedi “La strage di stato”) Odradek,sapendo di finire oltretutto nella lista degli obiettivi delle schegge impazzite che ancora circolano indisturbatissime anche tra assessori del comune di Roma… :se è coraggio quello di saviano e Peressi,questo cosa è? l’olimpo degli dei?
Apprezziamo anche Peressi, però. Facessero tutti come lui, sai il danno economico e di immagine… In questo periodo dobbiamo plaudire anche ad atti minimi, alla goccia che può contribuire a spegnere l’incendio (insieme a molte altre gocce)…
La gallina è animale assai intelligente. Tra quelli utilizzati dai bipedi umani per alimentarsi, è quello con la miglior strategia di sopravvivenza. Da un punto di vista di utilità, finché produce uova non si tocca e ha pure convinto tutti che: solo gallina vecchia fa’ buon brodo, eliminando tentazioni alimentari premature (il pollo invece….). Pubblicare in case editrici de-berlusconizzate è invece impresa improba: tra proprietà diretta, partecipazioni azionarie ed editori amici, rimane ben poco. Auguri a tutti gli scrittori in cerca…..
uno degli articoli più divertenti che abbia mai letto. ex veterinaria, ho sempre supposto che le galline celassero un segreto, ed ora me le ritrovo qui..