Parole di donne dalla rivoluzione egiziana
كلمات نساء من الثورة المصرية
Il documentario «Words Of Women» presentato a Milano il 24 ottobre con la rivista «Historia Magistra»
di Monica Macchi
Il documentario «Words Of Women» nasce da una domanda ricorrente nei media mainstream europei: dove erano le donne egiziane nel gennaio del 2011? Sono scese in piazza Tahrir o secondo una visione orientalista avallata dai media occidentali erano chiuse in casa, velate e sottomesse in attesa di essere salvate dall’Occidente? Da alcuni album fotografici postati su Facebook è nato Herstory: un progetto che, a partire da fonti orali per approdare al web, vuole ricostruire la partecipazione delle donne alla rivoluzione egiziana da un punto di vista femminile e rompere gli stereotipi della narrazione occidentale in particolare quello del “rivoluzionario con la tastiera”.
Il 24 ottobre alle 15 a Palazzo Greppi a Milano verrà presentata un’intervista al regista che spiegando il lavoro collettivo dietro alla costruzione del documentario offre lo spunto per discutere su cosa significhi fare storia nell’era digitale ma anche se e come sia cambiato il concetto di rivoluzione. Infatti il numero 18 della rivista «Historia magistra» oltre a pubblicare l’intervista integrale e la sinossi del documentario, contiene un editoriale del direttore Angelo D’Orsi su «Rivoluzione: una parola ancora attuale?», in cui dalla Luxemburg a Sankara si sottolinea come il Potere tema sempre la Rivoluzione e per contrastarla usi (anche) un rovesciamento del lessico. Però la rivoluzione non riguarda soltanto l’ambito politico ma anche il piano culturale e antropologico (lo scrittore egiziano ‘Ala al-Aswani ha detto «La rivoluzione è uno stato mentale e quando la abbracci è per sempre»). Così nel documentario si parla anche dei «18 giorni di mondo perfetto di Tahrir dove non c’erano molestie sessuali e uomini e donne lavoravano insieme, musulmani e cristiani, e anche comunisti… 18 giorni che ci hanno dimenticare che rivoluzione non vuole dire solo combattere contro un regime oppressivo ma significa anche lottare per il cambiamento in tutto il tessuto sociale, nelle relazioni personali, sociali ed economiche».