Paterson – Jim Jarmusch
visto da Francesco Masala (e non solo)
ho visto il film insieme ad Antonella, ecco la sua bella recensione:
“Ci sono due coincidenze che mi risuonano dopo aver gustato Paterson. La prima , gli auguri di buon anno scritti da Rosa Luxemburg dal carcere (“…Ne hai ora abbastanza come auguri per l’anno nuovo? Procura allora di rimanere un essere umano. Rimanere un essere umano è la cosa principale. E questo vuol dire rimanere saldi e chiari e sereni, sì sereni malgrado tutto, perché lagnarsi è segno di debolezza. Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita “sulla grande bilancia del destino” quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola; ah, non so scrivere una ricetta per essere umani, so soltanto come si è umani…”. La seconda il titolo del saggio di Judit Butler “ a chi spetta una buona vita?”
Il film condensa nel restare umani vivendo una buona vita, una settimana nell’esistenza di un driver della cittadina di Paterson (un eccellente Adam Driver, driver appunto), della sua compagna (bravissima e divertentissima Golshifteh Farahani), il loro cane. Gli occhi di un poeta leggono la poesia di una cittadina e dei suoi abitanti che giocano a scacchi, amano, sentono buona musica e cucinano (chi cucina negli USA?) Negli occhi del driver non entrano la violenza, gli inseguimenti rocamboleschi in auto, le esplosioni, la paura.
Avrei scommesso che non sarebbe accaduto nulla, nessun evento scatenante; non avrebbe aggiunto nulla alla stupenda narrazione. Ma il cane si incarica di inserire l’elemento di aggressività non sublimata, l’irrazionale e umanissima gelosia.
Lo spazio bianco di una nuova pagina riapre gli occhi, sottraendoli all’angoscia della privazione.
Una felice sottrazione all’offerta pervasiva dell’american dream.
Grazie Jarmush ”
ED ECCO LA MIA:
potrei scrivere che Jim Jarmusch è davvero bravo, che Adam Driver (già protagonista di Hungry hearts) è driver di nome e di fatto, e che sembra il fratello minore di Adrien Brody) potrei scrivere che Golshifteh Farahani (33 anni, è nata nel 1983) è bellissima e bravissima (già protagonista di due capolavori come About Elly e Niwemang), potrei dire che è bello vedere un film Usa nel quale non c’è violenza, non ammazzano nessuno, e c’è molta gentilezza, potrei dire che la ripetizione e le abitudini non sono noiose, e ancora non ho scritto nessuna recensione, poi mi ricordo che un mio amico aveva scritto qualcosa che è perfetta per Paterson, anche se non aveva ancora visto il film, ma lui era poeta, come l’autista Paterson, di Paterson.
Los Justos
Un Hombre que cultiva su jardín, como quería Voltaire.
El que agradece que en la tierra haya música.
El que descubre con placer una etimología.
Dos empleados que en un café del Sur juegan un silenzioso ajedrez.
El ceramista que premedita un color y una forma.
El tipógrafo que compone bien esta página, que tal vez no le agrada.
Una mujer y un hombre que leen los tercetos finales de cierto canto.
El que acaricia a un animal dormido.
El quel justifica o quiere justificar un mal que le han hecho.
El que agradece que en la tierra haya Stevenson.
El que prefiere que los otros tengan razón.
Esas personas, que se ignoran, están salvando el mundo.
I Giusti
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo
(traduzione Domenico Porzio)
(da qui)
adesso ho scritto tutto (grazie a Jorge Luis) quello che serve per uscire di casa e cercare il cinema dove lo proiettano.
fatevi un regalo, andate a vedere Paterson
https://markx7.blogspot.it/2017/01/paterson-jim-jarmusch.html
Grazie per la (straordinaria) recensione.
Lo vado a vedere domani con la mia compagna, K., ed è da tantissimo tempo che entrambi non andiamo al cinema. Ne guardiamo molti, ma a casa. Quindi andiamo a vedere, per la prima volta insieme, due film: 1. I, Daniel Blake di Ken Loach, 2. Paterson.
Vi voglio veramente bene. Abbracci.
Ago
Film bello, gentile, coinvolgente, con una pacatezza “ irreale” quasi fuori dal tempo che, invece, fluisce nello scorrimento e dei giorni di una settimana. Artificiosamente si crea l’ “attesa”, come se la quiete dovesse essere sconvolta da un evento improvviso, sconvolgente e violento. In verità il “fatto” di rottura avviene. Non tanto nell’atto di disarmo da parte del protagonista nei riguardi di un avventore del bar da lui frequentato, fatto alfine alquanto bonario, bensì dalla sbriciolatura del libretto segreto delle poesie composte da Paterson ( il protagonista di primo piano) da parte del cane della compagna. Evento che sconvolge l’autista-poeta. ….Poi tutto riprende a procedere…..
Film ben fuori dai canoni assolutamente prevalenti nella cinematografia statunitense.
Attorno a Paterson e alla sua compagna si muovono tranquille le persone trasportate nei giri di routine del bus urbano. Il film li “fa parlare”, in maniera garbata e partecipata. Conversando con il suo compagno di viaggio una ragazza richiama Gaetano Breci e le motivazioni storiche che determinarono la partenza dalla città ( era emigrato), il ritorno in Italia e gli spari contro il re Umberto 1° a Monza il 29 luglio 1900.
Il regista ha ritenuto opportuno fare svolgere le scene a Paterson ( di medie dimensioni, di stampo quasi europeo), nel New Jersey, che vide la presenza di moltissimi immigrati europei, ventimila solo gli italiani alla fine dell’ottocento.
“Mitica” città di eroiche lotte operaie nella parte iniziale del novecento con la partecipazione attiva di molti italiani, uomini e donne. Di primario rilievo le rivendicazioni sindacali che furono fatte dalle lavoratrici e dai lavoratori del comparto industriale dei setifici. Nel 2013 25.000 operai dei setifici scioperarono per molti mesi con il giusto e fondamentale obiettivo di abbattere le infami condizioni di sfruttamento nelle fabbriche, conquistare salari più adeguati e migliori condizioni di lavoro. Una lotta durissima caratterizzata da picchetti di massa, repressi violentemente.
Correzione necessaria di un mio errore di battitura. L’anno della grande lotta dei lavoratori dei setifici di Paterson è il 1913. Il mio dito, battendo sulla tastiera, in maniera fantastica ha fatto avanzare il tempo di 100 anni.
E’ bene altresì ricordare che Valerio Evangelisti nel suo fulgido romanzo storico “ One Big Union” ( pubblicato nel 2011) nel ripercorrere quasi 35 anni di lotte del movimento operaio americano – con particolare riferimento all’organizzazione sindacale Industrial Workers of the World (IWW), fondato nel 1905, con forte caratterizzazione socialista, anarchica e rivoluzionaria – si “ferma” anche sulle tragiche ed impetuose rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori di Paterson del comparto industriale della seta.
“……. Decine di migliaia di operai della seta, di una ventina di nazionalità. Passati dall’azionare un telaio a due, a quattro. Mentre la paga, invece di crescere, si riduceva. L’AFL se ne fregava altamente. Un contesto ideale per gli wobblies ( militanti di IWW)…..a Paterson siamo già sconfitti. I padroni hanno reclutato mercenari e crumiri. Questi ultimi non hanno retto, gli agenti prezzolati sì. Due operai sono stati uccisi. Uno aveva un nome che fa un po’ ridere chi conosca l’italiano: Valentino Modestino. Ho eletto che gli scioperanti hanno tenuto a New York una specie di rappresentazione storica del loro conflitto. Sì è stato un grosso successo. Lo si deve a uno scrittore socialista, John Reed ( famoso per avere scritto I dieci giorni che sconvolsero il mondo, sulla rivoluzione d’ottobre . Un migliaio di persone di Paterson che interpretavano se stessi e recitavano le loro traversie. Lo spettacolo avrebbe dovuto portare agli IWW i dovuti quattrini, in modo di riuscire a gestire a Paterson la mensa popolare e lo spaccio a prezzi politici, e di dare i contributi alle famiglie…….a Paterson sono continui cedimenti. La resa è molto probabile…..alcuni giorni dopo in stazione Bob trovò, con sua sorpresa migliaia di persone che attendevano un treno….stavano arrivando i bambini di Paterson. I figli degli scioperanti della seta quasi sconfitti, spediti presso famiglie solidali degli IWW….la locomotiva fischiò più volte e prese a rallentare. Era ornata da due bandiere americane. Sul frontale mostrava la scritta ONE BIG UNION e festoni floreali….. ( Pag. 371 e 374)