Patrizia Cavalli: «Poggiata a un davanzale»
147esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Poggiata a un davanzale davanti ad una strada
vuota a quest’ora quasi di campagna,
cosa racconto io? Racconto l’aria.
L’aria che cerco, quella che trovo,
che torna in visita per farsi riconoscere,
un’aria semplice, composta, delicata,
aria dimenticata, che sempre quando arriva
mi trova impreparata.
[da «Pigre divinità e pigra sorte»]
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da 17 anni (compiuti ad aprile 2019 per la precisione) invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]
Chi ha scelto la poesia di Patrizia Cavalli “POGGIATA A UN DAVANZALE” ha agito in modo geniale; poiché geniale è il componimento. Quindi, trattasi di genialata: tal scelta letteraria.
Rievocare le difficoltà dei tempi rendendo pubblico il proprio ansimare, la propria difficoltà pneumotoracica è certo atto d’accusa nei confronti del potere, ammorbante in tutte le sue diramazioni e forme tentatacolari (siano esse propriamente politiche o economico finanziarie, militari oppure sessiste). Eppure non si fa baccano nel fare opposizione; non vi è stridore alcuno nell’elargizione del verso che si fa sapere; tutto è lieve nella poetica espressa dal davanzale; e non rimanda affatto alla retorica bellica propagata dal balcone littorio.
Tutto è eccezionalmente alato, leggero e leopardianamente drammatico e struggente nella poetica della Cavalli ; quantunque la gravità del male percepito, del disequilibrio, dell’assenza di auree prospettive; e così, tutto scorre, galleggia, vola, nonostante tutto…