Pena di morte: in Iran, negli Usa e nel mondo
Notizie riprese dal «Foglio di collegamento» del Comitato Paul Rogeau.
MODESTI MA SIGNIFICATIVI PROGRESSI ABOLIZIONISTI NEGLI USA
L’esecuzione di Jedidiah Murphy ha avuto luogo nella Giornata mondiale ed europea contro la pena di morte che si tiene il 10 ottobre di ogni anno. Murphy è stato il sesto condannato a morte ucciso quest’anno in Texas, il sessantaseiesimo da quando Greg Abbott è diventato governatore nel 2015 e il 584esimo in totale da quando lo Stato ha ripristinato la pena capitale il 7 dicembre 1982. La sua è stata la ventesima esecuzione quest’anno negli Stati Uniti e la 1.578-esima in totale da quando gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977.
Numeri ancora troppo alti, nonostante l’uso della pena capitale continui il suo declino decennale. Ad oggi, alcuni Stati degli US hanno abolito completamente la pena di morte. Tra quelli che non lo hanno fatto, solo una manciata sta continuando a eseguire condanne a morte, la maggior parte delle quali sono concentrate negli Stati del sud. Altri Stati stanno avendo difficoltà ad ottenere legalmente i farmaci necessari per eseguire la procedura, tanto che alcuni si sono orientati verso metodi di esecuzione alternativi, per i quali non mancano ricorsi per motivi di incostituzionalità. I Tribunali, nel frattempo, hanno stabilito che alcune categorie di persone non dovrebbero essere condannate a morte. E i pubblici ministeri progressisti di alcune contee hanno smesso di perseguire la pena di morte – o almeno hanno smesso di perseguirla in maniera così determinata.
In California è in atto da tempo una moratoria sulle esecuzioni, anche se il numero dei prigionieri presenti nel braccio della morte dello Stato rappresenta comunque circa il 28% dei circa 2.300 prigionieri a livello nazionale. “Uno dei motivi principali per cui il braccio della morte della California non è diminuito tanto quanto tutti gli altri è perché lo Stato non riesce a assicurare la difesa di avvocati, quindi i casi che potrebbero essere annullati non arrivano dinanzi al giudizio dei tribunali“, ha detto Dunham, indicando un rapporto del 2014. “I prigionieri nel braccio della morte languono letteralmente per decenni senza patrocinio.” Secondo il Death Penalty Policy Project, più di 200 dei condannati a morte provengono dalla contea di Los Angeles, una delle poche a livello nazionale in cui la popolazione del braccio della morte è aumentata negli ultimi vent’anni. “Le condanne a morte pronunciate a Los Angeles sono un chiaro esempio del razzismo endemico nella pena di morte“, ha detto al Times Cassandra Stubbs, direttrice del Capital Punishment Project dell’American Civil Liberties Union. “Negli ultimi 20 anni, ci sono state 94 condanne a morte a Los Angeles – solo sette di questi casi avevano imputati bianchi.”
Ma le cose stanno cominciando a cambiare. Nel 2019, quando Newsom è entrato in carica, ha annunciato una moratoria ufficiale sulle esecuzioni. L’anno successivo, Gascón, un altro procuratore progressista, ha assunto l’incarico di procuratore distrettuale e ha smesso di perseguire condanne a morte nella contea di Los Angeles. E all’inizio di quest’anno, lo Stato ha annunciato il suo piano per smantellare il braccio della morte e spostare i prigionieri che ora sono lì presso la popolazione generale, rendendo il braccio della morte più una designazione simbolica che un luogo fisico.
Quanto al Texas, l’uso della pena capitale aveva raggiunto il picco nel 2000, anno in cui ebbero luogo ben 40 esecuzioni. A livello nazionale, il culmine era stato raggiunto l’anno prima, quando i dati federali mostravano che 98 persone erano state messe a morte.
Quello è stato il culmine dell’era della lotta dura contro la criminalità. Da allora le cose sono cambiate: in alcuni casi, una migliore comprensione della medicina legale ha contribuito a scagionare molti condannati ingiustamente. Inoltre, il sostegno pubblico alla pena di morte è diminuito. “La pena di morte sta scomparendo da intere aree”, ha affermato Robert Dunham, direttore del Death Penalty Policy Project. Delle meno di due dozzine di esecuzioni che avvengono ancora ogni anno, però, la maggior parte è concentrata in alcuni Stati del sud, tra cui Alabama, Oklahoma e Texas.
MICHAEL ZACK PERDONA IL GOVERNATORE CHE NON HA VOLUTO GRAZIARLO
Il governatore della Florida Ron DeSantis, cattolico ma meno interessato ad obbedire ai precetti della sua Chiesa che a scalare il successo elettorale, ha fatto dell’espansione della pena di morte un argomento importante in vista della sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti e ha negato a Michael Zack la possibilità di continuare a vivere.
Il 3 ottobre lo stato della Florida ha messo a morte il cinquantatreenne Michael Zack, che era stato condannato alla pena capitale per 2 omicidi nel 1996: aveva pugnalato a morte Ravonne Smith e in seguito picchiò a morte Laura Rosillo. Il nostro amico Dale Recinella ha assistito Michael fino alla fine, mentre Susan, la moglie di Dale, ha prestato sostegno psicologico ai suoi familiari
L’esecuzione è stata portata a termine nonostante i ripetuti appelli degli attivisti contro la pena di morte, inclusa la Conferenza dei Vescovi Cattolici della Florida, che aveva esortato il governatore Ron DeSantis a commutare la sentenza di Zack.
I “crimini atroci e orribili di Zack contro queste donne hanno causato sofferenze indicibili alle loro famiglie, amici e comunità”, hanno scritto i vescovi al governatore in una lettera a settembre. Tuttavia, “nel togliere la vita al signor Zack, lo Stato non farà nulla per ripristinare la vita delle vittime”, hanno affermato i vescovi. “Piuttosto, gli omicidi autorizzati dallo Stato non faranno altro che alimentare ulteriormente la crescente mancanza di rispetto sociale per la dignità della vita umana”.
“Porre fine intenzionalmente alla vita del signor Zack non è necessario”, hanno scritto ulteriormente. “La punizione alternativa dell’ergastolo senza possibilità di liberazione è una pena severa e più umana attraverso la quale la società può rimanere al sicuro e le famiglie delle vittime possono trovare chiusura al loro dolore”.
“Nel nostro moderno sistema penale, nessuno dovrebbe essere giustiziato”, hanno aggiunto.
I vescovi hanno detto che da bambino Zack aveva sofferto “un ambiente domestico estremamente violento, subendo gravi abusi fisici e sessuali per mano del suo patrigno” abusi che certamente contribuirono al suo comportamento omicida più avanti nella vita.
I vescovi hanno notato che prima dell’esecuzione di Zack erano state programmate diverse veglie di preghiera.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, riflettendo un aggiornamento promulgato da Papa Francesco nel 2018, definisce la pena di morte “inammissibile” e un “attentato all’inviolabilità e alla dignità della persona”.
Il cambiamento riflette uno sviluppo della dottrina cattolica negli ultimi anni. San Giovanni Paolo II, definendo la pena di morte “crudele e inutile”, aveva incoraggiato i cristiani a essere “incondizionatamente a favore della vita” e aveva affermato che “la dignità della vita umana non deve mai essere tolta, anche nel caso di chi ha commesso grande male.”
Gli avvocati di Zack avevano inoltre sostenuto che Michael non avrebbe dovuto essere giustiziato a causa del suo ridotto controllo degli impulsi e dei problemi mentali ed emotivi causati dalla sindrome alcolica fetale (FAS), citando una decisione della Corte Suprema del 2002 che rendeva le disabilità intellettive un fattore squalificante per la pena di morte.
L’ufficio del procuratore generale della Florida Ashley Moody contestò la tesi secondo cui la FAS si qualifica come disabilità intellettiva, scrivendo in un documento della Corte Suprema che “esperti non eletti e non rappresentativi” non dovrebbero essere autorizzati a intervenire nonostante l’argomentazione degli avvocati di Zack secondo cui “la comunità psichiatrica ora vede la FAS come funzionalmente identica alla disabilità intellettiva.”
L’esecuzione di Zack è avvenuta dopo che il 2 ottobre fu respinto un appello dell’ultimo minuto alla Corte Suprema degli Stati Uniti, senza che i giudici avessero fornito alcuna motivazione per il rifiuto. Anche un appello alla Corte Suprema della Florida era stato respinto con decisione unanime la settimana precedente.
DeSantis, cattolico ma evidentemente meno interessato ad obbedire ai precetti della sua Chiesa che a scalare il successo elettorale, ha fatto dell’espansione della pena di morte un argomento importante in vista della sua candidatura alla presidenza, ha respinto ogni supplica e ha negato a Michael Zack la possibilità di continuare a vivere.
Un portavoce del Dipartimento penitenziario della Florida ha detto in una e-mail al Newsweek che Zack ha rifiutato di richiedere un ultimo pasto. Secondo quanto riferito, ha incontrato la moglie e Dale nelle ore precedenti l’esecuzione, che è iniziata alle 18 e finita alle 18,14. Ha poi detto: “Sì signore” quando gli è stato chiesto se avesse voluto dire qualcosa. Poi ha guardato i testimoni e ha detto: “Vi amo tutti”.
Subito dopo la sua morte, una dichiarazione finale di Zack è stata rilasciata dal gruppo Floridians for Alternatives to the Death Penalty. Le parole di Michael sono commoventi, lui perdona chi non ha voluto concedergli la grazia. Riportiamo l’intera dichiarazione perché è certamente un esempio di redenzione e un insegnamento per tutti noi.
La dichiarazione finale di Michael Zack
“Ventisette anni fa ero un alcolizzato e un tossicodipendente. Ho fatto cose che hanno ferito molte persone: non solo le vittime, le loro famiglie e i loro amici, ma anche la mia famiglia e i miei amici. Da allora mi sono svegliato ogni singolo giorno pieno di rimorso e con il desiderio che il mio tempo qui sulla terra significasse qualcosa di più della cosa peggiore che abbia mai fatto.
Quando sono arrivato nel braccio della morte, ho sostituito la droga e l’alcol con la felicità e le relazioni positive. Sono così grato ai ragazzi della mia ala, che hanno dedicato il loro tempo a insegnarmi a leggere e scrivere. Hanno cambiato la mia vita per sempre, perché il loro amore e il loro sostegno mi hanno permesso di avere amici di penna in tutto il mondo. John, Susan, Maria, Anna e David: apprezzo voi e l’amore incondizionato che avete condiviso con me in tutti questi anni. La capacità di leggere e scrivere mi ha portato anche alla mia amata moglie e anima gemella, Ann-Kristin. La amerò per l’eternità.
Non cerco scuse. Non attribuisco alcuna colpa. Ma quanto vorrei poter avere una seconda possibilità, vivere i miei giorni in prigione e continuare a fare tutto il possibile per fare la differenza in questo mondo! A tutti i miei fratelli nel braccio della morte: continuate ad aiutarvi a vicenda. Datevi reciprocamente speranza e pace. Continuate a condividere l’amore e l’accettazione che tutti voi avete mostrato a me, un montanaro del Kentucky.
A tutti gli avvocati, consulenti, assistenti sociali e volontari che stanno lavorando così duramente per sistemare la giustizia minorile e il sistema di assistenza all’infanzia in questo Paese: spero che la mia storia vi ispiri a fare la differenza nella vita di un bambino. Avete il potere di salvare un altro bambino dal mio destino. Il vostro lavoro è così importante e vi voglio bene.
A tutti i consulenti per il trattamento della droga e dell’alcol, ai familiari e agli amici di persone che, come me, soffrono di dipendenza: non mollate mai! Spero che capiate quanto siete apprezzati e amati. Qualcuno come voi avrebbe potuto cambiarmi la vita ventisette anni fa, quando gridavo aiuto.
Al fratello Dale e a Susan: Dio vi benedica e vi ringrazio per essere stati una tale benedizione per me.
A Linda, Dawn, Stacy, Jessica, Amanda e Diana: grazie per tutto quello che avete fatto per me in tutti questi anni. Avete combattuto per me fino al mio ultimo respiro e vi voglio bene.
E infine, al Governatore Desantis e al Consiglio di Clemenza: Vi voglio bene. Vi perdono. Prego per voi.”
Michael Zack
IN TEXAS SOSPESA ALL’ULTIMO MOMENTO L’ESECUZIONE DI WILLIAM SPEER
In Texas vi è stata una crescente discussione sulla sorte del condannato a morte William Speer con decine di articoli apparsi nei media. Fino all’ultimo si è parlato del suo caso dando per scontata l’esecuzione programmata per il 26 ottobre u. s. All’ultimo momento l’esecuzione è stata sospesa.
La mattina del 26 ottobre la Corte Penale d’Appello del Texas (TCCA) ha sospeso l’esecuzione di William Speer, che doveva essere giustiziato la sera stessa. Speer è accusato di aver ucciso un detenuto 26 anni fa. Ora doveva subire l’iniezione letale. I suoi attuali avvocati hanno chiesto al TCCA di sospendere l’esecuzione perché i pubblici ministeri al processo non hanno reso note le prove a carico e hanno presentato false testimonianze e inoltre perché gli avvocati difensori non hanno presentato le attenuanti costituite da gravi traumi e abusi subiti da William Speer nell’infanzia. In una decisione di due pagine, il TCCA ha sospeso l’esecuzione di Speer in attesa di un ulteriore ordine della Corte. Secondo gli avvocati di Speer, la sospensione dell’esecuzione non può essere appellata a livello federale perché si tratta di una questione statale.
Speer stava scontando una condanna all’ergastolo per una sparatoria mortale commessa all’età di 16 anni. Poi è stato condannato a morte per lo strangolamento di Gary Dickerson nel 1997 nella prigione Barry B. Telford di New Boston, in Texas.
Speer uccise Dickerson per unirsi alla banda della prigione della mafia del Texas, dopo che la banda aveva falsamente concluso che Dickerson aveva detto alle autorità dei loro sforzi per contrabbandare tabacco nella prigione. Al processo, la sorella di Dickerson, Sammie Martin, disse ai giurati della devastazione di sua madre per la morte di suo figlio. Da allora, la signora Martin ha chiesto che la vita di Speer fosse risparmiata. Nei documenti depositati presso il tribunale federale, la signora Martin ha scritto: “Nel mio cuore, sento che Speer non solo è pentito per le sue azioni, ma ha fatto buone opere per gli altri e ha ancora qualcosa da offrire al mondo”. Lo Stato del Texas ha sostenuto più volte di aver chiesto la data di esecuzione di Speer nell’interesse delle vittime, ma non ha mai contattato Sammie Martin. La Martin ha appreso per la prima volta dell’esecuzione programmata per Speer dal suo avvocato difensore nel settembre 2023. Lo Stato ha detto che avrebbe continuato a chiedere l’esecuzione nonostante l’opposizione della signora Martin.
Nel braccio della morte Speer si è dedicato allo studio del cristianesimo e da allora è diventato un importante ministro carcerario. Nel 2022, il TDCJ ha avviato un “programma basato sulla fede” per gli uomini nel braccio della morte. Il TDCJ ha selezionato Speer per partecipare a questo programma a seguito di un rigoroso processo di candidatura. Durante questo programma, William Speer ha partecipato a più di 30 ore di studio e discussione comunitaria sulla religione, sul pentimento e sulla responsabilità. Da quando si è laureato con lode nel programma, Speer ha assunto il ruolo di Coordinatore dei prigionieri, dove fa da mentore e assiste altri uomini nel braccio della morte.
Nella sua richiesta di clemenza – che il Texas Board of Pardons and Parole ha respinto all’unanimità il 24 ottobre 2023 – Speer parla del suo continuo desiderio di aiutare coloro che lo circondano. Speer, spera di “aiutare gli altri condividendo la sua storia di difficoltà, di peccato, di pentimento e di pacificazione”.
In un video presentato con la sua richiesta di clemenza, Speer ha detto al Consiglio di essere consapevole delle cose che ha fatto. Consapevole del dolore che ha causato.
Gli altri prigionieri nel braccio della morte hanno confermato l’influenza positiva che Speer ha avuto su di loro. David Renteria, la cui esecuzione è prevista per il prossimo mese di novembre, ha scritto che “la volontà di Speer di mettersi a nudo davanti agli altri è servita da ispirazione per molti nella nostra comunità e ha fatto la differenza nel modo in cui noi, come gruppo, ci relazioniamo l’uno con l’altro come parte della creazione”.
Per Renteria, la testimonianza di Speer “ha indotto molti prigionieri a guardare più a fondo quando si tratta di pentirsi dei propri percorsi interrotti”.
A seguito dell’annuncio del TCCA della sospensione dell’esecuzione, Amy Flynn, un avvocato di Speer, ha dichiarato che il suo team di difesa è “sollevato dal fatto che Will Speer vivrà per vedere un altro giorno, in modo che possa continuare a diffondere il suo messaggio di speranza e guarigione nelle prigioni del Texas… La vita di ministero di Will, e i suoi sforzi per offrire un po’ di pace alle famiglie delle sue vittime, sono un’ispirazione. Siamo grati per le migliaia di persone, compresi i leader religiosi e i sopravvissuti delle sue vittime, che hanno detto allo Stato del Texas che la vita di Will deve essere salvata”.
L’IRANIANA DI 16 ANNI PICCHIATA PERCHÉ NON AVEVA IL VELO
La guerra culturale in atto in Iran, tra conservatori e progressisti, non si combatte solamente a livello ideologico e spesso produce le sue vittime.
La sedicenne Armita Geravand, finita in coma il primo ottobre dopo essere stata picchiata dagli agenti nella metropolitana di Teheran perché non indossava il velo, è morta.
Il ferimento della Geravand, e ora la sua morte, minacciano di riaccendere la rabbia popolare, soprattutto perché le donne a Teheran e altrove continuano a sfidare la legge iraniana sull’obbligo del velo, o hijab, come segno del loro malcontento nei confronti della teocrazia iraniana, scrive Associated Press.
L’agenzia di stampa iraniana IRNA ha riportato la notizia della morte di Geravand, senza fare riferimento ai disordini creati dalla legge sul velo.
MOLTE ABOLIZIONI DELLA PENA DI MORTE NELLA PRIMA METÀ DEL 2023
I primi sette mesi del 2023 sono stati favorevoli per la comunità abolizionista, con un nuovo paese abolizionista, un nuovo Stato abolizionista negli Stati Uniti e progressi verso l’abolizione in diversi paesi. Tuttavia, alcuni paesi continuano a ricorrere alla pena di morte e in essi si è avuto un allarmante aumento delle esecuzioni.
I Paesi cha non hanno più la pena di morte sono colorati in grigio
Il 2023 è cominciato bene
Il mese di aprile 2023 è stato segnato da una serie di sviluppi positivi per il movimento abolizionista.
L’11 aprile, la Camera alta del Parlamento malese, il Dewan Negara, ha approvato due disegni di legge di riforma della pena di morte, che erano stati approvati dal Dewan Rakyat, la Camera bassa, il 3 aprile. Le due leggi sono state pubblicate sulla Gazzetta del Governo federale il 16 giugno, ma è stato annunciato che entreranno in vigore solo in date che verranno comunicate dal Ministro della Legge. Secondo il Ministro, oltre 1300 detenuti saranno interessati dal processo di risentimento in seguito all’approvazione delle leggi.
Prima di queste leggi, la Malesia aveva 33 reati che potevano essere puniti con la morte, tra cui 12 che prevedevano la pena di morte obbligatoria. Il primo disegno di legge, l’ Abolition of Mandatory Death Penalty Bill 2023 (DR 7), ha abolito la pena di morte obbligatoria per tutti i 12 reati che la prevedevano, tra cui terrorismo, omicidio e tradimento. Il disegno di legge ha inoltre abolito la pena di morte per sette reati, tra cui il rapimento e il tentato omicidio. Il disegno di legge include anche disposizioni per le sentenze alternative e pene modificate per i prigionieri che sono sotto processo o che chiedono la revisione della loro sentenza da parte di tribunali superiori. La legge è entrata in vigore il 4 luglio, dopo l’annuncio del Ministro della Legge nella Gazzetta del Governo federale.
Il secondo disegno di legge è il Revision of Sentence of Death and Imprisonment for Natural Life (Temporary Jurisdiction of The Federal Court) Bill 2023 (DR 8). Il disegno di legge stabilisce i termini della disposizione transitoria che si applica ai detenuti condannati a morte (o all’ergastolo) per reati le cui pene sono state modificate dall’Abolition of Mandatory Death Penalty Bill 2023 (DR 7) e che hanno già esaurito le possibilità di appello. Il disegno di legge prevede che il Tribunale federale sia temporaneamente competente a rivedere le sentenze dei detenuti che corrispondono a questa descrizione, se questi ne fanno richiesta entro 90 giorni dall’entrata in vigore del disegno di legge. L’11 settembre 2023, il ministro della Legge e delle riforme istituzionali Azalina Othman Said ha dichiarato che la legge sarebbe entrata in vigore il giorno successivo, il 12 settembre. A partire da quel momento, i 1.020 prigionieri condannati alla pena di morte o all’ergastolo possono presentare istanza di revisione della sentenza in tribunale. Secondo il Ministero, il tribunale approverà o respingerà le richieste di coloro che sono stati condannati alla pena di morte obbligatoria o proporrà una pena sostitutiva per coloro che sono stati condannati all’ergastolo.
Il 21 aprile, lo Stato di Washington ha formalmente abolito la pena di morte negli Stati Uniti, dopo che il governatore Jay Inslee ha firmato una legge che elimina la pena sancita dallo Stato. Durante la firma della legge, il governatore ha dichiarato di aver “avviato una moratoria contro la pena di morte nello Stato di Washington nel 2014” e che “la logica di quella decisione è stata affermata dalla decisione della Corte Suprema nel 2018, quando ha invalidato lo statuto della pena di morte”. Ha sottolineato che “la pena è stata applicata in modo iniquo e insensibile dal punto di vista razziale”.
Poco dopo, il 30 aprile 2023, l’Uzbekistan ha votato attraverso un referendum degli emendamenti alla Costituzione, uno dei quali consente di codificare l’abolizione della pena di morte nell’articolo 25 della Costituzione. Le modifiche sono state accettate a larga maggioranza dalla popolazione, con il 90% dei voti a favore.
Anche il 25 luglio è stato segnato da progressi significativi per il movimento abolizionista.
In Kenya, il Presidente William Ruto ha commutato in ergastolo tutte le condanne a morte inflitte prima del 22 novembre 2022. La decisione è stata annunciata attraverso una nota ufficiale della gazzetta ed è stata presa dal Presidente sulla base di una raccomandazione del comitato consultivo sul potere della misericordia. Sebbene l’ultima esecuzione in Kenya sia avvenuta nel 1987, le condanne a morte continuano a essere emesse ogni anno.
Sempre il 25 luglio, il Ghana è diventato il 27° Paese ad abolire la pena di morte in Africa. Il Parlamento ghanese ha approvato due disegni di legge, il Criminal Offence (Amendment) Bill 2022 e l’Armed Forces (Amendment) Bill 2022, che hanno modificato il Criminal Offences Act 1960 e l’Armed Forces Act 1962 per abolire di fatto la pena di morte. In un comunicato stampa, la Coalizione contro la pena di morte guidata da Amnesty International Ghana ha accolto con favore la notizia dell’abolizione della pena di morte in Ghana da parte del Parlamento del Paese. Ha invitato il Presidente a firmare la legge, a commutare tutte le condanne a morte in pene detentive e a stabilire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni.
Sebbene questi numerosi annunci promettano un anno di successo per la comunità abolizionista, ci sono ancora alcuni punti critici da menzionare.
Sviluppi preoccupanti nei Paesi che applicano maggiormente la pena di morte
In Arabia Saudita, secondo Amnesty International, al 12 settembre 2023 sono state giustiziate almeno 100 persone, tra cui almeno 2 donne. L’Arabia Saudita esegue le condanne a morte sulla base di tre tipi di punizioni penali: qisas, che sono pene punitive, ta’zir, che sono punizioni discrezionali, e hudud, che sono punizioni obbligatorie. I funzionari sauditi si sono ripetutamente impegnati a fermare le esecuzioni basate sul ta’zir, in quanto queste sono discrezionali e non soddisfano i requisiti legali e procedurali. Nonostante ciò, secondo l’ESOHR, a giugno 2023, il 44% delle esecuzioni erano ta’zir. Inoltre, nel giugno 2023 Amnesty International ha denunciato che sette giovani erano a rischio di imminente esecuzione, nonostante l’impegno del governo a interrompere l’uso della pena di morte per gli imputati che erano minorenni al momento del crimine. Secondo Amnesty International, sei dei sette giovani sono stati condannati per reati legati al terrorismo, tra cui la partecipazione a manifestazioni antigovernative e la partecipazione a funerali di persone uccise dalle autorità saudite.
A Singapore si sono verificati sviluppi preoccupanti riguardo all’uso della pena di morte per accuse non violente legate alla droga. Almeno cinque persone sono state giustiziate per accuse legate alla droga, in violazione dello standard internazionale dei crimini più gravi, nella prima metà del 2023. Singapore ha ripreso le esecuzioni nel marzo 2022 dopo una pausa di due anni e da allora ha giustiziato almeno 16 persone. Nell’aprile 2023, Singapore ha effettuato la prima esecuzione dell’anno, impiccando Tangaraju Suppiah per favoreggiamento del traffico di droga, nonostante le denunce internazionali. Tre settimane dopo, Singapore ha giustiziato Muhammad Faizal Bin Mohd Shariff per possesso di cannabis. Tra il 26 luglio e il 3 agosto, Singapore ha giustiziato altre tre persone per accuse legate alla droga. Una di queste, Saridewi Djamani, è stata la prima donna ad essere giustiziata nel Paese in 19 anni.
In Iran si è registrato un allarmante aumento delle esecuzioni, per il secondo anno consecutivo. Secondo l’Iran Human Rights (IHR), fino al 12 settembre 2023 sono state giustiziate almeno 499 persone, tra cui 13 donne. In confronto, 251 esecuzioni sono state effettuate da gennaio a giugno 2022 e 117 nella prima metà del 2021. Secondo l’IHR, il 20% di tutte le persone giustiziate nei primi sei mesi del 2023 appartenevano a minoranze baluci. Nello stesso periodo, sono state fatte almeno 206 esecuzioni per reati di droga, con un netto aumento rispetto alla prima metà del 2022.
IRAN
Il venerdì di sangue di Zahedan un crimine contro l’umanità
È passato un anno dal Venerdì di sangue di Zahedan, quando almeno 104 persone sono state uccise con fucili d’assalto e mitragliatrici poche ore dopo che i fedeli si erano riuniti, dopo la preghiera del venerdì, per protestare contro la politica repressiva. Alcune delle persone uccise erano semplici passanti. Eppure, gli autori di questo crimine efferato non sono stati chiamati a rispondere delle loro azioni.
Quando, però, alla vigilia dell’anniversario del Venerdì di sangue, la gente si è riunita dopo la preghiera del venerdì per commemorare la giornata dell’eccidio, le autorità della Repubblica islamica hanno brutalmente represso le proteste in città come Zahedan, Rask, Khash, Taftan e Souran. Le forze di Stato hanno usato munizioni vere, proiettili a pallini e gas lacrimogeni contro i manifestanti disarmati.
Inoltre, almeno 20 attivisti civili sunniti sono stati arrestati nelle loro case a Bandar Abbas, Avaz, Bastak, Khour, Bandar Khamir, Podol, Laft e Souza nell’isola di Qeshm nei giorni precedenti il giorno del primo anniversario.
Riconoscendo che la giustizia è impossibile sotto il governo della Repubblica islamica e ricordando l’ampiezza e la natura organizzata dei crimini commessi durante il Venerdì di sangue, Iran Human Rights esorta la comunità internazionale a deferire ai meccanismi giudiziari internazionali le indagini sui presunti crimini contro l’umanità.
Il direttore, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha dichiarato: “Uccidere più di cento uomini, donne e bambini disarmati è un chiaro esempio di crimini contro l’umanità e Ali Khamenei e le forze sotto il suo comando devono essere chiamate a risponderne”.
“Nonostante abbia subito uno dei crimini più sanguinosi degli ultimi 30 anni, la Repubblica islamica non è riuscita a piegare la resistenza del popolo Baluch per il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali. E le proteste settimanali di Zahedan dell’ultimo anno ne sono la prova”, ha aggiunto.
Il 30 settembre 2022, le autorità della Repubblica islamica hanno commesso uno dei loro crimini più sanguinosi a Zahedan. In quello che è ormai noto come “Venerdì di sangue”, la gente si è riunita dopo la preghiera del venerdì per protestare contro lo stupro di una ragazza baluci di 15 anni da parte del capo della polizia di Chabahar. La protesta è stata repressa in modo sanguinoso dalle forze di sicurezza con munizioni vere puntate prevalentemente alla testa e al petto dei manifestanti.
Il 3 febbraio 2023, l’imam della moschea di Maki, Moulavi Abdol Hamid, ha dichiarato che nel Venerdì di sangue sono state uccise più di 100 persone e 300 ferite, “15 delle quali sono rimaste accecate, alcune hanno riportato lesioni alla spina dorsale e alcune hanno perso le gambe”.
I filmati e le testimonianze analizzate da Iran Human Rights mostrano un indicibile livello di brutalità e crudeltà contro i sunniti Baluch quale non si vede in altre parti dell’Iran.
Secondo gli ultimi dati, almeno 104 persone, tra cui 14 bambini e 4 donne, sono state uccise nel Venerdì di sangue. Di queste, cinque sono morte per le ferite riportate. Almeno quattro manifestanti del Venerdì di sangue rischiano la pena di morte: Mansour Dahmardeh ed Ebrahim Narouyi sono già stati condannati a morte; Farhad Nakhaei e Mohammad Fouladi rischiano la pena capitale. Ebrahim Rigi, arrestato e accusato per aver soccorso i feriti durante il Venerdì di sangue (crimine soggetto alla pena di morte) è poi morto nella stazione di polizia del 12° distretto con chiari segni di tortura sul corpo.
Giustiziati 21 uomini nei primi 9 giorni del mese persiano di Mehr
Il regime iraniano continua a giustiziare prigionieri per paura di potenziali rivolte del popolo. Domenica 1° ottobre, gli uomini di Khamenei hanno impiccato cinque prigionieri nella prigione centrale di Shiraz. Uno dei prigionieri uccisi si chiamava Khodabandeh Farsimdan Qashqaei, condannato con l’accusa di “inimicizia verso Dio”. Lo stesso giorno, Samad Moradi è stato impiccato nella prigione di Ramhormoz.
Sabato 30 settembre, due prigionieri di nome Sasan Farzipour e Mohammad Baqer Bazgir sono stati giustiziati nella prigione centrale di Khorramabad. Mercoledì 27 settembre, gli uomini di Khamenei hanno impiccato sette detenuti. Abolfazl Bayat, insieme ad altre due persone di nome Ali e Bahram, è stato giustiziato nella prigione di Ghezel Hesar. Saman Askari e un detenuto di nome Muzaffar sono stati giustiziati nella prigione centrale di Karaj. Ali Najafi , che aveva meno di 18 anni quando è stato arrestato, è stato giustiziato nella prigione centrale di Khorramabad; Jafar Qaid in quella di Ahar.
Il 26 settembre, gli uomini di Khamenei hanno impiccato un prigioniero di nome Askar Nami nella prigione centrale di Tabriz. Il 25 settembre, un condannato baloch di nome Mustafa Khosh Shaneh (Rigi) è stato impiccato nella prigione di Vakil Abad, a Mashhad. Il 24 settembre, un connazionale baloch, Saeed Brahui Makki, è stato impiccato nella stessa prigione.
Il 23 settembre, un’altra persona baloch di nome Rasool Sabki, condannata per la morte di Ali Muridi, un ufficiale di polizia di alto livello, è stata impiccata nella prigione di Minab,. Lo stesso giorno, Mohammad Wali Jabari è stato giustiziato nella prigione centrale di Isfahan e Khairullah Jamshidi in quella di Minab. In questo modo, la magistratura criminale dei Mullah ha mandato al patibolo almeno 21 prigionieri nei primi 9 giorni del mese persiano di Mehr.
La resistenza iraniana esorta le Nazioni Unite, l’Unione Europea e gli Stati membri a condannare queste esecuzioni criminali e ad agire immediatamente per fermare queste uccisioni. Il regime teocratico dovrebbe essere espulso dalla comunità internazionale e i suoi leader, in particolare Ali Khamenei, la guida suprema del regime, Ebrahim Raisi, il presidente del regime, e Gholam-Hossein Mohseni-Eje’i, il capo della magistratura, dovrebbero affrontare la giustizia per i loro crimini contro l’umanità.
PRESENTAZIONE E SOMMARIO DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO” 311 (ottobre 2023)
Anche questo numero è dedicato in gran parte agli Stati Uniti, Paese che diffonde una grande quantità di informazioni su quel che avviene al suo interno.
Si parla inoltre, come ormai purtroppo ogni mese, dell’Iran, il Paese che compie più esecuzioni e il cui governo usa la pena di morte anche come strumento per mantenere il potere.
Vi troverete anche notizie velatamente ottimistiche, che riguardano alcuni progressi abolizionisti negli USA e l’abolizione della pena di morte in numerosi Paesi del mondo.
Gli articoli comparsi nei numeri precedenti si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org
Vi ricordo la pagina Facebook: AMICI E SOSTENITORI DEL COMITATO PAUL ROUGEAU CONTRO LA PENA DI MORTE
Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere, condividendoli.
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
SOMMARIO
L’esecuzione di Jedidiah Murphy In Texas
Modesti ma significativi progressi abolizionisti negli USA
Michael Zack perdona il governatore che non ha voluto graziarlo
In Texas sospesa all’ultimo momento l’esecuzione di William Speer
La famiglia del Vietnamita giustiziato riceve la sua ultima lettera
É morta Armita Geravand l’Iraniana di 16 anni picchiata perché non aveva il velo
Molte abolizioni della pena di morte nella prima metà del 2023
IRAN
– Il venerdì di sangue di Zahedan un crimine contro l’umanità
– Giustiziati 21 uomini nei primi 9 giorni del mese persiano di Mehr
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 ottobre 2023
AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI
È di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto, facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.
Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
Cercate soci attivi. Chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.
Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al seguito di soci già esperti.
Cercate amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e materiale promozionale, organizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi, …
Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’adesione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!
ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU
Per aderire al Comitato Paul Rougeau invia un messaggio all’indirizzo prougeau@tiscali.it con una breve autopresentazione e con i tuoi dati: nome, cognome, indirizzo postale. Appena puoi paga la quota associativa sul c. c. postale del Comitato Paul Rougeau.
Le quote associative annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario € 35
Socio Sostenitore € 70
Versa la quota associativa sul c. c. postale n. 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau – IBAN: IT31Q0760112600000045648003 specificando la causale.
Attenzione: L’edizione e-mail del Foglio di Collegamento è gratuita per tutti, soci e non soci, basta chiederla inviando un messaggio a: prougeau@tiscali.it