Pena di morte: Julius e Rodney sono…

colpevoli “a pelle” o per legge? Due storie dal «Foglio di collegamento» del comitato Paul Rougeau; a seguire presentazione del numero 288 e sommario

La reverenda Cece Jones-Davis, leader della campagna per Julius Jones, parla ai reporter dopo la comunicazione della grazia

 

 

GRAZIATO, NON SARÀ LIBERO: MEGLIO CHE ESSERE UCCISO, MA È VITA?

Del caso di Julius Jones, afroamericano condannato a morte in Oklahoma nel 2002, ci siamo già occupati due volte quest’anno (1). Egli fu dichiarato colpevole dell’omicidio del bianco Paul Howell, che si trovava in auto nel vialetto della casa dei suoi genitori, quando fu sequestrato e ucciso a colpi di arma da fuoco nel 1999.

Jones, ora quarantunenne, ex giocatore di basket del liceo di Oklahoma City, aveva 19 anni al momento dell’omicidio di Paul Howell, e ha sempre sostenuto la sua totale estraneità al crimine, affermando tra l’altro che i suoi avvocati difensori lo hanno deluso durante il processo – per esempio, trascurando di interrogare i familiari secondo i quali egli stava cenando con loro al momento dell’uccisione di Howell – e che i pubblici ministeri fecero troppo affidamento sulla testimonianza di un coimputato, che dichiarò di aver visto Jones commettere il crimine. Il coimputato, un ex compagno di liceo di Julius e a quanto pare l’unico autore del delitto, per questa testimonianza fu condannato a soli 15 anni di carcere e ora è già libero.

Non ho ucciso il signor Howell”, ha scritto Jones in una lettera alla Commissione per la libertà vigilata in aprile, dopo aver esaurito i suoi appelli. “Non ho partecipato in alcun modo al suo omicidio e la prima volta che ne ho sentito parlare è stato in televisione quando si è detto della sua morte”.

I sostenitori di Jones hanno anche dichiarato che il razzismo ha giocato un ruolo importante nel suo processo e nella sua condanna. Gli Afroamericani costituiscono un numero sproporzionato di prigionieri nel braccio della morte in Oklahoma e in generale negli Stati Uniti, e le ricerche hanno dimostrato che i neri incriminati per omicidio hanno molte più probabilità di essere condannati alla pena capitale se la loro vittima è un bianco.

Nel corso degli anni, un numero crescente di sostenitori si è unito nel proclamare l’innocenza di Jones e ha implorato il governatore dell’Oklahoma, Kevin Stitt, di concedere clemenza. Milioni di persone hanno firmato una petizione a sostegno di Jones dopo che la ABC nel 2018 trasmise un documentario su di lui in cui si sosteneva la sua innocenza.

Anche Baker Mayfield, quarterback dei Cleveland Browns della NFL, è intervenuto ed è stato tra i numerosi atleti e personaggi di alto profilo che si sono occupati del caso di Jones. “Sì, è dura, ad essere onesti”, ha detto Mayfield ai giornalisti il 17 novembre, facendo una pausa e con gli occhi pieni di lacrime. “Non è qualcosa di cui è facile parlare. È da un po’ che cerco di dire che l’esecuzione di Jones era stata decisa a priori”.

Per contro, i pubblici ministeri hanno contestato le affermazioni di innocenza di Jones, sostenendo che il processo aveva mostrato chiare prove della sua colpevolezza e che la campagna per liberarlo si è basata sulla disinformazione.

Il Comitato per le Grazie e il Perdono agli inizi di novembre ha raccomandato per la seconda volta che la vita di Jones fosse risparmiata. Con 3 voti contro 1, ha consigliato la riduzione della pena di Jones all’ergastolo con possibilità di libertà condizionale.

Prima di prendere una decisione, il governatore Kevin Stitt ha incontrato gli avvocati di Jones e la famiglia di Howell.

La madre di Jones, Madeline Davis-Jones, che aveva cercato senza successo di incontrare il governatore il 15 novembre, ha parlato a circa 300 persone, tra cui molti studenti delle scuole superiori, che si sono riuniti il 17 novembre fuori dall’ufficio del governatore, cantando slogan e inni. “Non voglio assistere a un linciaggio domani”, ha detto la madre di Jones. “Perché dovrei voler vedere qualcuno impiccato? Dovremmo farla finita. Vorreste che un vostro figlio, la vostra creatura, venisse impiccata?”

Il governatore Kevin Stitt aveva la possibilità di adottare, modificare o rifiutare la raccomandazione della Commissione. Avrebbe anche potuto decidere per una sospensione dell’esecuzione, che gli avrebbe dato più tempo per considerare la raccomandazione del Comitato per le Grazie e il perdono. Invece, alle 12:30’ del 18 novembre, ossia meno di 4 ore prima che l’Oklahoma mettesse a morte Julius Jones, il governatore ha annunciato di aver emesso un ordine esecutivo per commutare la condanna a morte, risparmiandogli la vita. La commutazione, buona notizia in sé, ha però come condizione che l’ergastolo di Jones sia senza possibilità di liberazione.

Dopo un’attenta considerazione e una revisione dei materiali presentati da entrambe le parti di questo caso, ho deciso di commutare la condanna di Julius Jones in ergastolo senza possibilità di libertà condizionale”, ha detto il governatore Kevin Stitt in una dichiarazione.

Come clausola per concedere la grazia, Stitt ha ordinato che Jones non possa mai richiedere o essere preso in considerazione per una commutazione, un perdono o una liberazione condizionale per il resto della sua vita.

Sicuramente è qualcosa che sta pesando su di me, ed è qualcosa che considero con grande attenzione”, aveva detto il governatore Stitt a settembre, dopo che la Commissione aveva raccomandato una prima volta la commutazione della sentenza di Jones. “Devo eseguire fedelmente il mio lavoro di governatore, e questo è qualcosa che non prendo alla leggera”.

In una dichiarazione, Amanda Bass, una tra gli avvocati di Jones, ha dichiarato che la decisione di Kevin Stitt ripristinerà “la fede del pubblico nel sistema di giustizia penale”.

Mentre speravamo che il governatore avrebbe adottato integralmente la raccomandazione del Consiglio, commutando la condanna di Julius in ergastolo con la possibilità di libertà condizionale alla luce delle prove schiaccianti della sua innocenza, siamo grati che il governatore abbia impedito un errore irreparabile”, ha detto. I manifestanti che si erano radunati al Campidoglio sono scoppiati in applausi dopo che la dichiarazione di Kevin Stitt è stata rilasciata.

Io invece non avrei applaudito… mi chiedo se “la pena di morte a gocce” (come anni fa un nostro amico detenuto definì l’ergastolo), che dovrà subire Jones, sia da considerarsi una soluzione “umana”. Togliere a una persona in modo definitivo la possibilità di recuperare un giorno la libertà è di poco meno crudele che ucciderla. Se poi questa persona è anche innocente…

I parenti della vittima, la sorella e due figlie che avevano assistito alla sua uccisione, hanno invece accolto molto male la decisione del governatore, avendo sempre respinto le affermazioni di innocenza e sostenuto che gli sforzi per concedere clemenza a Jones hanno causato a loro dolore.

La nostra famiglia continua a essere vittima di Julius Jones e delle sue bugie”, ha detto il fratello di Howell nel corso di una conferenza stampa a settembre.

L’annuncio del governatore Stitt è arrivato subito dopo che i difensori avevano anche presentato una mozione di emergenza chiedendo a un giudice federale di sospendere l’esecuzione sulla base di “prove convincenti” che i farmaci usati nelle iniezioni letali “rappresentano un rischio serio e sostanziale di gravi sofferenze e dolore per i prigionieri”. Il 28 ottobre scorso, infatti, il sessantenne John Grant soffrì atrocemente durante la sua esecuzione: vomitò e tremò in preda a convulsioni per diversi minuti prima di morire (2). Ma i funzionari della prigione dichiararono, il giorno dopo l’esecuzione di Grant, che non avevano intenzione di apportare modifiche ai protocolli di iniezione letale dello stato. “Sono d’accordo che il rigurgito del detenuto Grant non è stato piacevole da guardare”, ha detto Scott Crow, direttore del sistema carcerario dell’Oklahoma, in una conferenza stampa virtuale il 29 ottobre. “Ma non credo che sia stato inumano”.

La mozione aveva esortato la corte a concedere un’ingiunzione per garantire che il signor Jones e altri tre condannati a morte non siano giustiziati prima di febbraio, quando è previsto l’inizio di un processo federale in merito al rischio che i farmaci usati nelle esecuzioni sottopongono i detenuti a una quantità incostituzionale di dolore e sofferenza. Adesso per Jones il problema è risolto, speriamo però che la Corte accolga la richiesta per gli altri tre condannati.

(1) vedi nn. 281, 286

(2) vedi n. 287

 

Rodney Reed fotografato nel Tribunale di Bastrop nel 2017

IN TEXAS NEGATO UN NUOVO PROCESSO A RODNEY REED

Rimangono forti dubbi sulla colpevolezza del nero Rodney Reed condannato a morte in Texas nel 1998 dopo essere stato accusato dell’omicidio della 19enne bianca Stacey Stites che morì strangolata a Bastrop il 23 aprile del 1996 (1).

La vicenda giudiziaria di Rodney Reed è andata avanti, tra alti e bassi, fino ad oggi. Il suo caso ha suscitato un grande interesse negli Stati Uniti e milioni di firme sono state apposte in calce alle petizioni in suo favore. Autorità americane ed internazionali sono intervenute chiedendo di annullare la sua condanna a morte.

Nel 2019 si arrivò a 5 giorni dall’esecuzione fissata per il 20 novembre di quell’anno. Allora, anche in seguito alla forte mobilitazione popolare, l’esecuzione fu sospesa per 120 giorni e poi a tempo indeterminato.

Il 1° novembre u. s., il giudice J.D. Langley, incaricato di riesaminare il suo caso, si è rifiutato di chiedere un nuovo processo per lui affermando che le nuove prove presentate in suo favore non sono sufficienti per concedere un nuovo processo.

La decisione del giudice Langley, resa nota dopo avere ascoltato per due settimane le richieste della difesa di Rodney Reed, verrà esaminata dalla Corte Criminale d’Appello del Texas che deciderà in maniera definitiva sul caso.

Rodney Reed, che ora ha 53 anni, ha sempre affermato la propria innocenza e insieme ai suoi sostenitori accusa dell’omicidio Jimmy Fennell, l’allora fidanzato di Stacey Stites. Jimmy Fennell era un poliziotto bianco.

(1) sul caso di Rodney Reed vedi numeri 257; 265; 268 e 285 (nel notiziario).

PRESENTAZIONE DEL «FOGLIO DI COLLEGAMENTO»; a seguire il sommario

Anche questo numero è dedicato in prevalenza agli Stati Uniti, il Paese culturalmente più vicino a noi tra quelli che usano la pena di morte. Tuttavia non dobbiamo dimenticare gli orrori che si verificano in Iran, in Giappone, a Singapore…

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Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

Vi ricordo che gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org

SOMMARIO del numero 288 (novembre 2021)

Mississippi: giustiziato David Neal Cox volontario per l’esecuzione

Graziato, non sarà libero: meglio che essere ucciso, ma è vita?

Trovato senza vita nel braccio della morte del Texas

In Texas negato un nuovo processo a Rodney Reed

Metodi di esecuzione autorizzati negli Stati Uniti

In Giappone i condannati a morte non sanno quando verranno giustiziati

Un caso assurdo di pena di morte a Singapore

Celebrata la 19esima Giornata mondiale contro la pena di morte

Notiziario: Iran

(*) I numeri arretrati del Foglio di Collegamento, ai quali si riferiscono le note in calce agli articoli di questo numero, si trovano nel sito www.comitatopaulrougeau.org/fogli-di-collegamento-precedenti

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 novembre 2021

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Giuseppe Lodoli
Ex insegnante di fisica (senza educazione). Presidente del Comitato Paul Rougeau per il sostegno dei condannati a morte degli Stati Uniti.
Lavora in una scuola di Italiano per stranieri di Sabaudia (LT) (piu' che altro come bidello).

Un commento

  • Valeria Taraborelli

    Che dire di questo sistema che da un lato mantiene le tenaglie strette su chi ha già condannato colpevole, dall’altro offre “pietismo” generico… Sempre nettamente CONTRARI ALLA PENA DI MORTE. Lo Stato deve garantire semmai prevenzione e recupero

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