Pena di morte: Texas, donne e…
.. altre notizie dal nuovo numero del «Foglio di collegamento» del Comitato Paul Rougeau
SCONFITTA LEGALE PER MELISSA ELIZABETH LUCIO
CONDANNATA A MORTE IN TEXAS
La Corte Suprema degli Stati Uniti si è rifiutata di rivedere la sentenza della Corte d’Appello federale che ha annullato la concessione di un nuovo processo a una texana condannata alla pena capitale per quella che potrebbe essere stata la morte accidentale di una sua figlia.
La Corte Suprema degli Stati Uniti il 18 ottobre 2021 si è rifiutata di rivedere il caso di Melissa Elizabeth Lucio detenuta nel braccio della morte del Texas.
La Lucio fu condannata a morte per aver ucciso la figlioletta Mariah di due anni. La condannata ha a lungo sostenuto che Mariah morì per una caduta accidentale.
Il dramma della Lucio consegue alla sua infanzia piena di abusi, alle relazioni intrattenute con due diversi uomini da cui ebbe 14 figli (due gemelli nacquero quando lei era già in carcere).
Durante un interrogatorio da parte della polizia la notte in cui sua figlia è morta, Melissa Lucio ha rilasciato una dichiarazione che l’accusa ha considerato la confessione di aver ucciso Mariah. Lucio ha ammesso di aver sculacciato Mariah ma ha negato di aver abusato di lei. A tarda notte, dopo ore di interrogatorio continuo, il Texas Ranger Victor Escalon fece pressione sulla Lucio per farle dire di più. Lei rispose: “Non so cosa volete che dica. Ne sono responsabile”. Quando Escalon più tardi le chiese dei lividi sul corpo di sua figlia, Lucio disse: “Credo di essere stata io. Credo di averlo fatto”.
Al processo, il team di difesa della Lucio ha fatto testimoniare due esperti in traumi e salute mentale. L’assistente sociale Norma Villanueva e lo psicologo John Pinkerman hanno detto che la storia di abuso e malattia mentale per tutta la vita spiegava lo stato emotivo “insensibile” e “impassibile” che la polizia e i procuratori hanno interpretato come prova di colpevolezza.
Nel 2019, un panel della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Quinto Circuito ha concesso alla Lucio un nuovo processo, trovando che l’esclusione della testimonianza dei due esperti da parte del tribunale aveva violato il diritto della Lucio di presentare una “difesa completa”. Tuttavia, nel febbraio 2021, il Quinto Circuito ha ribaltato la sentenza con un voto di 10 contro 7, ripristinando la condanna a morte della Lucio.
La difesa di Melissa Lucio è ricorsa alla Corte Suprema degli Stati Uniti, ricevendo l’appoggio di una coalizione di sostenitori delle vittime di violenza domestica e di genere, ex procuratori, studiosi legali e organizzazioni innocentiste. Nelle memorie depositate presso la corte, i sostenitori anti-violenza hanno spiegato che la storia personale della Lucio l’ha resa più propensa a rilasciare false confessioni, affermando che “la ricerca mostra che il trauma passato è ‘significativamente associato’ ad una maggiore suggestionabilità tra gli individui che confessano falsamente i crimini. Hanno inoltre sostenuto che “il procedimento legale nel caso di Melissa Lucio mostra l’incapacità del sistema legale di comprendere le conseguenze della violenza di genere e la sua rilevanza nel sistema di giustizia penale”.
10 OTTOBRE 2021: 19-ESIMA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, celebrata per la 19-esima volta il 10 ottobre, quest’anno Amnesty International ha richiamato l’attenzione sulla situazione delle donne nei bracci della morte, alle quali viene negata giustizia per la prolungata violenza fisica e sessuale che hanno subito, che in molti casi ha preceduto e provocato i crimini per cui sono state condannate.
“Molte donne vengono condannate a morte al termine di processi superficiali e iniqui che non seguono procedure corrette né considerano circostanze attenuanti i lunghi periodi di violenza e aggressioni sessuali cui sono andate incontro”, ha dichiarato Rajat Khosla, direttore delle ricerche di Amnesty International.
“Condannandole a morte, i sistemi giudiziari non solo comminano una pena orribile e crudele ma fanno anche pagare loro il prezzo della mancata azione contro la discriminazione che hanno subito. Inoltre, la mancanza di trasparenza sull’uso della pena di morte fa sì che le storie che conosciamo siano solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Khosla.
In molti casi, la mancata azione delle autorità rispetto a denunce specifiche così come alle prassi discriminatorie ha dato luogo a una cultura di violenza che le donne attualmente nei bracci della morte sono state costrette a subire, continuando a essere emarginate anche nell’ambito del sistema di giustizia penale.
Per esempio Noura Hossein Daoud era stata condannata a morte nell’aprile del 2017 in Sudan per l’omicidio dell’uomo che era stata costretta a sposare quando aveva 16 anni e che, tre anni dopo il matrimonio, l’aveva stuprata, assistito da due fratelli e un cugino. Grazie a una campagna di Amnesty International e di altre organizzazioni, la condanna a morte di Noura è stata commutata. Altre donne non sono state così fortunate.
Zeinab Sekaanvand, una donna di origini curde, è stata messa a morte nel 2018 in Iran. Era andata in sposa da bambina e aveva subito per anni violenza sessuale da parte del marito e del cognato. Arrestata all’età di 17 anni e accusata dell’omicidio del coniuge, era stata condannata alla pena capitale al termine di un processo fortemente iniquo.
In alcuni stati, tra cui il Ghana, l’obbligatorietà della pena di morte per alcuni reati come l’omicidio impedisce alle donne di invocare la violenza di genere e la discriminazione subite come circostanze attenuanti.
In Malesia la maggior parte delle donne nei bracci della morte – tra cui molte straniere – sono state condannate per reati di droga, per i quali vige l’obbligatorietà della condanna alla pena capitale.
“Alla fine del 2020, 108 stati avevano abolito completamente la pena di morte. Il mondo sta rinunciando all’idea che gli stati abbiano il potere di negare il diritto di vita. Ma fino a quando ciascuno di loro non avrà abolito la pena capitale, la nostra campagna non avrà fine. Insieme possiamo contribuire a consegnare per sempre questa barbara sanzione ai libri di storia” ha dichiarato Rajat Khosla.
FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU : presentazione e sommario del numero 287 (ottobre 2021)
PRESENTAZIONE
Il numero dà ampio spazio alla visita compiuta in Italia dal nostro amico Dale Recinella con la moglie Susan dal 24 settembre al 2 ottobre. Dale, cappellano laico cattolico nel braccio della morte della Florida, è un valoroso abolizionista.
Purtroppo, dobbiamo darvi notizie negative riguardanti gli Stati Uniti d’America nei quali la pena di morte continua ad essere praticata senza pietà…
In Europa invece la pena di morte è stata pressoché sconfitta. Il presidente francese Macron il 9 ottobre ha celebrato il 40° anniversario dell’abolizione in Francia e ha invitato tutti i Paesi che mantengono la pena di morte ad abrogarla.
Vi ricordo che gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
SOMMARIO
Otto giorni preziosi a Roma
Ernest Johnson, disabile intellettivo, messo a morte in Missouri
Un’altra esecuzione ‘fallita’ in Oklahoma
Sconfitta legale per Melissa Elizabeth Lucio condannata a morte in Texas
Sospesa l’esecuzione di Ramirez in Texas per motivi religiosi
40 anni dopo Parigi rilancia sulla pena di morte: abolitela tutti
Processi alle streghe in Massachusetts
10 Ottobre 2021: 19-esima Giornata mondiale contro la pena di morte
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 ottobre 2021
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Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
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Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’iscrizione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!
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