Pena di morte: Trump fa il boia ma…
… in Texas, a un’ora dall’esecuzione, Ruben Gutierrez si salva
Notizie riprese dal «Foglio di collegamento» del Comitato Paul Rougeau
TRUMP HA VINTO: RIPRENDERANNO A BREVE LE ESECUZIONI FEDERALI (1)
Sembrava impossibile, eppure le esecuzioni capitali nella giurisdizione federale degli Stati Uniti sospese dal 2003 riprenderanno tra pochi giorni. Il 13 luglio verrà somministrata l’iniezione letale a Daniel Lee.
Il boia federale torna in azione negli Stati Uniti dopo 17 anni di inattività. Il via libera all’iniziativa dell’amministrazione Trump è scattato il 29 giugno dopo il rifiuto Corte Suprema USA di occuparsi della pena di morte federale.
Ricordiamo che alcuni detenuti nel braccio della morte federale si erano opposti alla ripresa delle esecuzioni con le nuove procedure messe a punto dal Dipartimento di Giustizia. Procedure, presentate dal ministro William Barr la scorsa estate, che prevedono la somministrazione ai condannati dell’iniezione di un solo farmaco letale: il pentobarbital.
Si tratta di una grave sconfitta per le associazioni abolizioniste, e di una svolta in controtendenza negli USA dove un numero crescente di stati ha ormai accantonato il ricorso alla pena di morte.
Si comincerà col mettere a morte condannati per reati molto gravi: tradimento, spionaggio, omicidi plurimi e particolarmente efferati, come l’assassinio di bambini. È proprio quest’ultimo il caso dei primi quattro carcerati che saranno affidati al boia nelle prossime settimane. Si tratta di Daniel Lee, Wesley Purkey, Alfred Bourgeois e Dustin Honken. Le loro esecuzioni sono state fissate da Barr per il 13, 15 e 17 luglio e per il 28 agosto. Da notare: Wesley Purkey, affetto dal morbo di Alzheimer, è ora del tutto demente.
Lee, un suprematista bianco, sarà il primo ad essere messo a morte, il 13 luglio. Era stato condannato alla pena capitale in Arkansas per aver ucciso, nel 1996, con l’aiuto di un complice, un trafficante di armi, la moglie di lui e la loro figlia di 8 anni. Ruth Friedman, una tra gli avvocati difensori di Daniel Lee, ha inveito contro la Corte Suprema che ha rifiutato di occuparsi della pena di morte federale. La Friedman dichiarato: “La pena di morte federale è arbitraria, razzista e intrisa di gravi lacune legali e di scienza forense scadente. A causa dell’ingiustizia presente nel sistema giudiziario della pena capitale federale e delle molte domande ancora senza risposta riguardanti sia i casi degli uomini la cui esecuzione è stata fissata, sia il nuovo protocollo di esecuzione del governo, ci deve essere un’adeguata revisione da parte della Corte prima che il governo possa procedere con qualsiasi esecuzione.”
Decisiva per il via libera al boia federale la posizione dei giudici conservatori della Corte Suprema, mentre le due giudici liberal – Ruth Ginsburg e Sonia Sotomayor – sarebbero state favorevoli a prendere in considerazione il caso.
Dopo che la Corte Suprema ha dato via libera all’amministrazione Trump per il ripristino delle esecuzioni a livello federale, i vescovi cattolici statunitensi hanno pubblicato una nota contro la pena di morte, considerata un inaccettabile affronto al Vangelo e al rispetto della vita umana. La nota è firmata da monsignor Paul Coakley, arcivescovo di Oklahoma City.
Attualmente sono 62 gli uomini detenuti nei bracci della morte delle prigioni federali, la maggior parte nel Federal Correction Complex di Terre Haute, in Indiana. Tra loro i nomi più illustri sono quello di Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston, e quello di Dylann Roof il suprematista bianco autore della strage di Charleston.
(1) Sulla ripresa delle esecuzioni in ambito federale vedi numeri: 261; 264; 264, nel notiziario; 265; 270; 271.
AD UN’ORA DALL’ESECUZIONE RUBEN GUTIERREZ SI SALVA IN TEXAS
Nonostante l’attuale pandemia, l’esecuzione capitale di Ruben Gutierrez (NELLA FOTO QUI SOPRA) era stata fissata in Texas per il 16 giugno. Il condannato è ancora in vita, per miracolo. Ma il motivo per cui è stata infine sospesa la sua esecuzione non ha nulla a che fare con le sue proteste di innocenza: le nuove diposizioni riguardanti le esecuzioni capitali in Texas vietano l’accesso nella camera della morte di un cappellano.
Nonostante la vasta rapida diffusione del coronavirus, che secondo alcuni esperti è stata determinata soprattutto dai contagi nelle carceri e nelle industrie di conservazione della carne, il Texas aveva deciso di interrompere la sospensione di tutte le esecuzioni, mettendo a morte il 16 giugno il 42enne Ruben Gutierrez.
Gutierrez era stato condannato a morte nel 1999 con l’accusa di aver brutalmente assassinato l’85enne Escolastica Harrison, che gestiva un parcheggio di roulotte, per rubarle, insieme ad altri due complici, un’ingente somma di denaro (circa 600.000 dollari) che l’anziana aveva nascosto in casa sua.
L’autopsia dimostrò che Escolastica Harrison fu picchiata e pugnalata 13 volte con 2 diversi cacciaviti.
La polizia prelevò materiale organico sotto le unghie della donna e un capello, ma nessun test del DNA fu mai condotto su questi reperti. Gutierrez ammise di aver contribuito a organizzare la rapina, ma affermò di non aver preso parte all’omicidio e che il test del DNA lo avrebbe dimostrato. A febbraio, la TCCA (Corte penale d’Appello del Texas) aveva sentenziato che egli non aveva il diritto di ottenere un test del DNA post-condanna.
“In isolamento da oltre 2 decenni nel braccio della morte del Texas, il signor Gutierrez ha sempre sostenuto di non aver commesso questo crimine. Non ci sono prove che colleghino Gutierrez al crimine” dichiara ora l’avvocato difensore Shawn Nolan, che aggiunge: “La sua ingiusta condanna si basa esclusivamente su 2 elementi deboli: una falsa confessione estorta quando la polizia minacciò di portare via i figli di Gutierrez e minacciò sua moglie, e un testimone inaffidabile. Tale testimone affermò di aver visto Ruben Gutierrez nella zona del crimine al momento in cui fu commesso, ma l’affidabilità di questa identificazione è stata seriamente messa in discussione dal parere degli esperti”.
Gli avvocati di Gutierrez il 2 giugno avevano presentato una mozione alla TCCA affermando che il loro staff non sarebbe stato in grado di condurre le indagini necessarie nelle settimane precedenti l’esecuzione.
Gli avvocati avevano anche presentato una richiesta di clemenza alla Commissione delle Grazie del Texas esprimendo preoccupazione per la salute e la sicurezza della squadra di esecuzione e della popolazione carceraria durante la pandemia.
Martedì 9 giugno una giudice federale ha disposto la sospensione dell’esecuzione. “La Corte conclude che Gutierrez ha mostrato una probabilità di successo sulla base di almeno una delle sue affermazioni sul DNA o sulla camera di esecuzione”, ha affermato la giudice della Corte federale distrettuale Hilda Tagle.
Ma due giorni dopo il Procuratore Generale del Texas, Ken Paxton, ha chiesto di revocare la sospensione dell’esecuzione, e il giorno successivo la competente Corte federale d’appello l’ha in effetti revocata. In un’opinione scritta, i giudici di tale corte hanno dichiarato che la giudice della Corte distrettuale “aveva abusato della sua discrezione” perché le sue affermazioni sul DNA erano “prescritte e non meritevoli”. I giudici hanno scritto che Gutierrez non è riuscito a dimostrare come il test del DNA richiesto avrebbe dimostrato la sua innocenza “in tale data tardiva”.
L’avvocato Nolan ha subito inoltrato un altro ricorso: il 15 giugno ha contestato il divieto di accesso alla camera della morte di un cappellano, secondo le regole adottate lo scorso anno dal Dipartimento di giustizia penale del Texas, affermando che questo divieto viola i diritti religiosi del condannato. Nell’aprile 2019 il Texas ha infatti vietato a tutti i cappellani di qualsiasi religione di entrare nelle camere di esecuzione dello stato, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva sospeso l’esecuzione del condannato a cui era stato impedito di avere un consigliere spirituale buddista presente (1).
Secondo i nuovi protocolli texani, i cappellani del carcere sono disponibili per i detenuti fino a quando non vengono trasferiti nella camera di esecuzione. Ministri e consiglieri spirituali possono solo osservare le esecuzioni dalle stanze dei testimoni. La negazione di un cappellano ha indotto i leader cattolici del Texas ad intervenire contro l’esecuzione di Gutierrez. In un messaggio depositato presso la Corte d’Appello del Quinto Circuito degli Stati Uniti, la Conferenza episcopale cattolica del Texas ha chiesto che Gutierrez possa avere accesso a un sacerdote durante la sua esecuzione. “Negare a un prigioniero di fronte a un’esecuzione imminente l’accesso alla guida e all’accompagnamento spirituale e religioso è crudele e disumano” ha affermato il vescovo di Brownsville Daniel Flores.
La CMN (Catholic Mobilizing Network), organizzazione cattolica statunitense che lavora per porre fine alla pena di morte e promuovere la giustizia riparativa, si è unita alla Conferenza dei vescovi cattolici del Texas per opporsi al cambiamento nei protocolli di esecuzione attuati lo scorso aprile. “I cattolici e le persone di tutte le fedi dovrebbero essere profondamente turbati dalla volontà del Texas non solo di giustiziare Ruben Gutierrez, ma anche di negargli la presenza di un consigliere spirituale” ha commentato Krisanne Vaillancourt Murphy, direttrice esecutiva della CMN. “La nostra fede insegna che la pena di morte è sempre inammissibile perché è un attacco all’inviolabilità della persona. Questa ulteriore infamia di vietare un accompagnamento spirituale ignora palesemente la sacra dignità della persona umana”.
Gutierrez ha una sostenitrice molto agguerrita: la star Kim Kardashian West (NELLA FOTO QUI sOTTO) che ha chiamato il governatore del Texas, esortandolo a intervenire per salvare la vita al prigioniero. La Kardashian, protagonista di un reality show televisivo, negli ultimi anni è diventata uno dei capisaldi della lotta per la riforma legale negli Stati Uniti. Sta anche studiando per diventare avvocato. Kim ha dichiarato che la situazione di Ruben Gutierrez deve essere riesaminata. Il governatore del Texas non ha risposto alla sua richiesta.
Comunque, un’ora prima del momento fissato, il 16 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso l’esecuzione di Ruben Gutierrez. La sospensione è conseguita dalla battaglia legale per ottenere l’accesso dei consiglieri religiosi alla camera della morte; la Corte ha detto al giudice distrettuale di ordinare rapidamente una sentenza in appello. “Il tribunale distrettuale dovrebbe determinare prontamente, sulla base di qualsiasi prova fornita dalle parti, se si verificherebbero seri problemi di sicurezza se un prigioniero, che stia per essere giustiziato, fosse autorizzato a scegliere il consigliere spirituale che desidera avere durante l’esecuzione” si legge nella sentenza.
Ovviamente il procuratore distrettuale della contea di Cameron, Luis Saenz, ha dichiarato di essere rimasto deluso dalla Corte Suprema che ha ritardato l’esecuzione di Gutierrez, poiché alla famiglia della vittima “è stata nuovamente negata la giustizia”.
“Come procuratore, questo non cambia nulla. Ritarda solo il suo destino finale” ha scritto Saenz in una nota. Secondo lui, la richiesta di test del DNA è uno “stratagemma” e Gutierrez è stato condannato sulla base di varie prove, tra cui una confessione.
Invece Kim Kardashian West ha salutato con entusiasmo la decisione e tramite i social media ha ringraziato la Corte Suprema.
Quindi Gutierrez è salvo per il momento e speriamo che, mentre verrà dibattuta la questione degli assistenti spirituali, egli possa ottenere il test del DNA che potrebbe scagionarlo.
LA PRESENTAZIONE DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO” (a seguire il sommario del numero 272)
Il primo articolo parla della definitiva sconfitta di coloro che si sono opposti alla ripresa delle esecuzioni capitali nella giurisdizione federale degli Stati Uniti d’America. Dopo 17 anni di moratoria è stata programmata una serie di esecuzioni. Si comincerà col somministrare l’iniezione letale a Daniel Lee il 13 luglio.
In Texas Ruben Gutierrez si dichiara innocente, eppure dopo una serie di ordini e di contrordini è arrivato ad un’ora dall’esecuzione il 16 giugno. Egli è ancora in vita per un motivo che non ha niente a che fare con la sua innocenza: le nuove disposizioni riguardanti le esecuzioni capitali in Texas vietano l’accesso nella camera della morte di un cappellano.
Siamo convinti, come il nostro amico floridiano Dale Recinella, che James Dailey, condannato a morte in Florida, sia del tutto innocente. Eppure a Dailey il 29 maggio scorso è stato negato un nuovo processo ed egli è a rischio di imminente esecuzione.
Fra le notizie che possiamo considerare positive vi è l’indennizzo milionario che hanno ricevuto due cittadini della Florida riconosciuti innocenti e liberati dopo 43 anni di detenzione.
Negativa, per non dire allucinante, è la notizia che l’Ohio è stato autorizzato a ripetere l’esecuzione “mal riuscita” di Rommel Broom. Costui nel 2009 sopravvisse a due ore di sanguinosi inutili tentativi di inserirgli nelle vene l’ago per la somministrazione delle sostanze letali…
Vi ricordo che gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org
Giuseppe Lodoli
per il Comitato Paul Rougeau
SOMMARIO
Trump ha vinto: riprenderanno a breve le esecuzioni federali
Ad un’ora dall’esecuzione Ruben Gutierrez si salva in Texas
In Florida negato un nuovo processo a James Dailey
Arkansas: l’uso del midazolam per uccidere non è anticostituzionale
Nuova condanna capitale per Osgood che vuole essere ucciso in Alabama
Florida: indennizzi milionari a due condannati innocenti
Dopo 40 anni Bobby Moore torna in libertà in Texas !
Non riuscirono ad ammazzare Romell Broom in Ohio: possono riprovarci
Sette stati USA hanno compiuto esecuzioni nel 2019
Notiziario: Iran, Pennsylvania, Somalia
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 giugno 2020
Scriveteci all’indirizzo paulrougeau@tiscali.it per comunicarci il vostro parere su quanto scriviamo, per chiederci ulteriori informazioni riguardo ai temi trattati, per domandarci dell’andamento delle nostre campagne in corso, per esprimere il vostro accordo o il vostro disaccordo sulle posizioni che assumiamo.
Pagina Facebook: Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte
AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI
È di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.
Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
Cercate soci attivi. Chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.
Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al seguito di soci già esperti.
Cercate amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e materiale promozionale, organizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi ecc.
Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’iscrizione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!
ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU
Per aderire al Comitato Paul Rougeau invia un messaggio e-mail all’indirizzo prougeau@tiscali.it con una breve autopresentazione e con i tuoi dati. Appena puoi paga la quota associativa sul c. c. postale del Comitato Paul Rougeau.
Le quote associative annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario € 35
Socio Sostenitore € 70
L’edizione e-mail del Foglio di Collegamento è gratuita per tutti, soci e non soci, chiedila a: prougeau@tiscali.it
Versa la tua quota associativa sul c. c. postale n. 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau oppure sull’IBAN: IT31Q0760112600000045648003, specificando la causale.