Per non arrivare mai
di Sergio Mambrini
Il viaggio più bello…
Il viaggio più bello
è privo dell’ inizio:
senza partenza è meglio.
Il viaggio più lungo
non ha approdo:
non arriva in alcun luogo.
L’aspirazione è non aver meta,
come le stelle in cielo
come la cometa.
Per noi brillano con insistenza.
L’unico progetto
è mostrare la loro esistenza.
Lentamente.
Camminando o pedalando
rifiutando alleanze inutili al viaggio.
Privi di bagagli superflui
per passare, senza fatiche, tutte le dogane.
Avanzare lentamente
al fine di guardar meglio il mondo sconosciuto, quello bello e quello brutto.
Strade, ponti e monti.
Poi, insieme al fiume, andare al mare
per entrare nel suo liquido salato.
Cercare analogie
di liquidi del passato.
Piacevolmente stanchi.
Al sole
asciugare la pelle
e scaldare le ossa.
Poi, darsi una mossa.
Ripartire verso nuovi incontri
senza cercare
chi trovare.
Muoversi ogni volta che le gambe spingono.
Seguire il loro passo
giusto o incerto.
Imparare dalla bici
la cui ruota gira senza inizio.
Ogni punto è il primo e l’ultimo.
Tocca terra con uno solo, eppure ci sostiene.
Rotolando ci sposta
e nessun punto è più importante d’ogni altro.
E’ il suo movimento
continuo
che mantiene l’equilibrio.
Con leggera inconsistenza
dissolve ogni partenza.
Solo così esiste un senso.
Importante è quanto non si vede,
attrae ed interessa quel che non si conosce.
Pur essendo d’acciaio e gomma
quel che la fa giusta
è d’esser utile e veloce,
ancor più ridente
nel compiuto equilibrio del suo andare.
Queste doti, invisibili
impalpabili,
si mostrano soltanto
quando vengono evocate.
Dà anima alla bici
l’azione sui pedali.
Quel che conta veramente
è star dritti in equilibrio,
altrimenti
velocità ed utilità
saranno solo apparenti.
La bici si usa,
è meglio,
sapendola usare.
Solo la calma lenta
caverà da quell’acciaio
intero l’utile esprimibile.
Non ci sono traguardi
e nemmeno corse.
Solo percorsi.
La direzione conta
in verità.
L’autentica bellezza non sta
nell’arrivare, piuttosto nel pedalare.
Il valore della spinta resta
negli incontri non attesi.
Agognati.
Amati.
Gambe care che ci spostate,
siate generose!
Non lasciateci nel dubbio del movimento
(che tormento !)
non induritevi nello sforzo
dell’inutile gara.
Anticipate la nostra presenza.
Aiutateci nel viaggio
che non conoscete.
I nostri piedi saranno
la vostra guida
e sostegno
dell’intera anima nostra.
Suvvia!
Mostrate che siam ben vivi.
Siate voi
il segno divino
della vita in terra.
Muovetevi, muovetevi, muovetevi.