PER UN PUGNO .. .. DI POESIA
Sandro Sardella su «Quello che conta» di Jack Hirschman
nella confusione degli eccessi tecnologici nell’incapacità di
trovare il senso smarrito del dialogare del sognare .. il balenio
di uno sguardo che affonda in una raccolta di poesie che
tagliano il tempo nel cuore dell’impero d’occidente .. versi per
andare oltre il secolo .. per un’altra umanità .. parole segni
codici per una appartenenza alla natura .. contro la morte della
guerra .. la miseria dello sfruttamento .. la devastazione del
consumismo .. l’arroganza del potere .. poesie potenti di una
dignità umile .. insorgono .. cercando .. favorendo quel flusso
di colori e luci per una nuova vitalità esistenziale .. una cultura
che abbraccia la vita con un’attenzione febbrile innervata da
una tensione dei muscoli del corpo della mente .. parole che
fermano silenzi e grida .. parole urgenti e necessarie .. ..
“QUELLO CHE CONTA” (“The Bottom Line”) – Multimedia Ed.
Salerno – 2018 .. ..
“The Bottom Line” pubblicato negli USA da Curbstone Press nel
1988 e .. in Italia da una piccola casa editrice bolognese (Editoriale
Mongolfiera) nel 1990 con traduzione italiana di Bruno Gullì .. un
libro ormai introvabile .. viene riproposto .. con qualche revisione
e correzione di Raffaella Marzano .. e con una bellissima esplosiva
copertina dello stesso Hirschman .. ..
Squatters
Ho attraversato portoni:
i palmi aperti,
i capelli mossi,
la rinuncia ribelle
di un fratello abbreviato,
ehi, fra’
mi puoi …?
dare un?
e quale donna ormai
si sbellica di risate
per un bambino bello e tondo
che le saltella in braccio?
Lo sanno tutti che è il governo
a praticare realmente l’aborto.
La bandiera rossa
che sventola alla brezza
la bandiera piena di buchi
come gli occhi di zombi fuggiaschi,
la bandiera vecchia come terremoti
crivellata di visi
percossi.
Nel suo piegarsi gli squatters
trovano fedeltà.
Buchi obsoleti dei nodi di una povera
partita al pallone che ancora respira.
Assi di legno
dei letti primordiali.
Le schegge dei muri che ancora
che sfidano la malattia
degli ospedali grattacielo.
Il vicinato fuggitivo.
Nei silos abbandonati,
clarinetti scoppiati delle città,
vengono con martello
e falce, chiavi inglesi
e chiodi;
a Frisco, in Azania, in Francia,
ad Amsterdam
l’esercito dei senzatetto
fissa un cuneo
di lotta e resistenza
che fa sì che il legno
si allinei presto con loro
e l’aria getti
una pelle di fiamma
attorno alla loro
musica. C’è uno scroscio
di graffiti tonanti
scritto sul lato sinistro
di questo esercito:
Non ci suicideranno i grattacieli!
Il buco nel muro è un pannello
segreto!
Arde sottoterra la candela!
*
Vladimir Majakovskij
Tu, tuono e turbine della
bandiera di sangue e rose,
impastatore del pane della poesia,
compagno immortale di ditirambi
e libertà,
tu la cui vita suicida
porto come forgia,
che per primo hai percorso a grandi passi
le strade del nostro secolo,
ahi, sei stato il primo
a cantare nei bassifondi della miseria
e tra molecole incatenate
a mille ieri,
hai ripulito l’impasto della storia
dalla bocca di obese menzogne,
servo della rivoluzione,
tu che, tra gli uomini, hai aggredito
le labbra pallide della neutralità
e dell’apatia,
non come prigioniere di un vile destino,
non come semblable
ma come spina e momento
di massa ed energia
che annunciano i totem torreggianti
dell’umanità liberata dalla capanna,
tu russo più americano
che inglese,
ti distruttore del sabbath
e livellatore del nullismo
e delle insensatezze religiose,
ti ho estratto così tante volte
la pallottola dal cervello
che ho potuto nutrire cento
lotte armate col tuo sogno.
Quello che conta è aver chiaro un concetto: che mai possono le “giaculatorie pseudo-politiche” dei nostri governanti -produttrici di pronitudine e divisioni-al confronto della poesia in maggiore di Jack Hirschman? Lui, il poeta errante e laureato e disobbediente e disvelatore, è capace di dare dignità, voce e cromatismo alla realtà in minore emarginata, beffata, magamatica, dannata, rielaborando artisticamente il dire compenetrandolo al fare. Il suo canto di liberazione vola alto, ben oltre le sedi di un’accademia letteraria che ignora i poveri e che ormai fa solo il verso a se stessa, così incapace di leggere la realtà e di passare dalla pagina scritta alla vita e viceversa. Se all’arte è preclusa la possibilità di elaborare scenari futuribili, di denunciare, di conbattere, di annunciare l’estetica della trasformazione, si rientra nel canone dell’ornamento. A Jack vuoi che interessi il fronzolo? Lui è e resterà; tanti altri passeranno: la brace cova sotto la cenere! Grazie Sandro, alla prossima. Michele.