Per una cultura della pace e del dialogo
Azzurra Scattarella intervista Laura Tussi, una scrittrice dal cuore pacifista (*)
Il tuo nuovo libro «Educazione e pace: dalla Shoah al dialogo interculturale» (Mimesis) tocca temi scottanti, ti sei documentata a lungo?
«Il libro prende forma attraverso i miei studi universitari, da cui ho tratto un primo libro “Memorie e Olocausto”, edito da Aracne nel 2009 e presentato da Moni Ovadia in pubblico (è visibile in Youtube). Gli approfondimenti a questi due testi sono stati condotti presso gli archivi della fondazione Cdec – Centro documentazione ebraica contemporanea – di Milano e tramite gli studi psicopedagogici nell’ambito della formazione e dell’educazione degli adulti, presso l’Università statale e l’Università Bicocca di Milano. Il tema della Shoah in questi testi è trattato dal punto di vista pedagogico in quanto è importante attualizzare insieme la memoria, per comprendere le origini della crisi strutturale attuale, e le dinamiche dell’esclusione e della demonizzazione dell’altro. Con questi libri intendiamo fare insieme memoria perché il diverso, l’ultimo, l’escluso, l’emarginato, il più debole, il più fragile non diventino vittime del becero ricatto capitalista e iperliberista dell’esclusione, della ghettizzazione e del razzismo. Ho scritto altri due libri su questi temi: Il pensiero delle differenze. Dall’intercultura all’educazione alla pace (Aracne 2011) e Il dovere di ricordare. Dalla Shoah all’attualità dell’intercultura (Aracne 2010) e sono coautrice del terzo volume del progetto “Camminare nella libertà” (Edizioni Paoline): quest’ultimo progetto elabora i Dieci Comandamenti da un punto di vista originale, non religioso, collegato anche alle differenze di genere, a partire dall’analisi approfondita del “Decalogo” filmico di Krzysztof Kieślowski». |
La memoria storica relativa alla Shoah è un tema che senti vicino alla tua sensibilità?
«Sento vicino il tema dell’Olocausto perché mi pongo in dovere di comunicare una tragedia che purtroppo si reitera e si ripresenta nelle vicende umane. Occorre pensare ai genocidi dell’Africa (Rwanda, Congo, Nigeria, Somalia eccetera) e alle cosiddette e surrettizie “guerre umanitarie” che provocano genocidi e sono manovrate dai vertici dei poteri mondiali e internazionali. Sono promotrice, con Fabrizio Cracolici, presidente dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) di Nova Milanese, del progetto “Per non dimenticare” sulla memoria storica dell’antifascismo, della Resistenza e delle deportazioni di civili per motivazioni politiche e razziali nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti, i famigerati lager o campi della morte: attualmente “Per non dimenticare” consta di un archivio storico audiovisivo di oltre 200 videotestimonianze di deportati provenienti da tutte le regioni d’Italia».
Hai mai visitato Gerusalemme o le terre di Israele?
«Sono stata a Tel Aviv, a Gerusalemme, a Betlemme, nella striscia di Gaza, in Palestina, in un viaggio-studio quando avevo 17 anni con mia madre. Ho potuto ammirare nei vari luoghi di culto la convivenza di pluralità di simboli sacri appartenenti alle più svariate fedi, ai più particolari culti e alle religioni monoteistiche. Sembra impossibile che tanta bellezza artistica, culturale e cultuale possa in realtà far emergere verità conflittuali che sfociano in atrocità e in guerre perenni. Ho trattato le tematiche del dialogo interreligioso e interculturale nel libro “Sacro” edito, nella collana “Parole delle fedi”, dalla Emi, con l’introduzione di Brunetto Salvarani, direttore della rivista CEM Mondialità».
Da anni fai parte di PeaceLink, un’associazione nata nel ’92 che riunisce volontari, insegnanti ed educatori per promuovere un dialogo sulla pace e sulla cooperazione. Come ti sei imbattuta in PeaceLink?
«Sono stata coinvolta nel 2009 da Alessandro Marescotti, punto di riferimento nel panorama italiano della nonviolenza e della lotta contro l’inquinamento industriale, in prospettive di sviluppo ecosostenibile ed equosolidale. Marescotti, che vive a Taranto, è venuto a conoscenza dei miei studi, dei libri e del mio impegno sociale».
Recentemente hai partecipato alla rassegna di Teatro civile “La città dei narratori”, organizzata dall’associazione milanese Ponti di Memoria. Com’è nata questa collaborazione?
«Tramite l’ideatore e presidente dell’associazione, Daniele Biacchessi, caporedattore di Radio24-Ilsole24ore, con cui condivido l’impegno e la passione per la ricerca e per la memoria storica delle stragi nazifasciste e di quelle contemporanee, impunite e irrisolte, della storia d’Italia, di evidente matrice neofascista. Per questo organizziamo insieme, in collaborazione con vari enti e istituzioni, le presentazioni dei nostri libri».
Qual è stato il tuo contributo specifico a questa rassegna?
«La presentazione dei nostri libri e non ultimo il libro scritto in tandem con Fabrizio Cracolici, dal titolo “Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del partigiano Emilio Bacio Capuzzo” (Mimesis 2012) legandoci anche al progetto “Le città della memoria”, una rete di amministrazioni italiane ed europee che presentano sul proprio territorio “i segni dei tempi” di un passato storico riconducibile alla Seconda guerra mondiale».
Sei una persona impegnata, sia dal punto di vista creativo che etico. Nel nostro Paese senti di esser parte di una minoranza attiva o di una grande collettività?
«Sembrano poche le persone realmente impegnate, ma durante i nostri eventi, gli incontri – per esempio con Emergency, con l’Anpi e altre associazioni – ho potuto incontrare persone, insegnanti, educatori, operatori di pace molto attivi e sentitamente impegnati su nonviolenza, pacifismo, solidarietà e condivisione con l’altro, il diverso, l’ultimo, l’emarginato, il più debole, il più fragile, come insegna don Andrea Gallo».
Che progetti hai all’orizzonte?
«Da tempo scrivo e collaboro con le riviste “Scuola e Didattica”, “Scuola Italiana Moderna” e “Scuola Materna” edite da La Scuola. Il mio prossimo progetto è un libro sull’educazione alla pace con contributi, spunti e riflessioni che aprono a concetti di ampio respiro sul valore dell’antifascismo, contro ogni razzismo, contro l’intolleranza e ogni tipologia di stereotipo e pregiudizio sociale, che purtroppo ancora permangono e si manifestano prepotentemente nella vita quotidiana della nostra società. Il libro sarà corredato dalle riflessioni di Alberto L’Abate, Alessandro Marescotti, Nanni Salio, Olivier Turquet, Alfonso Navarra, Daniele Novara, Giovanni Sarubbi, Giulio Giorello e molti altri».
(*) Ecco una sintesi dell’intervista che è già uscita su Vorrei (rivista di Monza), Il dialogo-org, Peacelink e altre testate.
Per ulteriori informazioni: