Per una dialettica di pace…

dalla memoria storica a prospettive alternative di futuro

di Laura Tussi e Alfonso Navarra (*)

stephaneHASSELL

Il progetto istituzionale delle città di Nova Milanese e Bolzano, dal titolo emblematico «Per non dimenticare», consiste in un grande impegno di ricerca collettivo dal basso, in collaborazione con le istituzioni e le amministrazioni, sui temi riguardanti la Resistenza, la memoria, l’antifascismo, la deportazione e la Liberazione. La missione di questo progetto è racchiusa nei libri prodotti al suo interno, editi da Mimesis Edizioni, tra cui ricordiamo «Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo».

«Il dialogo per la pace» richiama a un impegno all’interno degli ambienti Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), nell’associazionismo sociale e culturale e nella scuola in primis per attualizzare e realizzare il monito di Stéphane Hessel, partigiano, deportato, padre costituente dell’Onu, ispiratore del movimento degli Indignati e di Occupy Wall Street, presidente del tribunale Russell per la Palestina.

Di Hessel raccogliamo in particolare gli appelli «la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere» e «Esigete! un disarmo nucleare totale» (Ediesse, 2014) che si rivolgono alle giovani generazioni di tutto il mondo per l’impegno e la militanza rispetto a un nuovo antifascismo che impari a percorrere le vie della nonviolenza e del disarmo nucleare per contrastare lo strapotere dei mercati dell’alta finanza intrisi del dogma neoliberista.

Il nostro contributo si focalizza su un’innovativa Pedagogia della Resistenza: «creare è resistere, resistere è creare» (sempre Stéphane Hessel), che porti a riconoscere l’essere umano quale appartenente a un’unica razza e famiglia: quella umana.

Per questo motivo riteniamo essenziale che l’Onu, sulla base di una proposta dello Stato francese, adotti una «Dichiarazione dei diritti dell’Umanità», che si affianchi a quella dei “Diritti dell’Uomo” completandola e coronandola; e in questa dichiarazione, come sostengono i “disarmisti esigenti”, obiettori di coscienza alle spese militari e nucleari, che si sono battuti in particolare alla COP 21 di Parigi su questo punto, deve essere certificato nero su bianco che la sovranità degli Stati non può essere esercitata creando le condizioni dell’«ecocidio»: è un diritto dell’umanità poter sopravvivere e vivere senza la minaccia della guerra nucleare e senza la minaccia della catastrofe ecologica innescata dal riscaldamento globale.

Gli ideali di Hessel hanno trovato eco anche nel giovane martire della pace, Vittorio Arrigoni, di cui ricordiamo la frase-simbolo «Restiamo umani». Il motto, che facciamo nostro, insegna a continuare a credere convintamente in un mondo e in un’impostazione libera di pensiero che vadano oltre le barriere, i limiti, i confini, le bandiere; oltre le ideologie e il manicheismo dei blocchi e degli schieramenti continentali che vorrebbero dividere il mondo in bene e in male, quando l’unico e vero nemico comune dell’umanità sono la miseria, i problemi legati alla pace, al disarmo, al lavoro, allo Stato sociale, all’ambiente, all’ecologia, ai beni comuni.

Ormai, a 70 anni da Hiroshima e Nagasaki, a circa 30 anni da Chernobyl, a 4 anni dalla catastrofe di Fukushima, non si tende – in Italia e nel mondo – a un modello energetico alternativo e rinnovabile, ma si continua a puntare sul nucleare sia civile che militare.

In Italia nel 2011 il referendum contro il rischio nucleare si è affermato, ma si ammodernano ancora le B61, bombe nucleari statunitensi stoccate nelle basi Nato di Ghedi e Aviano, e si acquistano e si ammodernano gli F35, aerei cacciabombardieri atti al loro trasporto. Per questo, proprio a partire dagli appelli di Stéphane Hessel e dall’impegno dei “disarmisti esigenti”, sosteniamo che la dipendenza dai combustibili fossili, dal carbone, dal petrolio, dal nucleare, sia alla base di un modello sociale predatorio e insostenibile che è causa principale di violenza, guerre, stragi, morte.

Oggi è quanto mai necessario lottare e impegnarsi per salvare il clima e la pace e per costruire una conversione ecologica fondata su un modello energetico decarbonizzato e denuclearizzato, totalmente rinnovabile, ossia pulito, democratico e socialmente giusto.

Su questi impegni chiamiamo a confrontarsi le associazioni, i sindacati di base, i gruppi e i movimenti per creare insieme un’alternativa all’austerità e al neoliberismo predatorio e accumulatorio, per le nostre libertà che consistono nella difesa dei beni comuni, nella cultura e civiltà di pace, nella rivoluzione femminista, nonviolenta e ecopacifista, per elaborare insieme una nuova internazionale dei diritti umani, dei popoli, dell’umanità, come si è cercato di stabilire a Parigi nella COP21 del 2015.

Un nuovo mondo è possibile imparando a percorrere insieme il cammino della nonviolenza per salvare il clima e la pace, tramite la denuclearizzazione sia civile che militare e il disarmo nucleare.

Nella «Carta dei diritti dell’umanità» – e, nello specifico, nella “Dichiarazione universale dei diritti e dei doveri dell’umanità” proposta dallo Stato francese alla COP21 di Parigi – la delegazione italiana dei disarmisti esigenti, sulla scorta degli appelli di Stéphane Hessel, forti di una mozione approvata dal Parlamento italiano il 26 novembre 2015, ha proposto di inserire un esplicito riferimento alle eliminazione di qualsiasi minaccia connessa con una guerra nucleare e la definizione giuridica universale di ecocidio, con la conseguente costituzione di una corte internazionale sui crimini ambientali.

Per nonviolenza intendiamo la collaborazione e la cooperazione sui diritti umani con una sicurezza degli Stati non armata, basata sulla difesa popolare nonviolenta e sui corpi civili di pace. Per nonviolenza non si intende passività, lassismo, rassegnazione, viltà, debolezza, ma unità popolare, nella cooperazione, interdipendenza, solidarietà fra genti, popoli, minoranze con la forza dello slogan «proletari di tutti i Paesi unitevi». L’unità popolare, appunto, per disarticolare la catena di controllo del sistema di potere e agire in modo preventivo per prevenire le guerre e i conflitti, lavorando a livello capillare affinché le convenzioni internazionali mettano al bando le armi di distruzione di massa chimiche e nucleari.

I partigiani antifascisti hanno resistito contro un regime subendo torture e deportazioni. Hanno scritto, nella Storia, la parola “fine” a tutte le guerre: questo era il loro sogno. Non volevano diventare esempio, pretesto, giustificazione per ulteriori massacri, stragi, violenze e guerre, ma hanno donato al mondo la Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948; non hanno sostituito una dittatura con un’altra, un fanatismo ideologico con un fanatismo ideologico peggiore, come vogliono invece i vari insorti e ribelli delle cosiddette e surrettizie guerre umanitarie contemporanee manovrate dai vertici del potere mondiale e internazionale, che ci stanno conducendo a una guerra permanente, a un terzo conflitto mondiale.

Tramite i mass media, rispetto alle cosiddette “missioni di pace”, vengono taciuti i costi, le vittime, i retroscena economici, geostrategici, militari e di controllo delle risorse, la violenza e la morte. Le cosiddette “missioni di pace” sono incompatibili con l’articolo 11 della Costituzione. Per avviare percorsi di pace, sono necessari processi di coscientizzazione e di informazione sulla guerra sdoganata per missione umanitaria.

Al contrario, i Paesi dell’Unione europea, agganciati al carro Nato guidato dagli Stati Uniti, proseguono le guerre, il riarmo e le spese militari; nel mondo aumentano e fomentano guerre, miseria e pericoli estremi per l’umanità; così la vita, la dignità, e i diritti umani vengono sempre più umiliati calpestati, negati. Purtroppo si sta realizzando quanto il movimento altermondialista della nuova globalizzazione prevedeva: se non cambieremo il modello di sviluppo, se non impediremo il dominio della finanza sull’economia reale e se non freneremo il processo di concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, andremo incontro a una crisi economica, ecologica, strutturale, ma anche etica e di valori senza precedenti che ci precipiterà nella barbarie.

Dunque risulta quanto mai necessaria un’insurrezione etica delle intelligenze e delle coscienze, in difesa delle vite umane, della legalità e della democrazia, per richiamare l’Unione europea e gli Stati membri al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Carta dei diritti dell’unione europea e, questo vale in particolare per il nostro Paese, con la sua Costituzione. Invece si prosegue in una politica assassina e razzista, provocando la morte di innocenti nel Mediterraneo e impedendo da chi è in fuga da guerre, dittature, terrorismo e disastri ambientali di arrivare in Europa in modo legale sicuro, trovando accoglienza, assistenza, solidarietà.

Come recita l’appello: «ESIGIAMO!» che abbiamo promosso insieme a PeaceLink (suhttp://www.peacelink.it/pace/a/40614.html – http://www.peacelink.it/pace/a/40293.html): «Esigiamolo, questo cambiamento, ed otteniamolo subito per dare una reale opportunità, mediante la continuazione del flusso della vita e del progresso sociale, alla pace, nella giustizia: quel sogno collettivo di fratellanza che da sempre è nel cuore del genere umano».

(*) su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pace/NotizieC_1451413532.htm

 

 

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