Perchè il caso Zaki infastidisce Draghi
di Gianluca Cicinelli
Non si può chiedere a un banchiere sensibilità sui diritti umani. Troppo crudo? Sempre meno di chi baratta diritti umani in cambio di soldi. La delusione per il comportamento di Mario Draghi sul caso di Patrick Zaki – il ricercatore presso l’Università di Bologna, 27 anni, arrestato senza un motivo particolare in Egitto e lì interrogato, torturato e detenuto dal 7 febbraio 2020 – è fuori luogo in quanto risponde a logiche economiche che dei diritti umani da sempre si fanno beffa. Il Parlamento ha dato al governo un’indicazione precisa votando per la concessione della cittadinanza italiana allo studente egiziano. Mario Draghi ha fatto invece sapere che è un’iniziativa del Parlamento e il governo non ne è coinvolto. E non sarà il carattere dittatoriale del regime di Al Sisi a far cambiare opinione a Draghi, che aveva chiamato “dittatore” il turco Erdogan, ma ribadendo che ciò non ferma gli importanti affari economici e militari con la Turchia. E lo stesso vale per l’Egitto naturalmente, anzi vale anche di più.
Breve ripasso. Le esportazioni italiane verso l’Egitto, nel 2020, hanno raggiunto il valore di 3 miliardi di euro, con un aumento del 27,4% rispetto al 2019, dopo due anni consecutivi di decrescita. Secondo i dati Istat e dell’Istituto per il Commercio Estero, l’impennata più consistente riguarda i mezzi di trasporto aereo e navale, da 17,91 milioni di euro nel 2019 a 437,08 milioni nel 2020, un aumento del 2000%. Alla base di questo incremento c’è la vendita di due Fregate Europee Multi- Missione, Fremm, la cui responsabilità è del governo Conte. In quell’occasione Conte stipulò un accordo militare con il regime di Al Sisi per 9 miliardi di euro, ma sarebbe sbagliato soffermarsi soltanto sugli armamenti, perchè negli scambi complessivi con l’Egitto l’Italia è al settimo posto tra i partner commerciali di quel Paese con 866,22 milioni di euro di esportazioni soltanto per macchinari e apparecchiature non militari.
Quando questi accordi sono stati stipulati era (ed è) ancora forte in Italia l’indignazione per le bugie e la complicità del governo egiziano nell’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni dopo essere stato rapito e torturato. Secondo il Parlamento Europeo l’omicidio Regeni si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute in tutto l’Egitto negli ultimi anni . In questo solco dunque si colloca l’immotivata detenzione di Patrick Zaki. Come si evince dal quadro descritto il comportamento del governo italiano è stato uguale sia nel confronto di un cittadino italiano a pieno titolo che nel caso del ricercatore nato in Egitto, ammesso che questo conti qualcosa per chi ha a cuore i diritti umani nel loro complesso.
“Il governo in aula al Senato si è impegnato, con tutte le riserve del caso, ma si è impegnato a concedere la cittadinanza – ha dichiarato Riccardo Noury portavoce di Amnesty International – se ora si tira indietro dopo due giorni è un brutto segnale francamente”. Sulla sua posizione anche molti deputati del Pd e di M5S oltre al portavoce di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “Il voto del Senato sull’odg impegna il governo su 5 punti a partire dal conferimento della cittadinanza italiana”. Il segretario del Pd Letta sembra voler dare seguito alla decisione del Parlamento e il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova sostiene che “Il governo darà seguito all’impegno preso”. L’ottimismo non è tuttavia il sentimento dilagante in questa vicenda, soprattutto dopo il vergognoso comportamento dei nostri governi nel caso Regeni, con la diplomazia italiana che per salvaguardare il traffico di armi italiano verso l’Egitto si è lasciata umiliare più volte senza reagire dal regime di Al Sisi.