Perché odiano Carola

di Antonio Mosca (tratto dal sito jacobinitalia.it)

Nelle spropositate e violente reazioni contro Carola Rackete si ritrova la classica ideologia piccolo-borghese tanto cara a chi ci governa. Serve solo a esorcizzare la paura che possano esistere comportamenti non orientati alla ricerca del profitto

Il copione è sempre lo stesso: una Ong salva un gruppo di migranti nel Mar Mediterraneo; Salvini, impedendo alla nave di entrare in acque territoriali italiane e far sbarcare i naufraghi-migranti a bordo, ne approfitta per sollevare un polverone mediatico volto a distrarre la popolazione dai problemi veri che attanagliano il paese; l’opposizione, dagli antifascisti-ma-non-troppo del Pd alla sinistra radicale, manifesta solidarietà all’equipaggio e ai migranti reduci da indicibili violenze subite nei lager libici; Salvini replica di pensare piuttosto ai Cinque milioni di poveri italiani, e giù applausi scroscianti, virtuali ma non solo, da parte dei suoi sostenitori, pronti a rilanciare via social il frame della guerra tra poveri che tanto successo garantisce ai partiti xenofobi di tutto il globo. 

È esattamente ciò che è accaduto in questi giorni sulla vicenda SeaWatch 3. A cui stavolta si è aggiunta una martellante campagna di denigrazione nei confronti di Carola Rackete, la capitana della nave, accusata di essere una ricca e viziata che gioca a fare la ribelle con i soldi di papà. Eppure, quando qualche illuminato imprenditore nostrano sposta la sede fiscale all’estero per pagare meno tasse o licenzia in blocco un certo numero di lavoratori gettandoli sul lastrico insieme alle rispettive famiglie non vediamo nessuno, da Salvini all’ultimo dei suoi elettori, sbraitare schiumante di rabbia: «E ai poveri itagliani chi ci penzah!». Potrà sembrare strano, ma questo atteggiamento è perfettamente coerente con l’ideologia di una piccola borghesia stracciona che rispetta, anzi adula, i ricchi proprio nella misura in cui sono diventati tali sfruttando/evadendo/speculando. In definitiva accumulando le proprie ricchezze a discapito della povera gente. Alla base vi è l’idea dell’uomo forte che si fa da sé e che ognuno di loro, abitando quel purgatorio socioeconomico che è la classe media, in fondo spera, un giorno, di diventare. Per questo è per loro inconcepibile che un ricco, o presunto tale, possa salvare vite umane mettendo a rischio se stesso da un punto di vista fisico e giuridico: se sei ricco è perché vivi di opportunità, cinismo, speculazione di ogni sorta, ergo non puoi mica fare qualcosa di «straordinario» – com’è salvare una vita umana – senza chissà quale losco interesse dietro. 

Si potrebbe obiettare, d’altra parte, che se così fosse non ci sarebbe bisogno di prendersela in questo modo con Carola Rackete. D’altronde, se quest’ultima sfruttasse davvero le sofferenze di qualche decina di diseredati in nome del profitto o del prestigio personale, tutte categorie prettamente capitalistiche, non farebbe nulla di incompatibile con questo atteggiamento, nulla che, nell’odierna giungla del capitalismo non sia consentito e da loro intrinsecamente accettato. Dove sta, allora, il punto di rottura? Perché una simile schizofrenia? Bisogna considerare due aspetti, per comprendere come in realtà questo doppiopesismo piccoloborghesesia una forma di schizofrenia solo in superficie.

In primis, per dirla con George Lakoff, i partiti conservatori/reazionari costruiscono la propria egemonia sul cosiddetto principio del Padre severo: la nazione sarebbe una famiglia, i cittadini i membri di questa famiglia, lo Stato-apparato il pater familias. Compito dei cittadini, in questa visione, sarebbe quello di impegnarsi ad aiutare la famiglia-nazione svolgendo il proprio dovere in conformità ai dettami (espressi o taciti) dello Stato-padre, profondendo al massimo il proprio impegno lavorativo-imprenditoriale in ossequio a un’etica ultralavoristica. Per raggiungere questo scopo il cittadino dev’esser pronto a «combattere» individualmente contro tutto e tutti e, soprattutto, difendere la nazione-famiglia dalle minacce «esterne».

Ora, è evidente che i migranti vengano considerati tali da una classe sociale abituata a vivere in una terra di mezzo rispetto alla quale non riesce a elevarsi e al di sotto della quale, d’altra parte, non vuole neppure scendere. I migranti, come tutti coloro che non hanno più nulla da perdere e per ciò stesso rappresentano un serio pericolo per il sistema, vengono inquadrati come coloro che potrebbero minare le piccole, insignificanti, conquiste materiali di una piccola-media borghesia la cui stella polare è solo e soltanto «la roba». Pertanto nel suo mondo ideale si può essere, anzi, si deve essere ricchi, ma finanche un ricco può diventare un problema quando fa qualcosa di concretamente «pericoloso» per questa classe sociale, laddove beninteso il pericolo avvertito può non essere reale, ma anche soltanto percepito.

Così viene vista Carola: una giovane, ricca intellettuale che, in concreto, sta portando una minaccia «esterna» dentro le sacre mura patrie, complicando ulteriormente quella guerra del tutti contro tutti in cui ci si combatte per ottenere qualche briciola dai potenti.

Il più delle volte, tuttavia, gli odiatori seriali delle Ong non sono minimamente a conoscenza delle condizioni familiari di partenza o del conto in banca dei suoi membri, e allora qui entra in gioco l’altro aspetto da considerare per comprendere la crociata in atto. Spesso, infatti, a coloro che attaccano ignobilmente persone come Carola Rackete non interessa affatto se queste siano effettivamente dei paperoni «stranamente» interessati ai drammi umanitari del mondo, e tuttavia avvertono il bisogno impellente di asserirlo, in quello che è un vero e proprio esercizio di autoconvincimento oltre a rappresentare uno strumento comunicativo utile alla loro lotta per l’egemonia culturale. Sostenere che un operatore di una Ong agisca non per spirito di umana solidarietà ma esclusivamente per interesse personale (inteso in genere come interesse economico) significa alimentare quell’idea hobbesiana che vuole la società reggersi basicamente, se non unicamente, sull’individualismo sfrenato, legittimando ulteriormente il «mors tua vita mea» tanto caro al sistema capitalistico. Ripetere a se stessi un siffatto refrain è anche un modo per esorcizzare la paura che possa esistere un mondo diverso, migliore, estraneo alle logiche di profitto o, a seconda dei casi, un modo per assecondare la propria disillusione, per giustificare la propria disumanità spacciata per sano realismo, per scrollarsi di dosso il peso insopportabile della responsabilità per ciò che questo mondo è e per ciò che invece potrebbe essere. «Noi siamo cattivi, egoisti, arrivisti, sfruttiamo il prossimo ogni volta che possiamo ottenere qualcosa di utile per noi stessi, però oh, guarda, in fondo anche Carola lo è, lo sono tutti, quindi non venirmi a fare la lezioncina su come e quanto dobbiamo essere accoglienti, solidali, umani».

Il problema di questa piccola ragliante borghesia, come è evidente, è che non mette mai in discussione ciò su cui si fonda la ricchezza a livello sistemico, ma ne accetta i presupposti e i risvolti pratici, interiorizza lo status quo nella vana speranza di far parte degli eletti del mondo. Odiano Carola Rackete perché fondamentalmente odiano se stessi, e odiano se stessi perché semplicemente odiano la propria impotenza, frustrazione, incapacità di svincolarsi dalle gabbie ideologiche e materiali di un sistema che opprime la maggioranza delle persone, alla lunga anche quelli come loro.

Odiano le Carola di tutto il mondo perché sbattono loro in faccia che si può stare in questo folle e disgraziato mondo anche agendo incondizionatamente per il bene altrui, senza avere un tornaconto personale, senza pensare sempre e solo alle proprie tasche, come invece fanno loro credendo sia la normalità. Le odiano perché semplici azioni di buon senso come quelle della giovane capitana distruggono il loro castello di carta fatto di realismo capitalista e incapacità di ribellarsi alle ingiustizie in nome di un banale, banalissimo, principio di umanità. Le odiano perché smontano il principio thatcheriano secondo cui esistono solo gli individui (e tutt’al più le famiglie) e lo Stato, mentre in mezzo non ci sarebbe nulla. Le odiano non perché odiano i ricchi, ma perché mettono in discussione la ricchezza come sistema, come meccanismo di sopraffazione e disciplinamento degli altri – dal loro vicino di casa disoccupato al bambino senegalese dimenticato da dio – costringendo da un lato i ricchi di tutto il mondo a fare i conti con se stessi, a guardare in faccia tutto il male e la disperazione che hanno provocato, e dall’altro i piccolo borghesi, fintamente solidali con i propri connazionali più poveri, a considerare la povertà come un prodotto di questo sistema e non come un problema individuale del singolo a cui papà-Stato dovrebbe mettere una pezza con qualche sussidio da fame senza intaccare il sistema stesso. 

Odiano Carola, insomma, perché sanno che non riusciranno mai a essere come lei, perciò non resta che abbandonarsi a una triste e piatta realtà da cui non possono e non vogliono più liberarsi e che finiscono per legittimare. Facendo, come Italo Calvino aveva ben descritto ne Il sentiero dei nidi di ragno, quello che hanno sempre fatto i fascisti: utilizzare la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.

*Antonio Mosca, classe 1993, calabrese, studente di giurisprudenza a Reggio Calabria.

da qui

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

14 commenti

  • Francesco Masala

    leggo adesso quello che scrive Lucia Annunziata (e come non essere d’accordo?):

    Qualcuno abbia il sussulto, nel Governo, di fermare Salvini, per la sua stessa dignità. E per la reputazione dell’Italia. Si può sopportare, infatti, molto in politica, ma non un pagliaccio come leader.

    (https://www.huffingtonpost.it/entry/freecarola-fermate-quel-pagliaccio-di-salvini_it_5d1758eee4b07f6ca57de35f)

  • Daniele Barbieri

    Ho appena firmato la petizione “LIBERTÀ PER CAROLA, SUBITO!”
    Potete saperne di più e leggere la petizione qui:
    http://chng.it/vkJDRBKDgT

  • sergio falcone

    Ogni essere umano ha diritto alla vita…

    DELL’ALBERO E DELLA FORESTA. DIECI TESI SUL COSIDDETTO “CASO DELLA SEA-WATCH”

    1. Il cosiddetto “caso della Sea-Watch” e’ in realta’ il caso del governo italiano razzista e golpista che omette di soccorrere i naufraghi e perseguita e sabota chi salva le vite nel Mediterraneo.
    2. Perche’ il nocciolo della questione e’ il seguente: a milioni di esseri umani in fuga dall’orrore e dalla morte (ovvero in fuga dai disastri ambientali, dalla fame, dalle guerre e dalle dittature che nel Sud del mondo sono l’effettuale, cogente conseguenza di secoli di colonialismo, imperialismo e razzismo che culminano nella cosiddetta “globalizzazione” sotto il segno dell’universale rapina e del totalitario sfruttamento), i governi dei paesi plurisecolari ed attuali rapinatori negano il diritto a porsi in salvo giungendo in modo legale e sicuro nei luoghi in cui salvare la propria vita sia possibile.
    3. Le leggi di pressoche’ tutti gli stati europei – cosi’ come i trattati internazionali da pressoche’ tutti i paesi europei sottoscritti – riconoscono il diritto d’asilo, ma nella realta’ esso viene ampiamente negato semplicemente impedendo a chi ne ha diritto di poter giungere in modo legale e sicuro nei paesi in cui di quel diritto concretamente usufruire.
    4. Cosicche’ a chi e’ in disperata fuga dall’orrore e dalla morte non resta nella generalita’ dei casi che un’unica possibilita’ di salvezza: porsi volontariamente tra gli artigli delle mafie schiaviste dei trafficanti cui l’Europa ha appaltato il trasporto degli esseri umani bisognosi di asilo.
    5. Di qui la tragica odissea attraverso gli orrori ed i lager, e nell’ultimo tratto lungo la via della fuga le mafie schiaviste, che hanno gia’ sfruttato le loro vittime fino all’estremo, sovente le mettono in mare esponendole all’ultimo e supremo rischio: la morte per annegamento; i governi europei lo sanno e potrebbero agevolmente intervenire per salvare tutte le vittime, ma nella generalita’ dei casi decidono di lasciarle morire anziche’ soccorrerle.
    6. I soccorritori volontari contrastano questa strage andando nel Mediterraneo a salvare le vite dei naufraghi che i governi europei lascerebbero morire annegati.
    7. Il governo razzista e golpista italiano, complice degli altri governi europei nel crimine comune, aggiunge a tutto cio’ una diretta persecuzione e un concreto sabotaggio delle navi dei soccorritori volontari che salvano le vittime che i governi europei preferirebbero lasciar morire.
    8. Cosa dovrebbe fare il governo italiano se fosse fedele agli articoli 2, 3 e 10 della Costituzione della Repubblica italiana? Dovrebbe soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla fame e dalla guerra, dall’orrore e dalla morte, dalla schiavitu’ e dai lager; dovrebbe non solo sostenere ed onorare i soccorritori volontari ma aprire canali legali e sicuri per consentire di giungere in salvo in Italia e in Europa a tutti gli esseri umani in fuga dall’orrore e dalla morte (ripetiamolo: tutti); dovrebbe promuovere una politica internazionale di cessazione della rapina e di restituzione di quanto il Nord del mondo lungo mezzo millennio ha rapinato al Sud; e dovrebbe ovviamente abrogare tutte le misure di persecuzione razzista e di vero e proprio apartheid nel nostro paese, dovrebbe contrastare la schiavitu’ che invece attualmente sta favoreggiando, e dovrebbe riconoscere i diritti umani di tutti gli esseri umani cominciando col riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
    9. E per non omettere nulla: primo, non esistono “clandestini”, ma solo persone private dei diritti inerenti alla loro qualita’ di esseri umani; secondo, la distinzione tra “profughi politici” e “migranti economici” tende ad essere sempre piu’ un mero esercizio di retorica: e’ evidente che vi sono persone che subiscono minacce dirette alla loro esistenza e che occorre soccorrere con particolare urgenza, ma e’ altrettanto evidente che la generalita’ delle persone in condizione di estrema poverta’ nei paesi le cui popolazioni stanno subendo nelle forme piu’ devastanti l’ingiustizia sociale planetaria e la planetaria catastrofe ambientale provocate dai poteri economici, politici e militari dominanti hanno anch’esse pieno diritto ad essere soccorse.
    10. Poi, naturalmente, che la magistratura svolga il suo compito (ed il primo suo compito dovrebbe essere perseguire penalmente i crimini contro l’umanita’ e l’incessante attentato alla Costituzione che il governo razzista e golpista ha reiteratamente commesso e continua a commettere da un anno a questa parte); che l’organo legislativo faccia il suo dovere: revocando tutte le misure naziste imposte dal governo razzista e golpista, a cominciare dalle scellerate misure contenute nell’incostituzionale “decreto sicurezza della razza”; e che l’esecutivo razzista e golpista faccia la prima cosa giusta dal suo insediamento: dimettendosi. E finche’ tutto cio’ non avvenga il popolo italiano insorga nonviolentemente affinche’ sia ripristinata la piena vigenza della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista; affinche’ sia ripristinata la piena vigenza della legalita’ che salva le vite; affinche’ sia ripristinato il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

    *

    Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita’, alla solidarieta’.
    Vi e’ una sola umanita’ in un unico mondo vivente casa comune dell’umanita’ intera.
    Salvare le vite e’ il primo dovere.

    Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

    Viterbo, 30 giugno 2019

    “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com

  • Raffaele Mantegazza

    Odiano Carola perché sono degli schifosi razzisti. Forse in questo caso non starei a usare categorie più raffinate

  • domenico stimolo

    Pur nella calura estiva che, impropriamente e maldestramente…… allenta le passioni civili e democratiche, la RESISTENZA ai nuovi fascismi razzisti che vogliono subdolamente avvelenare la coscienza<a degli italiani, da parte degli amanti della Libertà, della Costituzione e delle Leggi Internazionali ( a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), in difesa dell’azione della Sea Watch 3, della sua indomita capitana e dell’equipaggio, quindi dei profughi che devono sempre essere portati nel porto sicuri più vicino, inizia a mettersi in cammino.

    Oggi a PALERMO, con inizio alle ore 18 da piazza Verdi, corteo di solidarietà alla Capitana Carola, indetto dal Forum Antirazzista, Arci, Legambiente, con lo slogan “ Siamo con Carola, senza se e senza ma”. Hanno aderito sessanta strutture del mondo associativo, politico, sindacale.
    Partecipano tra gli altri: il sindaco Orlando con parecchi assessori e il rettore dell’Università.
    Il corteo si fermerà sotto la Prefettura, poi nella tarda serata si concluderà al porto.

    A CATANIA, dopo il presidio svoltosi per alcuni giorni davanti alla Cattedrale, con la partecipazione di numerosi cittadini, domani 3 luglio un presidio di solidarietà si svolgerà in piazza Stesicoro, con inizio alle ore 17.30. L’iniziativa, organizzata dalla Rete Antirazzista Catanese, ha per slogan: “ Giù le mani dalla Sea Watch 3”.

  • Daniele Barbieri

    segnalo «Chi volete libero?» di Alessandro Ghebreigziabiher. Mi raccomando: leggete con calma e arrivate sino in fondo… chè “il veleno” (o forse il farmaco miracoloso) è proprio nella coda. Lo trovate qui sotto nel colonnino intitolato appunto “Alessandro Ghebreigziabiher” dove linkiamo tutte le sue «Storie e notizie» oppure usate questo link: https://www.storieenotizie.com/2019/07/chi-volete-libero.html

  • Carola è libera perché un’altra donna ha messo al loro posto tutte le caselle necessarie.
    Questa poesia è dedicata a loro e a tutte/i coloro che hanno sostenuto Carola nella sua direzione ostinata e contraria.

    Sono una donna pericolosa di Joan Cavanagh, 1980 (traduzione di Maddalena Crippa)
    Sono una donna pericolosa
    Non porto bombe né bambini in grembo
    Non porto fiori né miscugli incendiari
    Porto scompiglio nella tua ragione, nelle tue teorie,
    nel tuo realismo
    Perché non giacerò nelle tue trincee
    Né scaverò trincee per te
    Né mi unirò alla tua lotta armata
    Per trincee più belle e più grandi
    Non camminerò con te né per te,
    Non vivrò con te, né morirò per te
    Ma neppure cercherò di negarti
    Il tuo diritto a vivere e morire
    Non dividerò con te neppure un centimetro di questa terra
    Finché tu sei maledettamente proteso verso la distruzione
    Ma neppure negherò che siamo fatti della stessa terra
    nati dalla stessa Madre
    non ti permetterò di legare la mia vita alla tua
    Ma ti dirò che le nostre vite sono legate insieme
    E esigerò che tu viva per comprendere
    Questa cosa importante
    […]
    Che sono una donna pericolosa
    Perché devi sapere, signore, che
    Sono una donna pericolosa
    Perché non tacerò niente di tutto questo
    Non colluderò con te
    Non avrò fiducia in te né ti disprezzerò
    Sono pericolosa perché non rinuncerò, non tacerò
    Né mi adatterò alla tua versione della realtà
    Tu hai congiurato per svendere la mia vita
    E io sono molto pericolosa
    Perché non potrò perdonare né dimenticare
    Né mai congiurerò per svendere la tua
    in cambio.

  • Daniele Barbieri

    NON ODIANO SOLO CAROLA RACKETE ma tutte le persone che prestano soccorso, che dicono “restiamo umani”
    E ogni giorno c’è una nuova storia di solidarietà da una parte e di barbarie dall’altra.
    Le notizie di oggi parlano del veliero di “Mediterraneo”, vedi qui: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/mediterranea-davanti-lampedusa-malta-roma-caso-politico

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