Permettete?
Versi di Gustavo Tomsich (*)
Permettete che io
decoroso funzionario delle Poste
dopo questo temporale che ha destato l’odore delle piante
corra ai prati di periferia
e mi slacci il colletto
per sentirmi nudo
e mi ruzzoli nell’erba fino ad avere l’affanno
masticando l’erba e la terra bagnata
e mi lavi in una roggia calda di rane
e rivesta il colletto
per essere ancora l’indelebile funzionario delle Poste?
Ditemi, lo permettete?
(*) Questi sono i versi – tratti da «Racconti della città» che Gustavo Tomsich
scrisse a Milano, nei primi anni cinquanta – con i quali molti amici e amiche lo hanno salutato ad aprile in un bosco. Qui in “bottega” vedi L’ultimo saluto a Gustavo Tomsich con un breve ricordo.
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