Philip K. Dick: Dottor Futuro

Vietato curare. Lo scopre il medico Jim Parsons che si trova all’improvviso trasportato dagli Usa del 2010 al 2405. Ma è appena l’inizio dei suoi guai: si troverà infatti al centro di tentativi a go-go per uccidere – il 17 giugno 1579 – Francis Drake e riscrivere la storia.

Fanucci ha ristampato «Dottor Futuro» (188 pagine, 17 euri, nuova traduzione di Fabio Zucchella) e bisogna far festa come ogni volta che un romanzo Philip Dick torna disponibile. «Dottor Futuro» non è uno dei suoi 5-6 romanzi impergenti, cioè imperdibili e sconvolgenti, ma anche qui Dick avvince e si conferma pregiato maestro in scatole cinesi.

La prima stranezza con la quale Parson deve fare i conti appena viene sbalzato in quel luogo strano (poi scoprirà essere il futuro) è che gli automobilisti sembrano convinti che i pedoni vogliano farsi investire. La seconda è che la pelle bianca (la sua) non pare particolarmente diffusa e tanto meno apprezzata. La terza è che, nel 2405, l’età media è di 15 anni e che malati, feriti, vecchi non devono essere curati. La quarta è che la popolazione mondiale è fissa (2 miliardi e 750 milioni): «a ogni morte, automaticamente, un nuovo zigote viene scongelato»; tutti i maschi vengono sterilizzati all’inizio della pubertà.

Fra le sorprese minori che nel 2405 Jelly Roll Morton è giudicato «alla pari con Schubert e Brahms» e che i gruppi clandestini si battono per «il voto alle donne»

C’è poi la macchina del tempo – «il futuro che guida il passato» – ma su questo il recensore molto dovrà tacere.

Si può accennare a una serie di inseguimenti e agguati sulla Terra ma anche su Marte. Parsons è coinvolto nella vicenda dei viaggi temporali in quanto gli Irochesi del futuro hanno bisogno di un vero medico (del passato) cioè che sappia curare invece di accelerare la morte. E’ giusto uccidere Drake? «Sì» pensa Parsons: «sarebbe stato più umano. Niente tribù spazzate via, niente campi di concentramento chiamati eufemisticamente riserve». Cambiare il passato, è noto a chi frequenta la fantascienza, comporta molti paradossi. Non c’è la garanzia, a esempio, che ammazzando Drake e qualche altro si salvi il “buono” dell’Europa: «i telefoni, le automobili e Voltaire» nelle speranze dei viaggiatori temporali di questo romanzo. E strada facendo si insinua un dubbio: e se questi «personaggi incredibili, i Cortez, i Pizarro, i Cabrillo»… fossero impostori, venuti dal futuro?

Come nota Carlo Pagetti, nella sua bella prefazione a questa riedizione, lo sbarco di Drake non avviene troppo lontano dalla Hollywood dei tempi nostri (e di Philip Dick). Ognuno ne può ricavare la propria personale metafora, magari che per riscrivere la storia non c’è bisogno di una macchina del tempo o del complesso «Ministero della verità» di Orwell. Forse basta Hollywood: certo uno studioso controcorrente come Edmund Wilson può darci (quasi in contemporanea con «Dottor Futuro») un libro fondamentale come «Dovuto agli irochesi» ma il suo peso è quasi nullo se sull’altro piatto della bilancia ci sono 100 anni di western perlopiù razzisti.

PICCOLA NOTA

E in edicola? Poco da segnalare ad agosto.  Nella “Urania collezione” si ristampa «Starman Jones» (336 pag per 5,50) di Robert Heinlein: piacevole ma ò un libro scritto, nel 1953, appositamente per ragazzi e si sente. Zero da segnalare negli Urania normali. Speriamo in settembre. (db)

 

Redazione
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