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La Bottega del Barbieri

Piantagioni di alberi per il mercato del carbonio: un nuovo business distruttivo

del World Rainforest Movement  (*)
L’editoriale che segue fa parte della newsletter “Piantagioni di alberi per il mercato del carbonio: altre ingiustizie per le comunità e i loro territori” – Vedi la newsletter completa qui. Gli articoli sono disponibili in spagnolo, inglese, francese, portoghese.Un nuovo business distruttivo: i crediti di carbonio derivanti dalle piantagioni di alberi

Attualmente viene proposta una nuova serie di iniziative per piantare monocolture di alberi con l’obiettivo di generare compensazioni di carbonio. A parte l’assurda idea – sostenuta dalle Nazioni Unite e da diversi governi nazionali – che le piantagioni di alberi possano compensare i danni (climatici) causati dalla combustione di carbonio fossile, queste iniziative hanno distrutto mezzi di sussistenza comunitari e hanno comportato l’appropriazione di vaste aree di terre comuni.

Quasi 24 anni fa, il World Rainforest Movement (WRM) pubblicò un documento intitolato  “The Carbon Market: Sowing More Problems”, che mirava a mettere in guardia su una nuova opportunità di business per l’industria delle piantagioni: l’espansione delle piantagioni di alberi per generare crediti che avrebbero consentito alle imprese inquinanti di proclamare che il danno climatico causato dal continuo utilizzo di combustibili fossili era stato compensato.
Quella prima ondata di piantagioni destinate a generare crediti di carbonio fu motivata principalmente dal Protocollo di Kyoto. Questo accordo delle Nazioni Unite ha dato origine a meccanismi di compensazione delle emissioni di carbonio che hanno aiutato i governi e le imprese del Nord ad evitare di attuare le misure necessarie per fermare il caos climatico: porre fine all’estrazione di petrolio, gas e carbone.

Nell’ambito dei meccanismi di scambio del carbonio del Protocollo di Kyoto, lo scambio di crediti di carbonio derivanti dalle piantagioni di alberi continuava a essere limitato, in particolare a causa dell’ovvia assurdità di pagare le società delle piantagioni per un’attività già molto redditizia che stava causando enormi danni ecologici e socioeconomici ben documentati, nonché violazioni dei diritti umani.

L’industria delle piantagioni e le ONG conservazioniste hanno portato l’idea delle “piantagioni di carbonio” nel cosiddetto mercato volontario del carbonio. Hanno continuato a promuovere la piantagione di alberi come “soluzione” alla crisi climatica, sostenendo che era impossibile raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi delle Nazioni Unite di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C senza utilizzare gli alberi per “eliminare” il carbonio dall’atmosfera. Questa falsa affermazione è stata ribadita e diffusa più e più volte, costantemente, fino all’avvio di un nuovo ciclo di iniziative di piantagione di alberi per compensare le emissioni di carbonio.
Dall’adozione dell’Accordo di Parigi delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 2015 e, in particolare, a seguito della conferenza sul clima delle Nazioni Unite del novembre 2021 a Glasgow, in Scozia, le iniziative di compensazione del carbonio che coinvolgono le piantagioni di alberi si sono moltiplicate. L’impegno delle imprese di diventare produttori di emissioni “zero netto” hanno portato alla proliferazione di progetti di compensazione delle emissioni di carbonio in numerosi paesi del Sud Globale.

Di conseguenza, il numero dei progetti di piantagioni per i mercati volontari del carbonio è più che raddoppiato negli ultimi tre anni.
Questi progetti non solo sono cresciuti in numero ma anche in scala.
La maggior parte di questi progetti si stanno svolgendo nel Sud del mondo, dove le imprese che coltivano piantagioni possono ottenere grandi appezzamenti di terreno, gli alberi crescono rapidamente e ci sono molti modi per evitare le normative. Questo è stato lo schema fin dall’epoca coloniale: le imprese prendono di mira i terreni nel Sud del mondo per espandere le proprie attività perché è lì che possono ottenere i maggiori profitti sfruttando la terra e le persone.

Nonostante l’enorme propaganda dell’industria delle piantagioni e dei suoi alleati per cercare di ripulire la propria immagine, le loro piantagioni industriali distruggono i mezzi di sussistenza locali, monopolizzano vaste aree di terra, inquinano l’acqua e instaurano la violenza.
È anche assurdo credere che le piantagioni di alberi possano compensare i danni (climatici) derivanti dalla combustione del carbonio fossile. Le piantagioni di alberi possono immagazzinare carbonio temporaneamente, ma non possono garantire lo stoccaggio per le centinaia di anni in cui il carbonio rilasciato dall’uso dei depositi sotterranei di petrolio, gas e carbone interferirà con il clima. Affermare che le piantagioni di alberi possano compensare le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili avvantaggia solo le imprese delle piantagioni e il settore estrattivo che possono continuare – e persino aumentare – l’estrazione e l’uso del carbonio fossile.

Con questa newsletter il WRM vuole attirare l’attenzione su questa nuova strategia commerciale che mira a rendere l’espansione delle piantagioni di alberi ancora più redditizia per l’industria delle piantagioni. Gli articoli successivi spiegano come e dove si verifica questa espansione e chi trae vantaggio da quest’ultimo passo avanti da parte delle imprese per imporre piantagioni di alberi più distruttive.
Una cosa è chiara: le comunità il cui sostentamento dipende dai loro territori non trarranno beneficio da un’espansione delle piantagioni di alberi che prenderanno il controllo delle loro terre.

GLI ARTICOLI DELLA NEWSLETTER:

Il business del carbonio, della terra e degli alberi

Le iniziative di conservazione delle foreste e di piantagione di alberi per ottenere compensazioni del carbonio sono due dei modi preferiti dal settore imprenditoriale per rinverdire la propria immagine e per poter continuare con i loro affari di sempre. Queste iniziative hanno caratteristiche che le rendono molto attraenti per gli investitori, ad esempio la facilità con cui si possono manipolare le argomentazioni e i calcoli dei progetti.
Non sorprende quindi che siano emersi scandali su questo tipo di progetti.

Piantagioni di alberi per i mercati del carbonio

Quante piantagioni di alberi ci sono e quanto sono grandi? In quali regioni e paesi si trovano? Quali sono le differenze tra i diversi ‘attori’ che partecipano direttamente alla creazione delle piantagioni?
Questo articolo presenta cifre e informazioni che cercano di rispondere a queste e ad altre domande.

Quali sono le principali tipologie di progetti di piantagione di alberi nel business del carbonio?

Dietro ogni piantagione di alberi istituita per compensare le emissioni di carbonio ci sono attori esterni che cercano di beneficiare di un maggiore controllo sulla terra. E mentre tutti loro hanno lo stesso approccio colonialista, queste piantagioni possono variare molto: possono essere monocolture su larga scala o sistemi con la partecipazione di piccoli agricoltori; possono includere specie esotiche o native; e alcuni di loro possono anche esistere solo sulla carta.

Iniziative internazionali, regionali e nazionali promuovono le piantagioni di alberi per il business del carbonio

Diverse iniziative hanno contribuito a promuovere le piantagioni di alberi per compensare le emissioni di carbonio. Indipendentemente dal fatto che queste iniziative siano guidate dal settore imprenditoriale, da ONG, dai governi nazionali o dalle compagnie petrolifere, le imprese inquinanti traggono vantaggio dal fatto che l’attenzione non è più rivolta alla necessità di frenare le emissioni dei combustibili fossili.

C’è qualcosa di strano nell’aria

Il podcast “Faroeste Carbon” racconta la storia di come Carbonext, una delle più grandi società di compensazione delle emissioni di carbonio in Brasile, abbia convinto le comunità quilombola dello stato del Pará, nell’Amazzonia brasiliana, a firmare un contratto che limita la loro autonomia e produzione di cibo.

Il progetto Trees for Global Benefits: Hamburger “climaticamente neutri” in Svezia, carestia in Uganda

Un’indagine rivela che, mentre aziende come la catena di fast food svedese Max Burgers AB vendono hamburger ‘a basso tenore di carbonio’, un progetto di compensazione delle emissioni in Uganda sta portando le famiglie alla fame.

Un progetto di compensazione con piantagione di alberi in Sierra Leone: 2,5 milioni di $ della British Petroleum ma senza il consenso della comunità

Un rapporto documenta come un progetto di compensazione delle emissioni di carbonio con piantagione di alberi a Port Loko – Sierra Leone – viola le leggi sui diritti civili e può lasciare le famiglie intrappolate in contratti cinquantennali.

Crediti di carbonio legati all’accaparramento illegale di terre e al riciclaggio di denaro nell’Amazzonia brasiliana

Un’indagine ha rivelato come i crediti di carbonio di tre dei più grandi progetti di compensazione del carbonio nell’Amazzonia brasiliana siano collegati ad attività criminali.

Da rileggere: “El mercado de Carbono: sembrando más problemas”

Raccomandiamo di rileggere la pubblicazione “El mercado de Carbono: sembrando más problemas”, scritto da Larry Lohmann nel 2000.

*  Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network
** Immagini dal sito del World Rainforest Movement


 

Plantaciones de árboles para el mercado de carbono: más injusticias para las comunidades y sus territorios
WRM
Boletín del WRM 270, Junio 2024 – 37 pp.

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alexik

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