Piergiorgio Pulixi, Gabriella Genisi con…
…Camillo Casola, Anna Chiara Cimoli.
4 recensioni di Valerio Calzolaio
Approdi. Musei delle migrazioni in Europa – Anna Chiara Cimoli
Prefazione di Claudio Rosati
Clueb Bologna, 2018
Pag. 297 euro 28
Musei europei. Da pochi decenni. La museologia delle migrazioni non è qualcosa di eccentrico, i musei relativi ci fanno riflettere sul modo stesso di essere museo, a partire dalla rilettura critica delle collezioni che sono il frutto di un peregrinare che il museo ha cristallizzato all’interno della sua monade. Si tratta di attività relativamente recenti, concentrate nell’ultimo trentennio. Il primo pioneristico caso di museo dedicato alle migrazioni nel mondo è quello rimasto aperto nel porto di New York dal 1972 al 1991; poi ad Adelaide fu inaugurato nel 1986, a Ellis Island nel 1990, a San Paolo nel 1998, a Halifax nel 1999, a Città del Capo nel 2000, a Buenos Aires nel 2009, fra gli altri. In Europa il primo è quello di San Marino che risale al 1997; poi a Fafe in Portogallo fu inaugurato nel 2001, a Gualdo Tadino (regionale umbro) nel 2003, a Bremerhaven in Germania e vicino Barcellona (“regionale” catalano) nel 2004, a Parigi nel 2009, fra gli altri. Accanto a quelli più grandi e nazionali, vi è stata fin dal principio una rete minuta e capillare di piccoli centri di ricerca con una sezione espositiva, a volta intermittente e perlopiù legata a esperienze locali. Solo in Italia si contano quasi una trentina di musei, alcuni di dimensioni minuscole (case-museo), quasi tutti senza trattare le migrazioni dal punto di vista dei flussi in entrata (a differenza che nella maggior parte degli paesi occidentali), mentre alcuni trattano il tema delle migrazioni in modo tangenziale. In sostanza, una classificazione è prematura, meglio partire dalla situazione europea, con passione civile e capacità di comparazione critica.
Anna Chiara Cimoli, brava ricercatrice di storia dell’arte e dell’architettura, esperta museologa milanese, ha pubblicato un bel testo sulla museologia connessa al diacronico e asimmetrico fenomeno migratorio. Il volume è strutturato in cinque parti: un lungo colto saggio iniziale che segnala un interesse tematico di lungo periodo e riconosce la difficoltà di inventariare le pratiche innovative riguardanti i migranti etichettandole dentro schemi disciplinari; le “pratiche”, ovvero l’analisi concreta di sette specifici musei europei delle migrazioni (immigrazione Catalogna; immigrazione Danimarca; emigrazione Germania; mare Genova, sezione migrazioni; immigrazione Francia; mare Anversa; emigrazione Polonia), con una scheda ben articolata sulla base di una visita dell’autrice e l’ulteriore contributo di un responsabile o di una responsabile dell’istituzione; le “letture” teoriche, ovvero tre brevi saggi o articoli usciti negli ultimi dieci anni su riviste specializzate (uno dell’autrice stessa); le “voci” delle diverse possibili discipline interessate, ovvero otto riflessioni in materia come stralci di narrazioni varie, interviste, testi sollecitati; l’epilogo (“tempo di nuove pratiche”, riferito più complessivamente al lavoro interculturale) cui seguono gli utili apparati iconografico (foto) e bibliografico (parziale) e l’elenco provvisorio di una quarantina di musei delle migrazioni nel mondo (undici per l’Italia). In più punti si sottolinea che la migrazione risulta una leva fondamentale dell’umanità fin dalle sue origini (acuti e opportuni i riferimenti a Lampedusa) e che è inevitabile una certa “torsione” nei musei per rappresentarla senza confini. In tal senso, il testo è assai ricco di spunti e volutamente incompleto, sollecita approfondimenti e lancia reti, lasciando intanto spesso prevalere il punto di vista dell’impatto strettamente espositivo rispetto alle premesse e ai nessi di carattere biologico, antropologico, geografico, storico, sociologico e statistico del comparato meticcio fenomeno umano emigratorio e immigratorio, in sostanza rispetto a cosa sono la libertà di migrare e il diritto di restare, a un approccio al migrare scientifico e multidisciplinare.
La libreria dei gatti neri – Piergiorgio Pulixi
Marsilio Venezia 2023
Pag. 296 euro 15
Cagliari. Qualche mese fa. Per quattro ore e mezza Lucia Castagna e Nicola Vincis hanno gestito una festicciola con un esercito di bambini indiavolati. Sono genitori esausti, vorrebbero dare fuoco alla casa o morire, almeno scomparire. Il figlio Lorenzo ha compiuto gli anni ed è in camera a valutare il bottino di guerra. Suonano alla porta e un intruso alto con volto coperto da passamontagna li addormenta con lo spray. Si risvegliano tutti e tre legati di fronte a una telecamera digitale adagiata su un treppiede, l’uomo ha una pistola in mano e chiede a Nicola di scegliere entro sessanta secondi (scanditi da una clessidra) se deve uccidergli la moglie o il bambino. Poi, sulla base di una tardiva disperata indicazione, preme il grilletto e Lucia muore. Lo sconosciuto ha filmato tutto e se ne va. Quattro giorni dopo accade così che Marzio Montecristo, bel proprietario burbero barbuto alto asciutto della libreria indipendente Les Chats Noirs (specializzata in letteratura gialla), si vede arrivare in negozio due poliziotti della squadra Mobile, l’alta slanciata tonica sovrintendente Angela Angie Dimase (coetanea 38enne di cui lui è innamorato segretamente da quando avevano tredici anni) e l’ispettore Flavio Caruso (che ben intuisce la situazione relazionale). Nella casa delle vittime hanno trovato una foto di quando Marzio era ancora un maestro di matematica (era stato licenziato per aver aggredito un pessimo genitore violento oltre quattro anni prima), Lorenzo era un suo alunno ed è l’unico sopravvissuto, il padre si è gettato dal balcone. Brutta storia. E potrebbe ripetersi. A indagare si mettono anche quelle e quelli del gruppo di lettura che si riunisce in libreria tutti i martedì, all’inizio (quasi quattro anni prima) su iniziativa dell’esile Nunzia, 78enne espertissima del genere e affiatata con Marzio, ora ammalata d’Alzheimer e ricoverata in una residenza per anziani nella zona di Flumini.
L’autore e sceneggiatore Piergiorgio Pulixi (Cagliari, 1982) si è affermato con acume e coraggio come uno dei più bravi scrittori italiani sulla scena letteraria europea. Dopo aver partecipato giovanissimo al Collettivo Sabot (animato da Massimo Carlotto), dopo la tumultuosa quadrilogia sul corrotto Mazzeo (nel nordest), dopo altre apprezzate prove hard-boiled, spy-story, giallo, noir e thriller, ambientate a Milano e nella ricca Lombardia, è infine tornato con straordinaria efficacia nella natia mitica Sardegna e ha vinto il Premio Scerbanenco 2019 con “L’isola delle anime”. Il nuovo romanzo restituisce il contesto di una delle prime esperienze lavorative di Pulixi, la libreria cui si riferisce anche il titolo. Nei sessantasei brevi capitoli (scene) la narrazione è in terza varia, più spesso ovviamente sul caro Marzio, un protagonista in permanente fibrillazione, accentuata durante le settimane dell’indagine dalla scoperta che forse Angela non sta più con Fabrizio, l’altro amico di sempre, sportivo sfrontato e disinvolto col gentil sesso. Solo che ricominciano gli “omicidi della clessidra” e tutti si concentrano sulle possibili tracce. Il cupo mistero s’infittisce, con innumerevoli divertenti spunti o citazioni tratte dai romanzi gialli che hanno fatto godibile storia. Fra vecchi e ragazzi, pensionati e studenti, curiosi e frati, il signorile Vittorio Scalabrini porta agli incontri del gruppo di lettura giallo-noir ogni volta un vino diverso, interessante il rosso Nastasìa, il cannonau prodotto da una cooperativa agricola tissese. A cena nel locale a picco sul mare, con una vista mozzafiato sulla baia di Calamosca, fra il prosecco felice e il whisky triste, dalle casse risuona l’intensa Pyro dei Kings of Leon.
Lo scammaro avvelenato e altre ricette – Gabriella Genisi
Sonzogno Venezia 2023
Pag. 191 euro 15
Bari. Una recente fine di novembre. La mitica Lolita Lolì Lobosco, direttrice della sezione Omicidi della questura, buona lettrice e ottima osservatrice, miscredente e scaramantica, un metro e settanta con tacchi da Louboutin e quinta di reggiseno, quella domenica si sveglia sola, la sera prima ha litigato con Giancarlo Caruso che ormai da qualche settimana vive a Mattinata e lavora a Manfredonia, centocinquanta chilometri non sempre facili da percorrere. Viene invitata a pranzo dalla sorella Carmela, i panzerotti sono ancora da preparare, la ricetta è della nonna Dolò con personalissima interpretazione, vogliono farli assaggiare al nuovo inquilino del bed & breakfast che gestisce con la mamma (al terzo piano di un edificio con inquilini chiassosi e attaccabrighe). Si tratta di Enrico Fasulo, già guardia giurata per venticinque anni, in pensione da due anni, ora uno scrittore che, affittando la stanza per settimane o mesi, ha detto di voler scrivere un romanzo ambientato a Bari con notevole bisogno di tranquillità e ispirazione. Carmela si è invaghita, lui ha approfittato della sensualità selvatica di lei (donna delusa) e ora ci prova anche con l’incantatrice iperattiva Lolita, che però, dopo aver mangiato alla grande, scappa dall’amica Marietta, procuratrice capo della Repubblica. Lì la chiamano in causa per un omicidio sul lungomare del 29enne Ivano Lomuscio, incensurato ma legato al traffico di stupefacenti. La commissaria accorre col Maggiolone, la mattina dopo però Fasulo viene trovato morto dalla sorella, avvelenato da tossina botulinica, e la principale indiziata è proprio Carmela, le aveva confessato di volersene andare via molto prima del previsto e lei aveva protestato rumorosamente. Lolita non ci può credere e, comunque, viene necessariamente allontanata dal caso. Dovrà capire come sbrogliare la matassa a distanza.
Ennesima divertente avventura (dal 2010 al 2022) della riuscita serie barese sull’intraprendente decisa commissaria Lolita (nome popolare evocativo) per la brava scrittrice Gabriella Genisi (Bari, 1965). L’arrivo in televisione e il relativo grande successo (merito pure dell’attrice Luisa Ranieri) hanno comportato la necessità di nuove storie. Il decimo romanzo è una sorta di racconto lungo (con impianto proprio di un singolo bell’episodio seriale) arricchito da quasi cento pagine (metà della foliazione) di gustose dettagliate ricette di antipasti, primi piatti, piatti unici, secondi piatti, contorni, sfizi salati, dolci, sfizi di frutta, aperitivi e dopopasti, attribuibili all’attraente Lolì, diffidente di carattere e corvina di capelli, madre siciliana e padre napoletano (carabiniere ammazzato davanti casa quand’era piccolina). Il titolo fa appunto riferimento a una delle ricette, quella “protagonista” dell’episodio: la vittima muore a causa di un ingrediente del sugo misto della pasta, lo scammaro può essere adattato come si vuole, era il preferito di Eduardo De Filippo, diventa avvelenato (mortale) solo se qualcuno interviene con cattive intenzioni. Segnalo l’avvocato Michele Laforgia, cui Lolita si rivolge per difendere la sorella. Si tratta di una personalità vera del mondo democratico e progressista pugliese, “principe del foro barese” in campo penale, uomo di notevole bellezza fra l’altro (pensa Lolì, presumibilmente). Sarà la morte di un cagnolino a metterli sulla buona strada per la risoluzione del giallo. Le ricette andranno provate, non sono previsti gli abbinamenti con il vino e, intanto, a Bari le Peroni (birre) si vendono come l’acqua dalle sette del mattino fino alle tre di notte almeno; anche la commissaria ne approfitta.
Sahel. Conflitti, migrazioni e instabilità a sud del Sahara – Camillo Casola
Presentazione di Giovanni Carbone
Il Mulino Bologna 2022
Pag. 186 euro 15
Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Mauritania. Gli ultimi decenni. Ai bordi meridionali del deserto del Sahara vi è una lunga (in latitudine) e stretta (in longitudine) fascia di territorio chiamata Sahel, che comprende larghe o piccole parti di tanti Stati africani da ovest a est, dall’Oceano Atlantico al Corno sul Mar Rosso: Senegal, Mauritania, Algeria (minimamente), Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Sudan, Eritrea. Nel decennio appena trascorso, le zone centro-occidentali di questa cintura semi-desertica si sono trasformate nell’area più turbolenta dell’intera immensa regione subsahariana. Stravolto nel suo tessuto ecologico e sociale (siccità, desertificazione, carestie, povertà), nelle sue labili recenti istituzioni politiche, nelle sue attività economiche e nelle sue relazioni esterne da un intreccio mutevole di violenze, attori e traffici, il Sahel è uno snodo chiave per la gestione delle migrazioni e il contrasto al terrorismo. Ormai sono passati dieci anni dall’inizio del conflitto in Mali; il 2021 ha fatto registrare un macroscopico incremento delle violenze armate e del numero di vittime, in gran parte civili; a causa delle tensioni interetniche, l’insicurezza si è estesa a Niger e Burkina Faso ed è in corso un’evidente regressione autoritaria su scala regionale, spesso con il ritorno di forme di controllo militare sul potere politico; mentre la crisi climatica produce conseguenze disastrose per le popolazioni civile e le economie locali. Quel che vi accade interessa da vicino l’Europa e l’Italia.
Il giovane competente ricercatore Camillo Casola lavora presso il Centro Studi sull’Africa contemporanea dell’Università di Napoli “L’Orientale” e per il Programma Africa dell’Istituto di Studi per la Politica Internazionale (ISPI). Dopo borse e ricerche in varie sedi, ha iniziato a frequentare di persona il Mali e il Sahel nel novembre 2016 (racconta l’arrivo a Bamako), tornandoci spesso negli anni seguenti, e fornisce ora un’accurata fotografia delle crisi in quell’area. Nel primo capitolo passa in rassegna le caratteristiche dei cinque principali sistemi statuali saheliani membri del G5 (i regimi politici e i modelli di governance in Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger). Nel secondo capitolo approfondisce l’analisi delle dinamiche di instabilità che attraversano la fascia, dagli effetti dei cambiamenti climatici antropici globali al caso del bacino del lago Ciad, dalla diffusione del salafismo jihadista alle origini della penetrazione sociale di gruppi armati di matrice qaidista, dal radicamento di reti criminali alla moltiplicazione di flussi di migrazione forzata. Nel terzo capitolo si concentra sul Sahel centrale per decifrare l’evoluzione attuale delle insurrezioni armate e degli abusi di stato, con i possibili scenari di sviluppo. Il ruolo degli attori esterni, invece, è preso in considerazione nel quarto capitolo, a partire dalla Francia e dagli alleati europei fino alle nuove ambizioni di potenza di Russia e Cina, o di paesi arabo-mediorientali. Note bibliografiche in fondo a ogni capitolo. Le brevissime conclusioni accennano alla questione della presenza politico-militare dell’Italia e di un eventuale ruolo crescente. L’indice dei nomi completa l’interessante testo.