Piogge e polmoni: una buona notizia e una cattiva

di Giorgio Chelidonio   

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É il solito dilemma del bicchiere: mezzo pieno o mezzo vuoto. Quale preferire? Seguendo “l’ottimismo della volontà” scelgo di iniziare dalla prima, tanto a deprimerci ci viene facile, almeno da quando abbiamo scoperto che «l’ambiente» non è l’osteria sotto casa o la trattoria fuori porta ma il mondo, più o meno verde, più o meno inquinato, in cui viviamo.

Ricordate le “piogge acide”? [LINK 1] Questo termine è stato coniato solo nel 1872 [LINK 2] ma già nel 1667 a Londra [LINK 3] qualcuno si era accorto ed aveva annotato che le pietre e i marmi calcarei venivano corrosi dalla pioggia a causa del suo grado di acidità. Analisi sistematiche del fenomeno furono avviate però solo meno di 50 anni fa. Questo fenomeno è causato dall’immissione nell’atmosfera di anidride solforosa dovuta in parte dalle emissioni, più o meno intense, dei vulcani ma è alimentato anche da fumi industriali (carbone, benzina, diesel etc.) oltreché dall’ammoniaca prodotta da attività antropiche (es. gli allevamenti) e persino dagli incendi di boschi e foreste. Giunte a terra, le piogge acide, oltre a penetrare nei terreni, finiscono nei fiumi e nei laghi e finiscono per alterare i suoli forestali e la vegetazione in genere. In sintesi, una pioggia è detta acida quando il suo “pH” [LINK 4] è minore di 5: le prime rilevazioni, fatte nel 1880, diedero valori medi di circa 5,6. Siccome le cosiddette “carote di ghiaccio” [LINK 5] – campioni cilindrici di ghiaccio estratte dalle calotte glaciali – permettono di ricostruire, anno dopo anno, il pH della neve caduta sappiamo a esempio che fra il 1930 e i successivi 40 anni l’acidificazione delle piogge raggiunse valori molto alti (fino a 2,4 di pH) specie in aree a concentrazione di attività industriali (Europa nord-orientale, il sud/est del Canada e i territori orientali degli Usa). Premesso, quindi, che dal 1990 (con il Clean Air Act statunitense) e dal cosiddetto “Protocollo di Kyoto” (1997) [LINK 6] si sono moltiplicati i provvedimenti, nazionali e internazionali, che impongono di limitare (con filtri e depuratori) le emissioni gassose inquinanti, ecco la notizia recentemente diffusa di un nuovo metodo di rilevamento nelle carote di ghiaccio estratte da ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide: ha concluso che i livelli di acidificazione registrati negli ultimi anni sembrano tornati a quelli del 1930 circa [LINK 7]. In tal modo risulterebbero riassorbite gran parte delle emissioni causate da eventi bellici, grandi incendi e dal boom delle autovetture.
Come sta dunque l’atmosfera che respiriamo? “Non c’è malaccio” sembrerebbe risponderci la prima recensione scientifica ma ecco che, negli stessi giorni, un’altra divulgazione partita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO che siglar si voglia) riferisce che il 92% della popolazione del nostro pianeta respira aria con livelli di inquinamento superiori ai limiti indicati dal WHO stesso
[LINK 8]. Nel 2012 a esempio si stima che 6.500.000 morti (pari all’11,6% dei decessi globali) siano state connesse all’inquinamento, esterno e domestico. E non può certo tranquillizzarci conoscere parte consistente di tali decessi siano connesse alla presenza nell’aria di “micro-polveri”, cioè le cosiddette le PM10 e le ancor più sottili e perciò invasive PM2.5. Difficile, a questo punto, distinguere quanto dell’inquinamento complessivo sia imputabile al chimismo delle “piogge acide” o al respirare micro-polveri, oppure all’interazione complessa di entrambe. Rilevazioni scientifiche a parte (compresa la contraddittorietà dei loro annunci divulgativi) resta il problema della prevenzione a partire dalla scarsa evidenza ottica di quel che respiriamo, fatta eccezione della “polverina grigia” che troviamo sul vetro dell’automobile parcheggiata in strada, anche quando l’abbiamo portata il giorno prima al lavaggio. Insomma la prevenzione dell’inquinamento dell’aria inizia dalla nostra capacità individuale di percepirla (e notarla): come diceva un più antico e cinico proverbio … “chi non vede mangia mosche”!

LINKS

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Pioggia_acida
    (2 e 3)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Pioggia_acida#Storia
    (4) https://it.wikipedia.org/wiki/PH
    (5)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Carota_di_ghiaccio
    (6)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Kyoto
    (7)
    https://www.sciencedaily.com/releases/2016/09/160924223232.htm
    (8)
    https://www.sciencedaily.com/releases/2016/09/160927144248.htm
Giorgio Chelidonio

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