Poesia: «I solchi» di Garous Abdolmalekian
Torna in bottega la “cicala” del sabato (*)
Il confine
Mi sdraio
mia moglie legge poesie di guerra
ci mancavano soltanto
i carri armati sul letto.
Le pallottole
crivellano
i miei sogni.
Guardo dai fori:
vedo il biancore della strada innevata…
se non cadesse neve
più nitido sarebbe il confine tra lenzuolo e viale.
Ora i carri armati
superano le trincee del lenzuolo
e lentamente entrano nel mio sogno:
sono piccolo
mia madre lava i piatti
mio padre torna a casa con i suoi baffi neri
e quando cadono le bombe
siamo piccoli tutti e tre.
Le immagini successive del sogno
ti soffocheranno!
Chiudi gli occhi
accosta la bocca alla fessura
e respira, solo respira
respira!
respira!
respira!
respira maledizione!
respira!
respi…!
Il medico scuote la testa
l’infermiera scuote la testa
il medico si asciuga il sudore
la catena delle verdi montagne
sul monitor
diventa pianura.
da «I solchi», in «Poeti iraniani dal 1921 ad oggi», a cura di Faezeh Mardani)
Garous Abdolmalekian è nato a Tehran nel 359 (nel calendario occidentale è il 1980). In italiano è stata tradotta anche la sua «Trilogia del Medio Oriente. Guerra amore solitudine», con testo a fronte e nell’originale persiano,
(*) Per anni qui in “bottega” il sabato ha regnato “cicala” grazie a un’amica – libraia militante e molto altro – che invia ad amiche/amici i versi che le piacciono. Dopo un paio d’anni di interruzione le sue scelte poetiche sono tornate e di nuovo le abbiamo chiesto di sceglierne una ogni settimana per noi. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni… ma UN PICCOLO QUESITO continua ad assillare la nostra piccola redazione: è giusto restringere le scelte di codesta “cicala” oppure chi passa in “bottega” preferirebbe leggere il sabato tutti i suoi invii (questa settimana, per esempio, c’erano anche Giovanna De Carli, Audre Lorde e due proposte di Giuseppe Pontremoli) in un colpo solo? Fateci sapere cosa gradite di più.
per me… più ce n’è e meglio è…
Ragazzi, compagni, extraterrestri, chiunque voi siate: una poesia a settimana la mi pare pochino!… Se una mela al giorno toglie il medico di torno – una volta quelle di mio nonno,!- beh, qualche poesia in più può ritardare l’ imbecillità tecnocratica del Doctor Draghi & Company in elmetto e fucile. Per la poesia la guerra è tabù.
concordo con Irene
per me è bene abbondare
diffondere conviene
non c’è di che esitare
abbondanza!