Por un fútbol feminista, disidente y profesional
Sono in corso, in Francia, i mondiali di calcio femminili. Per il movimento si tratta di una vetrina di estrema importanza in uno sport che resta saldamente legato ai valori conservatori e del patriarcato. L’impegno militante della calciatrice Macarena Sanchez dimostra che un altro calcio è possibile.
di Maria Teresa Messidoro (*)
Bambina, trascorrevo le vacanze estive in campagna, dai nonni; con lo stuolo di cugini ed amici che mi ritrovavo, le giornate scorrevano veloci: passeggiate nei campi, giri in bicicletta, interminabili pomeriggi a carte, costruzione delle case degli indiani, partite a ping pong e calcio. Ambidestra, mi sono ritrovata come ala sinistra mancina nelle squadre di paese, divertendomi a correre e dribblare gli avversari, a volte persino segnando nella porta avversaria. Era naturale giocare maschi e femmine, nessun pregiudizio, contava l’abilità. Per questo, oggi, non posso che rallegrarmi nel vedere il campionato mondiale femminile di calcio, mantenendo però la mia consueta e prioritaria attenzione al mondo latinoamericano in ogni dove.
E così, scopro che Macarena Sanchez, per tutti Maca, argentina, giocatrice di futbol, si presenta a febbraio di quest’anno in una intervista con una pancarta che recita così: “Por un fútbol feminista, disidente y profesional”. La ragione è semplice: dall’età di vent’anni Maca ha giocato nelle file dell’Uai Urquiza, una squadra dell’area metropolitana di Buenos Aires; a fine gennaio, senza preavvisi, i dirigenti le comunicano che non sarebbe più stata nell’organico della squadra per motivi tecnici. Maca viene perciò licenziata, ma senza nessuna buona uscita, visto che il calcio femminile non è ancora considerato professionista. Lei però invece di tacere, ribelle femminista, decide di portare in tribunale la questione, denunciando l’evidente disparità di trattamento con il calcio maschile. Vincerà la causa e tre mesi dopo verrà assunta, con un contratto vero e proprio, dalla squadra San Lorenzo, creando un importante precedente nel futbol feminino argentino e non solo.
Che il futbol feminino faccia parte dell’ondata femminista, lo si capisce anche dalle parole di Viviana Vila, la commentatrice per la catena Telemundo, la catena statunitense in lingua spagnola, del Mondiale di calcio femminile, dopo aver esordito l’anno scorso in Russia per i campionati mondiali maschili, prima donna argentina a commentare i Mondiali di calcio. Mentre le giocatrici stanno portando sui campi di calcio una rivoluzione culturale, Viviana è protagonista di un’altra lotta, sempre però nella stessa direzione: quella di aprire i campi da calcio alle giornaliste sportive. Come le giocatrici Estefania Banini o Soledad Jaimes hanno dovuto sopportare insulti o frasi del tipo “andate a casa a lavare i piatti”, Viviana può ripetere tutto ciò che ha ascoltato dalla fauna dei giornalisti sportivi maschi, iperpopolata da uomini interessati soltanto a difendere il monopolio del sapere: lei era il peggio che poteva capitare al futbol argentino, era indegna, alcune squadre avrebbero perso per colpa sua, che se ne andasse pure del paese perché era un topo infestante,… Ma ora qualcosa è cambiato. Dice Viviana in un’intervista: “Mi sembra che il futbol feminino faccia parte della rivoluzione femminista, non può essere isolato dagli spazi che le donne stanno occupando negli ultimi tempi. Non ci sarebbero questi risultati senza le richieste ed i successi in altri campi. Ormai non si può più tornare indietro, sono delle porte nuove che si aprono ed il futbol non è esente da questi cambiamenti; sicuramente ci sono persone che ne approfittano, che assumo atteggiamenti tolleranti per comodità o per raccogliere voti nelle elezioni. Ma gli slogan gridati nelle strade, le marce, le richieste, le battaglie, come quella in Argentina per la depenalizzazione dell’aborto, sono una realtà incontestabile”
E’ vero, mi sento hermana, sorella, di Viviana, o di Maca, che porta sul braccio un tatuaggio di Frida Kalo, o di Estefania Benini, capitana della squadra argentina, che non vuole essere considerata la “Messi al femminile”, perché ciascuna deve essere riconosciuta per se stessa ed essere nominata significa uscire dall’invisibilità e recuperare una identità propria, anche sui campi di calcio.
In Argentina, come in Italia, come nei numerosi paesi al mondo in cui il calcio femminile è ancora una utopia.
Ma intanto, in Argentina ….
Alla prossima puntata: sempre in Argentina, sempre in mezzo alle donne, ma in ben altro contesto.
Vedere su Macarena Sanchez https://ilmanifesto.it/macarena-sanchez-entra-in-area-di-rigore/
L’intervista a Viviana Vila appare qui in originale in spagnolo
(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento