PORTENTO ANTICO
(Roba del Pabuda…)
notte di luna portentosa:
esser buio
la stanza è satura
di luce lunare:
fumigante, lattiginosa.
tocca rifugiarsi
dalla testa ai piedi
sotto le lenzuola.
ma, anche lì,
la stranezza arriva:
sotto forma di sogni
che sogni non sono:
sono vecchi racconti
che tornano a galla:
eran rimasti
sommersi e silenti
sin dai giorni
del primo fuggi fuggi:
tra la polvere e i sandali,
al principio della diaspora.
di mattino prestissimo,
poco prima delle cinque:
in cielo
della luna rimane
più di qualcosa:
un’orma tonda e pallida,
calco preciso
delle sfera notturna.
e nella testa resta:
con un po’ d’emicrania,
questa sensazione acclarata
di racconti antichi
passati in rassegna
durante la notte.
ci si guarda intorno,
lenti & stra-lunati:
in giro son rimasti –
come gli avanzi
d’una gozzoviglia
interrotta di furia
e controvoglia –
i resti disordinati
delle diatribe talmudiche
tra cinque rabbini modernisti
un po’ brilli
e sette logorroici rabbini
ortodossi e visionari.