L’Italia della povertà energetica: oltre 5 milioni di persone…

…”devono” tagliare luce e riscaldamento.

di Gianluca Cicinelli

Segnatevi queste cifre anche se non potete giocarle: 3,8% per la luce e 3,9% per il gas in più nella bolletta. Gli aumenti in vigore da oggi del costo di luce e gas – dovuti, sembra, all’aumento dei costi delle materie prime – rischia di trasformarsi in un ulteriore dramma per milioni di persone. Accanto ai vari tipo di povertà in aumento esponenziale ancora non avevamo parlato della povertà energetica che accompagna la povertà economica. Le fonti sono insospettabili: l’Enea, l’agenzia nazionale per l’energia, che ha elaborato gli ultimi dati Istat nel “Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica 2020”, e l’Oipe (Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica) nel suo rapporto annuale. A soffrire di povertà energetica sono 2,3 milioni di famiglie, pari all’8,8% cioè 5,3 milioni di persone. Se non fosse del tutto chiaro sintetizziamo: nelle case italiane inizia a mancare la luce dopo aver già tagliato le spese del riscaldamento.

Per povertà energetica s’intende l’incapacità da parte delle famiglie o delle singole persone di acquistare un paniere minimo di servizi e beni energetici con ripercussione sulla loro qualità di vita. Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu è proprio quello di contrastare la povertà energetica con il fine di garantire a tutti l’accesso a sistemi sostenibili, convenienti e moderni. Ma in Italia, nel 2020, la situazione è più grave che nel resto d’Europa, a causa della disparità di servizi tra Nord e Sud. In Campania, Calabria e Sicilia già nel 2018 risultava in povertà energetica fra il 13% e il 22% della popolazione, un dato ben più elevato rispetto all’8,8% nazionale.

La quota di famiglie “numerose” in povertà energetica è più del doppio rispetto a quella relativa ai nuclei con un solo componente, e circa 4 punti superiore rispetto a quelli con 2 componenti. In particolare emerge una condizione di svantaggio per le famiglie guidate da donne fra 51 e 70 anni. Secondo Ilaria Bertini, che dirige il dipartimento dell’Enea per l’efficienza energetica, “siamo di fronte a un trilemma che nasce dalla compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia”. Nel Recovery Plan al momento sono previsti circa 30 miliardi di euro in progetti di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, intanto però le bollette aumentano e per i distacchi di corrente le società erogatrici non aspettano certo i tempi lunghi del governo.

Nel 2016 le famiglie povere di energia erano oltre 2,2 milioni, l’8,6% del totale. Il rapporto dell’Oipe mostra l’aumento spiegando come ogni anno una famiglia su mille vede spegnersi progressivamente la luce nella propria abitazione. Energia e acqua sono – dovrebbero essere considerati – bisogni primari inalienabili ma così non è per l’Italia, che non riesce a far fronte a questi bisogni. I dati si riferiscono alla situazione precedente la pandemia da covid, quindi la fotografia reale dei dati è in realtà peggiore nel presente, rendendo ancora più drammatica la vita di milioni di persone. La Commissione Europea fa rientrare la lotta alla povertà energetica nel più ampio contesto della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, ponendo il problema in relazione con lo stato di salute della popolazione dei costi che si riflettono sui diversi sistemi sanitari nazionali.

Secondo gli ultimi dati Istat nelle famiglie in situazione di povertà energetica si registra anche uno stato di salute peggiore, dovuto alla sottrazione di risorse per le spese di energia che penalizza per la maggior parte le risorse destinate alle spese mediche messe in secondo piano come priorità di spesa del nucleo. Mentre per una parte di italiani il problema è come ricaricare la batteria elettrica della macchina “ultimo modello” c’è un dieci per cento della popolazione che per mangiare deve rinunciare al riscaldamento e all’illuminazione. Sotto accusa finiscono anche le misure previste – e mai attuate – dai governi degli ultimi dieci anni per la riqualificazione degli immobili soprattutto nell’edilizia popolare dove l’inquilino non può disporre cambiamenti strutturali per evitare la dispersione di energia. Le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili (ecobonus, SuperBonus al 110% e Conto Termico) costituiscono di certo un contributo per un discreto numero di nuclei familiari. Ma non affrontano l’emergenza pressante di chi da mesi vive con il contatore staccato per morosità dovuta alla crisi economica e sanitaria.

ciuoti

2 commenti

  • Mentre in Europa hanno inizio le manovre militari NATO-USA, nel quasi totale silenzio della stampa e dei politici, manovre che noi cittadini pagheremo, i cittadini stanno sempre peggio, e l’economia va a rotoli per non parlare dello stato sociale. Naturalmente tutto questo viene fatto in nome della “Libertà” e della Democrazia”. Andiamo avanti così.

  • Gian Marco Martignoni

    Ricordo una decina d’anni fa quando la cassa integrazione in deroga interessò il mondo dell’artigianato, e ci volevano dieci mesi – se andava bene – perchè arrivassero i soldi. Venne nella nostra sede Cgil a Saronno una lavoratrice per capire le ragioni del ritardo. Alla fine mi raccontò che purtroppo doveva vivere al freddo, perchè non si poteva permettete altre bollette da pagare. Quella sera quando tornai a casa, dopo tutto quello che mi era capitato d’incontrare – lavoratori e lavoratrici con rapporti di lavoro trasformati a part-time involontario , per evitare il licenziamento , che mi chiedevano quali riflessi si sarebbero determinati per le loro pensioni – non avrei mai immaginato una cosa peggiore .

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