Prendete un gruppo di cani…
A proposito dei Panama Papers: di Giovanni De Mauro, direttore del settimanale «Internazionale» (*)
È uno degli esperimenti più noti della psicologia moderna e fu pubblicato da Martin Seligman sul «Journal of Experimental Psychology» nel maggio del 1967. Funziona così. Si prende un gruppo di cani e li si divide in due gruppi chiudendoli in box da cui non possono uscire. Ai cani del primo gruppo vengono date delle scosse elettriche, che possono interrompere spingendo una leva. A quelli del secondo gruppo vengono date le stesse scosse, ma non c’è niente che possano fare per interromperle. Poi, nella seconda parte dell’esperimento, i cani vengono trasferiti in box da cui possono uscire evitando così le scosse. I cani del primo gruppo scappano appena capiscono che i tecnici del laboratorio stanno per far partire le scariche, mentre quelli del secondo gruppo non scappano, restano immobili e subiscono passivamente le nuove scosse. Pensano che non ci sia nulla da fare, e sono rassegnati.
L’esperimento è tornato in mente a Jeff Sparrow, giornalista e saggista australiano, a proposito dei Panama Papers e delle reazioni in giro per il mondo. Tranne qualche caso isolato, per esempio in Islanda, non ci sono state sollevazioni popolari o tumulti di piazza. “In un sistema sociale sano, i Panama Papers avrebbero dovuto rappresentare un punto di svolta”, ha commentato Fredrik deBoer su «Foreign Policy», invece per molti “è stato come sentirsi dire dai genitori che Babbo Natale non esiste: la conferma di un sospetto covato da tempo”. Ogni nuovo scandalo che passa come se niente fosse, che resta impunito senza che nulla cambi, è un altro precedente che viene stabilito.
E, come i cani di Seligman, ci convinciamo che non c’è niente da fare. Perché “la verità, in sé, non porta alla libertà. Al contrario, non c’è niente di più deprimente che capire come funziona il mondo e al tempo stesso avere l’impressione di non poter fare nulla per cambiarlo”. In questo, i mezzi di informazione svolgono un ruolo che alimenta paradossalmente proprio quella depressione, concorrendo a determinare l’assuefazione provocata dalla ripetizione di scandali e rivelazioni. Ma gli esseri umani, dice Sparrow, si comportano (spesso) in modo diverso dai cani e possono imparare rapidamente: “Cosa pensate che avrebbero fatto i cani dell’esperimento di Seligman se avessero avuto la possibilità di affondare i denti nella carne dei loro tormentatori?”.
(*) Da oggi è in edicola il nuovo numero del settimanale «Internazionale»; così spero che Giovanni De Mauro non si arrabbierà se gli “rubo” l’editoriale dello scorso numero, ovvero il 1150 del 22/28 aprile. Qualcosa da aggiungere? Sì: «bau». (db)