Processi, terremoti, scienza e memoria

di Giorgio Chelidonio

«La scienza è assolta» ha titolato questa settimana «Internazionale» (numero1077, a pagina 37 riprendendo un articolo di «The Guardian») mentre altri quotidiani e siti web hanno fatto eco. Altri titoli invece proponevano:

 

Tutti assolti», «Sentenza vergogna», «Una sentenza aberrante», «Ora L’Aquila è rassegnata» e simili. Per parte mia faccio fatica a riepilogare i dettagli che stanno a monte di questa notizia ma, in attesa di conoscere il testo della sentenza e le sue motivazioni, mi limito ad evidenziare questo commento attribuito (1) al procuratore generale Romolo Como (Corte d’appello de L’Aquila) il quale, dopo aver definito sconcertante questa sentenza ha aggiunto: «la cattiva informazione è stata ascritta alla protezione civile e non agli scienziati. E quindi l’operazione mediatica tesa a rassicurare gli aquilani è stata attribuita non agli scienziati riuniti ma al Dipartimento». Vedremo quanto è fondata questa interpretazione. Mi interessa però sottolineare, in termini di responsabilità, quella collettiva degli aquilani cioè della loro memoria storica sulla sismicità locale: è vero che alcuni terremoti possono avere “tempi di ritorno” così dilatati che il ricordo ne sia sfumato, però non mi pare questo il caso de L’Aquila. Infatti prima del 6 aprile 2009 c’erano stati:

  • la scossa distruttiva del 2 febbraio 1703, stimata come una magnitudo momento di 6,7: causò devastazioni del X grado della Scala Mercalli. L’Aquila fu praticamente rasa al suolo!
  • quella del 26 novembre 1461, stimata per 6.4 della Scala Richter, cioè un’intensità pari al X grado della Scala Mercalli. Fu inoltre seguita da una serie di eventi sismici che si protrassero per circa due mesi, con forti scosse il 4 dicembre, il 17 dicembre e il 3-4 gennaio dell’anno successivo, il 1462.
  • Il forte terremoto del 9 settembre 1349, la cui magnitudo fu pari a 6,5 della Scala Richter e danni valutabili di nuovo nel X grado della Scala Mercalli.

Ma neppure questo sisma fu il primo perché si ha notizia di un altro terremoto avvenuto il 13 dicembre 1315. Quanti altri prima non è dato a sapere ma pare probabile che la serie sia molto più antica: lo si può dedurre dal libro «Terremoti d’Italia: il rischio sismico, l’allarme degli scienziati, l’indifferenza del potere» pubblicato nel 1998 da Enzo Boschi e poi riedito da Baldini Castoldi Dalai, non a caso appena 2 mesi dopo il sisma del 2009. Un libro che molti dovrebbero leggere e/o rileggere, specie politici e amministratori: a pagina 42, a esempio, già allora si descriveva come molti centri abitati appenninici, dislocati in corrispondenza di corsi d’acqua e/o importanti vie storiche, sono stati fondati su aree attraversate da faglie sismogenetiche, in alcuni casi fino a tre come… L’Aquila!
La riflessione sui responsabili delle vittime, oltreché dei danni, del terremoto del 2009 non può limitarsi agli esiti di questo o di altri processi, in corso o già conclusi. A questo proposito mi pare sufficiente citare questo recente commento (2): «con molto meno interesse dei media e della rete si sono celebrati diversi processi a progettisti e costruttori, mentre altri sono ancora in corso. Ricordiamo che per il crollo della Casa dello Studente ci sono state 4 condanne, per il crollo della Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila 2 condanne e per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via Sturzo altre 2 condanne. Si è così stabilito che il principale nesso causale con la morte delle vittime erano i crolli dovuti alla cattiva qualità di progetti, costruzioni e ristrutturazioni, verità ovvia e scomoda, poco assolutoria per i molti che avrebbero dovuto vigilare, che hanno speculato o che semplicemente si erano disinteressati del problema sismico pur vivendo in una città con una elevata pericolosità sismica».

Insomma coltivare la memoria esperienzale di una città è responsabilità di tutti i suoi cittadini, amministratori in primis, che siano de L’Aquila o delle città emiliane che subirono i danni sismici del 2012. Ma anche degli abitanti di Ferrara la cui città fu colpita da un sisma di magnitudo 5,5 il 16 novembre 1570, ma il cui “sciame” durò quasi 4 anni cioè fino al 1574. Ciononostante quasi tutti i miei conoscenti ferraresi si meravigliarono, dopo le due forti scosse del 29 maggio 2012: ma come, una zona sismica in pianura?
Concludo estendendo questa riflessione ai miei concittadini veronesi: alle ore 00,54 del 25 gennaio 2012 una scossa 4,2 sulla scala Richter colpì la Valpolicella seguita, alle 9,06, dagli effetti di un sisma di magnitudo 4,9 con epicentro fra i comuni emiliani di Poviglio e Brescello. Per molte ore gli abitanti di Verona caddero in preda a un panico incredibile, fatto di totale impreparazione amministrativa quanto di allucinanti voci su altre più gravi scosse profetizzate «per mezzogiorno… l’ha detto a mia figlia un geologo dell’aeroporto!». Verona aveva una memoria del proprio rischio sismico? Quando mai? Ciononostante la mia città è famosa – ma solo negli annali sismici della penisola italiana – per il “terremoto di Verona”, quello che il 3 gennaio 1117 devastò gran parte degli edifici cittadini, con una “magnitudo momento” del 6,4 e un’intensità probabilmente superiore al VII grado Mercalli. Nove secoli dopo, ne sono traccia, quotidianamente sotto gli occhi dei veronesi, il residuo della recinzione esterna dell’Arena romana (detto localmente «l’Ala dell’Arena») e le chiese, quasi tutte ricostruite nel tipico stile romanico del XII secolo. Insomma «per gli orbi non viene mai giorno» recita un vecchio proverbio veronese; e dovunque «quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo».

  1. http://www.lastampa.it/2014/11/10/italia/cronache/sisma-a-laquila-lappello-ribalta-il-primo-grado-assolti-i-membri-della-commissione-grandi-rischi-714T8rLLJMsAhi8M2IwTEN/pagina.html?wtrk=cpc.social.Facebook&utm_source=Twitter&utm_medium=&utm_campaign=
  2. http://tersiscio.blogspot.it/2014/11/chi-sono-i-colpevoli-dei-crolli-laquila.html lunedì 10 novembre 2014

Links consultati

http://danielebarbieri.wordpress.com/2010/06/10/giorgio-chelidonio-l%E2%80%99aquila-e-verona-14-mesi-dopo/

http://www.6aprile.it/featured/2014/11/13/enzo-boschi-fu-una-riunione-politica-ora-raccontero-tutto.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell’Aquila_del_1703

http://it.wikipedia.org/wiki/L’Aquila#Il_terremoto_del_2009

http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell’Aquila_del_2009#La_polemica_tra_Boschi_e_Bertolaso

http://terremotiegrandirischi.com/

http://ingvterremoti.wordpress.com/2014/03/20/unanalisi-della-sentenza-del-processo-a-laquila-di-giacomo-cavallo/

http://processoaquila.wordpress.com/2014/03/06/unanalisi-della-sentenza-di-g-cavallo/

http://www.emergency-live.com/it/news/meteo/cosa-dimostra-la-sentenza-sul-terremoto-di-laquila

http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell’Emilia_del_2012

http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_di_Ferrara_del_1570

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/01/25/news/terremoto_in_provincia_di_verona_magnitudo_4_2_ma_nessun_danno-28717293/

http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_di_Verona_del_1117

http://it.wikipedia.org/wiki/George_Santayana

 

Redazione
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Un commento

  • Condivido quanto scrive Giorgio. Aggiungo però che in titoli come «la scienza condannata» o «la scienza assolta» io vedo malafede e/o ignoranza. Per quel che ho letto di questo processo, sotto accusa non era (e come avrebbe potuto?) l’esattezza delle previsioni scientifiche – ammesso e per ora non concesso che i terremoti siano in parte prevedibili – ma l’uso “politico” al quale alcuni scienziati in questo specifico caso si sono (o si sarebbero) prestati.
    Alla tragedia della poca memoria storica (come sottolinea Giorgio) individuale e collettiva aggiungo questo altro dramma: la diffusa ignoranza dei minimi presupposti della scienza. In questo “non sapere” includo la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani… e ne ho incontrati alcuni che se ne vantavano pure (“sono un umanista io” mi disse una volta un collega al quale avevo fatto presente un clamoroso errore scientifico in un suo articolo).

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