Processo per amianto Montefibre di Verbania
di Medicina Democratica (*)
La Corte d’Appello del Tribunale di Torino presieduta dal dott. Luciano Grasso ha riformato sostanzialmente la sentenza di primo grado pronunciata dal Tribunale di Verbania che aveva assolto i dirigenti della Montefibre di Verbania (Bordogna e altri) accusati di omicidio colposo
e lesioni a riguardo di una trentina di operai che impunemente erano stati esposti all’amianto in fabbrica durante il loro periodo lavorativo.
Per i dirigenti deceduti vi è stata la dichiarazione di non luogo a procedere; inoltre per alcuni altri è stata dichiarata la prescrizione, ma per tutti gli altri è stata pronunciata una condanna da pochi mesi fino a un un massimo di due anni e 8 mesi.
La condanna era stata richiesta dal PG (procuratore generale) GianFranco Colace e dalle parti civili, fra cui Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto, difesi dall’avv. Laura Mara. Sono stati previsti risarcimenti per le vittime con definizione di una provvisionale e il pagamento delle spese e degli avvocati di parte civile a carico degli imputati e del responsabile civile (Montefibre).Anche le associazioni e i sindacati potranno chiedere i risarcimenti davanti al giudice civile.
E’ la seconda condanna cui assistiamo nel giro di pochi giorni (la prima riguardava la Pirelli di Milano), cui prendiamo atto con soddisfazione. Anche la magistratura ordinaria si allinea con la Corte di Cassazione. Vedremo le motivazioni della sentenza (previste entro 90 giorni), ma ciò significa che le ragioni dei consulenti dell’azienda (fra cui il prof. Carlo La Vecchia) non sono state ritenute valide.
I processi e le sentenze sull’amianto richiamo al grande problema della presenza di amianto e delle misure sanitarie, previdenziali e di prevenzione ambientale che non sono ancora state prese in maniera esaustiva. In particolare il Piano Nazionale Amianto, uscito dalla conferenza governativa del 2012 è rimasto sulla carta. E’ scritto, ma non è stato approvato per mancanza di quattrini. Ma si tratta di una scusa e di mancanza di volontà politica. Per quanti anni ancora resteranno le migliaia di tonnellate di amianto sul territorio e si continuerà a contare i morti per malattie da amianto che a tutt’oggi assommano a circa 4.000 l’anno?
Le associazioni riunite nel coordinamento nazionale amianto e in relazione con i sindacati sono impegnate per raggiungere in tempi brevi quanto, una serie di proposte di legge, a partire dal ddl Casson, stabiliscono: eliminazione dell’amianto dal territorio a partire dai luoghi più vulnerabili (in primis le scuole); patrocinio gratuito per le vittime e i loro famigliari che vogliono fare riconoscere i loro diritti; controlli sanitari efficaci per gli ex esposti e ricerca scientifica per trovare soluzione alle più gravi malattie da amianto; riconoscimento delle malattie correlate all’amianto e risarcimenti per le vittime a partire dalla precisa richiesta di modifica dell’atteggiamento restrittivo degli enti previdenziali a partire dall’INAIL.
Per MD e AIEA
Fulvio Aurora (3392516050)
fulvio.aurora@gmail.com
(*) tratto da http://www.medicinademocratica.org/wp/