Prometeo mancato

dove Clelia Farris fa i conti con un film di Ridley Scott

Un prologo mitologico

Il titanico Ridley Scott rubò il fuoco a Philip Dick e donò all’umanità «Blade Runner». Il vecchio Zeus B. Meyer, il capo di tutti i produttori, che gli aveva suggerito di eliminare dal film il cavallo bianco della Vidal e l’idea che Deckart fosse un replicante, si infuriò quando seppe che Scott aveva rimontato la storia e reintrodotto le scene tagliate. Per questo motivo lo legò al monte su cui si trova la scritta Hollywood e gli fece divorare il cervello da due giovani sceneggiatori incapaci.

Durante la notte il cervello di Scott ricresceva, perciò riusciva comunque a dirigere i film. Qualche volta aveva tutte le sue brave circonvoluzioni sinaptiche al loro posto e i film uscivano bene, per esempio «Il gladiatore», o addirittura benissimo, come «Thelma e Louise», altre volte…

Be’, altre volte venivano fuori le Crociate. Oppure «Prometheus».

 

Il moderno Prometeo

«Dunque, ragazzi» esordisce Scott rivolgendosi a Pixie e Dixie, i suoi aguzzini, coi quali ha finito per fare amicizia. «Ho qui una delle mie idee migliori, Alien. Bisogna soltanto cucinarla in modo insolito per farla mangiare alle nuove generazioni. Ho già in mente il titolo: Prometheus. Che ne dite?».

«Be’ capo, si potrebbe usare l’idea di fondo di Blade Runner. Roy va in cerca del suo creatore per avere più vita, in Prometheus mettiamo un vecchio plutocrate moribondo che vuole tornare giovane, o diventare eterno, o tutt’e due, e finanzia una spedizione su un pianeta sconosciuto per incontrare i creatori dell’umanità.”

«E un po’ di misticismo» dice Pixie.

«Però creatore è un termine vecchio» obietta Scott. «Chiamiamoli Ingegneri».

«Come vuoi,capo. Allora, gli Ingegneri hanno fatto l’umanità. Sono dei colossi albini simili a noi, che si infuriano se li risvegli dal criosonno, ma questo gli archeologi non lo sanno. Credono che il ricco moribondo gli dia soldi, astronave e attrezzature per amore della conoscenza. Viaggiano per diversi anni luce, addormentati e ibernati, sotto il controllo di un robot».

«E che fa questo robot durante il viaggio?».

«Sbircia i sogni della protagonista e guarda Lawrence d’Arabia» risponde pronto Dixie.

«Perché Lawrence d’Arabia?».

«Per variare. Mica i sogni dell’archeologa sono così appassionanti».

«E un po’ di misticismo» gracchia Pixie.

«Sia chiaro, non voglio una protagonista tutta muscoli» riprende Scott. «Rambo non è più di moda. Deve essere una donna dolce e sorridente, un po’ malinconica perché… perché non può avere figli! E mai, mai si sognerebbe di dare ordini alla sua squadra».

«Preso nota, capo. Allora, il comandante dell’astronave non dà ordini, perché è pagato solo per pilotare, la figlia bionda e cattiva del finanziatore non dà ordini, perché non ha ancora ereditato l’azienda paterna… chi decide cosa fare, quindi?».

«Nessuno. Ognuno fa da sé. Così possiamo farli entrare nella piramide che trovano sul pianeta anche se è in arrivo una mega tempesta di sabbia che in confronto quelle del Sahara sono un buffetto sulle guance».

«Bene, capo. Il gruppo scientifico entra nella piramide e il robot apre tutti gli ingressi, digitando su simboli astrusi, come se fosse il portiere del condominio».

«Com’è possibile?».

«Capo, questo lo spiegheremo nei film successivi. A questo punto due babbei di geologi decidono di andarsene e si smarriscono».

«Si smarriscono?» si stupisce Scott. «Scusa Dixie, ma appena entrati hanno lanciato le sferette esploratrici e adesso sull’astronave hanno un modellino tridimensionale di ogni anfratto della piramide!».

«Giusto, capo. Allora gli ottundiamo il cervello con un po’ di erba e gli facciamo incontrare la forma primitiva del mostro. Ma loro non sanno che si tratta di un mostro e gli fanno cicci-cicci come se stessero giocando con un pupo».

«Cicci-cicci? A un anaconda senza pelle?» esclama Scott.

«Distribuiremo erba all’ingresso delle sale, così il pubblico lo troverà sensato».

«E un po’ di misticismo» ripete Pixie.

«Uhm, vabbé» riprende Scott. «E poi cosa capita?».

«Il mostro li uccide. Sangue, braccia spezzate, cose schifide che piaceranno moltissimo ai ragazzini».

«Pensavo che il robot, un po’ per gelosia, un po’ perché vuole giocare anche lui all’ingegnere, potrebbe infettare il marito della protagonista con un microrganismo alieno…».

«Sei un genio, capo» lo interrompe Dixie. «Ma facciamo passare un po’ di tempo, così l’archeologo maschio ha il tempo di scopare con l’archeologo femmina. L’infezione si manifesta nella piramide e quando lo riconducono alla nave la cattiva lo brucia per impedirgli di portare l’infezione a bordo».

«Ma era l’unica cosa sensata da fare».

«Certo, capo. Ed è meglio farla fare alla cattiva. A questo punto scopriamo che anche la nostra dolce protagonista è stata contaminata, così impara a scopare, negli horror ci sono delle regole: chi scopa finisce punito».

«E questa dove l’hai sentita?».

«Ho visto Scream, capo, e l’ho preso sul serio. Dunque, il perfido robot, per continuare l’esperimento, le dice che è incinta. Lei sa che non è possibile, non può concepire, perciò si infila dentro il piccolo chirurgo portatile per farsi togliere l’alieno, ma la capsula è progettata solo per operare pazienti maschi».

«Perché, se l’equipaggio è misto?».

«Così, invece di un aborto, si fa una laparotomia veloce veloce, che richiudiamo a placchette di metallo, come una cerniera lampo».

«Sì, forse hai ragione. Non vorrei che alla prima del film capitasse un pazzo cristiano fondamentalista che si mette a sparare sul pubblico perché nel mio film si praticano aborti».

«Capo, quella sarebbe un’ottima pubblicità».

«E cosa ne fa la ragazza del mostriciattolo estratto dalla pancia?».

«Lo brucia».

«Allora siamo daccapo. Come facciamo a far entrare il mostro nella nave?».

«Ah, ecco… uno dei geologi ritorna, bussa e gli aprono».

«Ma non erano morti nella piramide?».

«Sì, certo».

«Aspetta un momento, c’è qualcosa che non torna».

«… che non torna. Scritto, capo. Il pilota dice proprio questa frase, dopo aver aperto. Nel frattempo il robot che apre tutte le porte trova la sala di controllo e scopre che anche gli Ingegneri viaggiavano in criosonno, e uno di loro è ancora vivo. Perciò conduce il vecchio riccastro al cospetto del colosso stuccato di bianco».

«Ma il vecchio non era morto?».

«Colpo di scena, capo».

«Andiamo al sodo. L’Ingegnere uccide il vecchio, così rovescio Blade Runner e Frankenstein in un colpo solo».

Dixie si accosta a Pixie e gli sussurra:

«Chi sarebbe questo Frankie Stein?».

«E un po’ di mist…».

Dixie gli stringe il becco fra le ali.

«Felicissima idea, capo, è il creatore a voler distruggere la propria creatura. Ora ci vuole un bel finale con tanto chiasso».

Mumble mumble mumble (rumore di Scott che pensa).

Tuca tuca tuca (rumore di Dixie che pensa.)

«E un po’ di misticismo» blatera Pixie.

«Sta’ zitto, idiota, stiamo cercando il finale della storia».

«Guarda che con il misticismo siamo riusciti a concludere Lost» ribatte Pixie.

«Eureka» si rallegra Scott. «L’archeologa crede in Dio. Ci crede nonostante la malvagità degli Ingegneri, perché è come con i vampiri: chi ha fatto il primo vampiro? Sono le grandi domande dell’umanità, chi sono, da dove vengo, quanto mi resta da vivere, chi sono, da dove vengo, quanto mi resta…».

«Oddio, il capo si è incantato di nuovo» si rammarica Dixie.

«Mangiamogli il cervello e speriamo che ricresca in tempo per dirigere Prometheus due» propone Pixie.

Gnam gnam gnam.

 

Redazione
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5 commenti

  • Francesco Cecchini

    Che bella storia! Innanzitutto l’incipit!

  • Povero Prometeo e poveri spettatori se tutto si risolve in questa maniera.
    E pensare che Prometeo si era persino incarnato in S.Antonio Abate per portare il fuoco nelle lontane isole dove tramonta il sole (inventando così la Sardegna pre-turistica del porceddu). Se lo avesse saputo chissà che sceneggiatura avrebbe inventato, setacciato (ingl. to riddle) la vecchia tartaruga di mare (ingl. Ridley = Lepidochelys kempii, la tartaruga atlantica, la più rara delle tartarughe di mare e a rischio di estinzione)…..

  • è vero è un film bruttissimo. poteva risollevarsi con la scena di sesso tra lei (charlize theron) e lui (non so come si chiama ma è quello della bella serie televisiva inglese Luthet, ve la consiglio) ma il prometeico regista, sicuramente mal consigliato da Pixie e Dixie, si limita ad alludere “ci vediamo tra 10 minuti nella mia cabina”. Tutto il resto è noia e banalità.

  • Film assolutamente una delusione. Con tutti quei soldi mal spesi, Duncan Jones ci avrebbe sollazzato con buona sf per 15 anni o più…

  • Stupenda… non poteva essere recensito meglio. Peccato non sia in inglese che potevamo mandarla a Ridley Scott, così ha qualcosa da leggere mentre gli mangiano il cervello.

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