Prove tecniche di macelleria sociale
di Gianluca Cicinelli
Mentre le uniche proteste di piazza che agitano l’Italia si concentrano sullo specchietto per le allodole del green pass, la minaccia reale per la vita quotidiana e il futuro delle persone si manifesta concretamente in maniera brutale con l’aumento di merci e servizi, destinato ad allargare di molto l’attuale area dei 5 milioni e 400 mila persone in povertà assoluta, il 10% circa della popolazione.
Cominciamo da quelli che hanno ancora un conto bancario, che sembrerebbe un aspetto secondario mentre con l’incremento dei tracciamenti e dei controlli sui pagamenti di utenze, fatture e stipendi ormai intorno al conto corrente ruotano tutti i nostri scambi economici. Per i servizi di sportello è previsto un aumento del 4%, del 3% invece per quelli online. Secondo una previsione degli istituti di credito il provvedimento riguarderà principalmente le famiglie con un’operatività media e bassa, in sostanza la grande massa dei titolari di conto. Chi fin qua ha risparmiato con i conti online vedrà invece nella maggior parte dei casi l’introduzione di un canone, mentre i conti elettronici dedicati ai giovani vedono un aumento medio del 9%.
Nei giorni scorsi è stata dedicata molta attenzione agli aumenti dei prezzi delle materie prime ma non sempre è chiaro di cosa si parla e delle conseguenze a cascata su tutta la vita quotidiana. I principali colpiscono le bollette dell’energia elettrica con un aumento di circa il 30%, 29,8% per l’esattezza, e del gas per il 14,4%, ma la catena porta con sè gli aumenti vertiginosi dei costi per il trasporto di merci a causa dell’aumento del prezzo dei carburanti, e di conseguenza delle merci stesse, che a breve si abbatteranno sul mercato. Difficile pensare che gli aumenti dei costi energetici, che il governo compenserà in parte per quanto riguarda le bollette degli italiani, non si rifletta sui servizi di trasporto pubblico e sulle tariffe per gli utenti. E a proposito di servizi l’Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero dello Sviluppo Economico calcola nell’1,5% l’aumento medio lungo tutto il territorio italiano del servizio di raccolta rifiuti e del 2,8% del servizio idrico, l’acqua che consumiamo.
Cosa c’entra la lotta ai cambiamenti climatici in tutto questo? Se da una parte comincia a profilarsi una carenza di scorte di combustibili fossili in molti Paesi dall’altra il mantra dei grandi inquinatori mondiali, Cina in testa, lamenta che il progetto di un’economia carbon free e ad emissioni zero entro il 2060 comporta una spesa esorbitante per evitare black out elettrici, arrivando quindi a sospendere la produzione in molti siti industriali. Significativo in questo senso il calo ai flussi di materia prima che si sta verificando in Russia rispetto al gas naturale, anche se il sospetto è che si tratti di decisioni politiche e non fisiologiche. Il gasdotto Nord Stream 2 che collega Russia e Germania potrebbe contribuire ad allentare la pressione sui prezzi delle materie prime compensando parzialmente il costo del prodotto finale. Le scorte di gas naturale, alla vigilia dell’arrivo di temperature fredde sono stimate al di sotto della media in tutta Europa e contemporaneamente il prezzo del petrolio sta superando la soglia degli 80 dollari per barile mentre i produttori riuniti nell’Opec valutano che nei prossimi 25 anni la richiesta del combustibile fossile da parte dei paesi poveri sarà in continuo rialzo.
Veniamo adesso alla questione alimentare, altra materia indispensabile per la nostra vita. Sono intuibili le conseguenze per i consumatori del balzo in avanti enorme rispetto alla situazione precedente la pandemia da covid del 2019 del prezzo del grano duro, intorno al 100%, e di quello della semola, del 90%. A questi si aggiungono l’aumento del prezzo della farina del 20%, dell’olio di semi del 70%, del mail del 50% e della soia del 60%.
In realtà l’elenco degli aumenti è molto più lungo ma il quadro è molto chiaro. Questi dati sono presi principalmente dagli studi del Ministero per l’Economia e fanno parte quindi di considerazioni politiche che comporteranno delle scelte da parte del governo. Saranno a favore dei ceti più colpiti dalla crisi? Una regola basilare della dialettica è di non rispondere mai a una domanda con un’altra domanda per cui perdonerete se faccio un’eccezione: vi ricordate di aver mai visto provvedimenti a favore dei ceti meno abbienti da un governo europeo negli ultimi venti anni?
Però mi raccomando, lottate contro il mulino a vento del green pass, nel frattempo chi muore di fame e di freddo morirà contento di non essere sottostato alla dittatura sanitaria. Sono soddisfazioni.