Puglia: ancora morte sul lavoro
«Era piegata da ore sui campi»: Giuseppina Spagnoletti, 39 anni
di Vito Totire (*)
Fa poca notizia la morte di una bracciante agricola nelle campagne di Ginosa (in provincia di Taranto). A livello nazionale ne dà notizia, ci pare, solo «Il Fatto Quotidiano». Il presidente della Repubblica – che di recente per i due operai morti a Lucca ha pronunciato la solita frase “mai più” – questa volta forse non è stato neanche informato.
Peraltro solo qualche giorno fa i dati Inail (che tuttavia non sono esaustivi) segnalavano una crescita di infortuni e di infortuni mortali rispetto al 2016. Che siano gli “inevitabili” effetti della cosiddetta «ripresina» e cioè la conferma che se ci sono meno infortuni non è perché migliori la prevenzione ma solo perché aumenta la disoccupazione?
Quasi contemporaneamente l’Inps annunciava una vasta e capillare crociata per contrastare i lavoratori “infedeli” (o “assenteisti” a seconda di come li si voglia classificare).
Quel che pensiamo della medicina fiscale lo diciamo da decenni: è una prassi estranea alla storia delle medicina (che pure di per sé non è particolarmente brillante in quanto ad autonomia dal potere economico e politico) nel senso che da Ippocrate a Freud la “medicina fiscale” va considerata un corpo estraneo, una invenzione sadico-giudiziaria, utile per non affrontare le cause vere della disaffezione al lavoro e del cosiddetto social-loafing. La nuova crociata dell’Inps prevede anche la possibilità di fare anche due visite fiscali al giorno! Tutto si può fare: tranne la medicina preventiva per i braccianti che lavorato in condizioni simil-schiavistiche, senza dimenticare tra questi gli immigrati in generale e in particolare le donne rumene vittime di reiterate gravi violenze sessuali in provincia di Ragusa.
Perché la stessa attenzione e le stesse risorse – messe in campo “militarmente” dall’Inps – non vengono riservate alla valutazione della idoneità al lavoro dei braccianti? Non al fine di escluderne alcuni dalla possibilità di guadagnarsi da vivere lavorando ma al fine di correlare le mansioni e gli orari di lavoro alle capacità specifiche di ognuno.
Con la signora Spagnoletti si ripete la tragedia che vide la morte, sempre in Puglia, della signora Paola Clemente (**) nel 2015. Allora bisogna prendere atto che le misure messe in campo per la prevenzione non sono state efficaci. Sulla sicurezza del lavoro pare essere in atto una situazione di grande confusione; di recente abbiamo letto dichiarazioni di un “imprenditore” che ha dichiarato sorpresa per il coinvolgimento penale di un datore di lavoro a seguito di un grave infortunio con caduta da una scala (quasi a dimostrare scarsa consapevolezza sulle responsabilità in materia di sicurezza) e anche dichiarazioni di rifiuto ad assumere persone di fede islamica nel periodo del ramadan oppure critiche sulle modalità di effettuazione delle visite mediche.
Ma le visite mediche chi le gestisce? con quale protocollo di accertamenti sanitari? con quali precauzioni in caso di idoneità con limitazioni?
Invece della “grande crociata di medicina fiscale” organizzata dall’Inps (500.000 visite programmate in un anno!) occorre fare una grande campagna nazionale, mirata soprattutto al sud d’Italia, per le prevenzione sanitaria nelle campagne. Non per escludere, con metodi darwiniani, i “meno idonei” ma per rendere il lavoro – in quanto a ritmi, orari e carichi – finalmente a dimensione di uomini e donne.
Evitiamo che l’epilogo, anche di questo ennesimo lutto, sia la solita frase “mai più”, destinata ad essere ripetuta come un disco rotto dai presidenti della Repubblica… che – dice la Costituzione – è fondata sul lavoro?.
Bologna, 4.9.2017
NELLA FOTO un’immagine di Paola Clemente, ripresa dalla rete.
(*) Vito Totire è medico del lavoro
(** ) cfr «Un altro mondo non è una tigre di carta» (versi per PAOLA CLEMENTE di Sandro Sardella)