Qatar al riparo da campagne mediatiche ostili

Ospita una delle più grandi basi militari americane. E questo spiega perché non vi sia stato uno specifico interesse geopolitico per orchestrare campagne ostili. Il Qatar è talmente protetto dagli USA che ha potuto permettersi persino campagne a proprio favore a suon di mazzette.

a cura di Redazione Peacelink

Perché il Qatar è generalmente al riparo da critiche?

A parte le mazzette, c’è una ragione sostanziale: la base militare USA.

La base USA Al Udein in Qatar

A sud-ovest di Doha, capitale del Qatar, c’è una delle più grandi basi militari Usa di tutto il Medio Oriente: Al Udeid (anche conosciuta come Abu Nakhlah Airport). Vi lavorano oltre 11 mila militari americani e ospita più di 100 caccia da guerra. Vi opera la 379esima divisione aerea Usa. La base è anche la sede dell’aeronautica militare dell’Emirato del Qatar.

 

Dal Qatar il Pentagono “guida e controlla l’azione dell’aviazione americana nei cieli di Iraq, Siria, Afghanistan e altre 17 nazioni. In pratica qui vi è il centro per il comando, la logistica e la base di partenza per le operazioni militari dell’aviazione americana in Medio Oriente. Dotata di una delle piste di atterraggio più lunghe del Golfo Persico (3,81 km), la base americana può ospitare fino a 120 aerei, riferisce la Cnn”. Questo si può leggere su “Perchè gli USA non possono perdere il Qatar”.

Qui di seguito troverete alcune informazioni banalmente tratte da Wikipedia in lingua inglese che tuttavia non erano state tradotte in italiano. Guarda caso.

Cominciamo a sbirciare i servigi militari del Qatar agli Stati Uniti.

A seguito delle operazioni militari congiunte durante l’operazione Desert Storm nel 1991, il Qatar e gli Stati Uniti hanno concluso un accordo di cooperazione per la difesa che è stato successivamente ampliato. Nel 1996, il Qatar ha costruito la base aerea di Al Udeid al costo di oltre 1 miliardo di dollari. Gli Stati Uniti hanno utilizzato per la prima volta l’allora base segreta alla fine di settembre 2001, quando l’Air Force aveva bisogno di schierare gli aerei per le sue operazioni in Afghanistan. Gli Stati Uniti hanno quasi 40.000 militari in Medio Oriente. La quinta flotta statunitense è in Bahrain e ha 28.000 militari in Kuwait, Bahrain e Qatar. I regni, compreso il Qatar, coprono il 60% dei costi, circa 650 milioni di dollari.

Il riconoscimento ufficiale della base è arrivato nel marzo 2002, quando il vicepresidente Dick Cheney vi si è fermato durante un viaggio nella regione con un gruppo di giornalisti. Nell’aprile 2003, poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, il Centro per le operazioni aeree di combattimento degli Stati Uniti per il Medio Oriente si è trasferito dalla base aerea Prince Sultan in Arabia Saudita a quello che allora era un quartier generale di riserva costruito un anno prima in Qatar e che era visto come un luogo più congeniale per fare da base alle truppe statunitensi.

La base aerea ha svolto un ruolo importante durante gli attacchi missilistici del 2018 contro la Siria, in cui due bombardieri USAF Rockwell B-1B Lancer del 34th Bomb Squadron sono decollati dalla base.

Il Qatar ha dato ospitalità per le guerre USA anche alla Royal Air Force britannica e alla Royal Australian Air Force; entrambe hanno fatto partire dal Qatar i loro aerei per la guerra in Afghanistan e l’invasione dell’Iraq.

Ma la cosa paradossale è che a questa ospitalità per le missioni militari USA si accompagna un impressionante intreccio di rapporti con gruppi terroristici che, è il caso della guerra in Siria, gli Stati Uniti hanno tatticamente usato a proprio vantaggio nella guerra per procura in Siria, alleata della Russia.

Non ci credete?

Leggete queste parole di due esperti come Stefano Dambruoso (magistrato ed esperto di terrorismo internazionale) e Francesco Conti (ricercatore, Master’s Degree in Terrorism, Security and Society al King’s College London).

“Il Qatar – scrivono Dambruoso e Conti – è considerato da molte agenzie di intelligence occidentali come uno dei principali finanziatori statali del terrorismo internazionale. Istituti bancari ed enti di beneficenza islamici del Paese sono ritenuti collegati a diversi gruppi terroristici affiliati di al-Qaeda come al-Shabaab e al-Qaeda nella Penisola Arabica, oltre a diversi gruppi islamisti coinvolti nella guerra civile siriana (tra cui anche l’ex Fronte al-Nusra, che nacque come branca siriana proprio di al-Qaeda). Ma anche singoli individui con residenza in Qatar sono sospettati di aver svolto un’attività di finanziamento, sia per lo schieramento qaedista sia per lo Stato islamico“. Non solo: in Qatar “è ancora considerato un ambiente permissivo che consente ad alcune organizzazioni jihadiste di operare con relativa libertà. Il Qatar, secondo gli analisti, utilizzerebbe infatti il sostegno assicurato ai gruppi terroristici per aumentare la propria influenza sul piano internazionale”.

Ma perché di tutto questo non siamo stati informati dai media?

Per l’influenza che il Qatar (come anche l’Arabia Saudita) hanno sui media. “Entrambi i regimi – sottolinea The Intercept – sono stati in grado di controllare o influenzare le narrazioni di giornalisti ed esperti occidentali attraverso ingenti investimenti nella comunità elitaria di Washington, in particolare attraverso il finanziamento di Think tank e aziende di pubbliche relazioni”. Esempi? Il Brookings Institution, il Middle East Institute, e il Center for Strategic and International Studies, che notoriamente ricevono ingenti somme di denaro dai Paesi del Golfo, come spiega il New York Times“.

Vi è tutto più chiaro?

(*) Link all’articolo originale: https://www.peacelink.it/disarmo/a/49326.html

 

Redazione
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Un commento

  • Il Senato oggi ha approvato l’invio di armi a un Paese in guerra con:
    125 favorevoli
    28 contrari
    2 astenuti
    Il 125 è un numero di Fibonacci
    Una descrizione regolare e numerica della crescita di una popolazione
    Di conigli

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