Quando dare del “comunista” non basta più
Giorgio Chelidonio a proposito de «Il censimento dei radical chic»
Il libriccino di Giacomo Papi «Il censimento dei radical chic» (Feltrinelli) l’ho letto nello spazio di una giornata: l’effetto un po’ ansiogeno mi è stato mitigato dalla curiosità del vedere come andava a finire ma il finale “troppo” Farenheit 451 [LINK 1] mi ha lasciato perplesso.
L’evidente orientamento distopico, magistralmente mediato in chiave ironica (talvolta sarcastica) è stata la chiave di comporre uno scenario simil-salvinista che, volendo essere “cattivisti”, approfittava del crescente clima “popolista” [LINK 2] prodotto nel primo semestre del 2018 dalla Bestia [LINK 3] e dal suo padrone, emblematicamente definito dall’autore «il primo ministro degli interni». Insomma, mi affiora quasi il dubbio che sia nato come instant book [LINK 4] ma rimando queste considerazioni ai link per non rischiare di ricadere anch’io in una potenziale lista dei “radical chich”. «A l’osél ingordo ghe se crepa el gòzzo» recita un vecchio proverbio veronese: mentre leggevo il libro, la “crisi governativa tardo-agostana” – con cui il suddetto promotore di censimenti si è autoinchiodato sul mussoliniano bagnasciuga [LINK 5] di Rimini – ha ridotto l’abuso verbale “popolista” ai tweet del suddetto. Quindi mi limito ad invitarvi a leggere il libro di Papi, aggiungendo i link di alcune recensioni e interviste che vi potrebbero risultare utili prima o dopo la lettura [LINK 6].
Aggiungo però un paio di riflessioni sul come sia banale e facile demonizzare, in qualsiasi contesto, un avversario socio-politico o chiunque si presenti con idee diverse da quelle imperanti in un tempo e in un luogo qualsiasi.
Mi accadde molti anni fa: facevo parte di un gruppetto “di paese” che, per promuovere una raccolta di vecchi attrezzi contadini e farne un museo etnografico locale, aveva organizzato un’assemblea nella sala parrocchiale. In quel tempo mi ero appena avvicinato a quel tipo di “cultura popolare” e avendo visitato da poco l’ecomuseo irlandese di Bunratty [LINK 7] ero forse invaso dal cosiddetto “ardore del neofita” [LINK 8]: non ricordo cosa avessi detto quella sera nel mio intervento, ma è possibile che io abbia enfatizzato il significato dell’iniziativa. Subito dopo si alzò dal pubblico un notabile locale che, additandomi come un malfattore colto sul fatto, così proruppe: «Adesso ho capito chi è lei: lei è un idealista!». Appresi dopo che il suddetto personaggio fosse anche il segretario della locale sezione della DC, ma rimasi davvero stupito che si potesse trasformare l’idealismo in un marchio d’infamia.
Concludo con una citazione di Karl Kraus [LINK 9], scrittore austriaco testimone diretto dell’ascesa del nazismo: «Il segreto dell’agitatore politico è rendersi stupido come i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui».
LINK:
- https://it.wikipedia.org/wiki/Fahrenheit_451
- “popolista” mi piace di più che “populista” perché sottolinea l’onnipresenza della parola «popolo» nel politichese del “contratto giallo-verde”
- https://www.corriere.it/padiglione-italia-grasso/19_agosto_25/se-bestia-morisi-affonda-mare-like-49e9cb84-c68e-11e9-91fb-bbcdf5d9284a.shtml
- http://www.treccani.it/enciclopedia/instant-book/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Bagnasciuga
- https://www.ilsole24ore.com/art/giacomo-papi-salvini-e-vero-radical-chic–ABe21rSB?refresh_ce=1 + https://www.sololibri.net/Il-censimento-dei-radical-ch + https://www.youtube.com/watch?v=quG2cEsdIkQ
- https://www.bunrattycastle.ie/folk-park/
- https://dizionario-online.net/neofita.html
- http://www.treccani.it/enciclopedia/karl-kraus/
Non mi associo, ovviamente, al coro della Destra, di una Destra che, da sempre, ha tutto l’interesse a denigrare la Sinistra e le idee di liberazione. Ma, a Sinistra, è pur vero che c’e’ chi, in maniera contrastante con gli ideali della Sinistra, ha spocchia e puzza al naso. Per non parlare poi di quello che i comunisti residui e residuali non vogliono ascoltare: tutte le loro rivoluzioni sono fallite, hanno creato Stati di polizia (come tutti gli Stati) e hanno trasformato i nobili ideali dai quali partivano in nuove burocrazie e in nuove catene.
Prendiamone atto e cerchiamo nuove strade. Altrimenti, siamo destinati a sparire.
(dall’estero) Diro di più. E’ altrettanto chiaro che sotto la denominazione “movimento anarchico” vi è delle gente, sedicente libertaria ma autentica autoritaria e che non fa che scimmiotare senza fine cio che a giusto titolo non potrebbe che rimprovere ad altrui.
Intanto grazie a Giorgio per la bella recensione e i suggerimenti di lettura .Da comunista , invece, credo che Sergio sia fuori strada e sbagli il bersaglio.Provengo dal Manifesto, che i conti con i ” socialismi reali ” li aveva fatti in tempi non sospetti. Pertanto ,sulla necessità di percorrere una strada alternativa al capitalismo ecocida non vi può essere alcun dubbio.
il manifesto. Questo gruppo politico ha fatto i conti col socialismo irrealizzato sovietico (alla buon’ora). Ma è caduto nell’equivoco di quello cinese. Oggi, il partito comunista cinese, impone il neoliberismo con la dittatura e a marce forzate. Un paradosso criminale.
E che dire dell’invasione imperialista del Tibet?
No, cari compagni che vi ostinate fideisticamente a difendere l’indifendibile, siete completamente fuori strada.
Il 25 settembre è uscito l’inserto mensile de Il manifesto dedicato alla Cina e ai paesi limitrofi, dedicato ad un approfondimento sui settant’anni della Repubblica Popolare Cinese. Ti consiglio di leggerlo, stante la validità dei contributi ospitati, onde evitare – ma ciò vale anche per le riflessioni di un passato non recente – una lettura manichea dei processi storici e delle tendenze economiche. In quanto alla vicenda tibetana il compianto compagno Domenico Losurdo aveva a suo tempo approfondito, in un opuscolo di contro-informazione apparso per La Città del Sole, la manipolazione operata scientemente dall’imperialismo americano.
http://contropiano.org/fattore-k/2019/09/30/70-anniversario-della-rivoluzione-cinese-mao-e-la-rivoluzione-possibile-0119125
Eviterò con ogni accuratezza questo ed altri appuntamenti analoghi delle chiese comuniste. Mi pento di essermi fatto affascinare anch’io dalle loro rivoluzioni. Il compagno Giuseppe Pinelli detestava le rivoluzioni che non cambiano nulla.