Per arrivare al carcere di Tacumbú, ad Asunción,
bisogna superare una fila di case malridotte tirate su dagli alluvionati de los Bañados, che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni dopo che il fiume Paraguay è di nuovo straripato. L’ingresso al penitenziario è rapido, grazie alla solidarietà di persone del Serpaj-Paraguay, BASE-IS, dell’organizzazione delle donne contadine Conamuri e di altri collettivi che non hanno mai smesso di sostenere i detenuti. Tutti contadini. Tutti imprigionati durante il tempo della democrazia in Paraguay.
Ruben Villalba è sopravvissuto al massacro di Curuguaty, avvenuto il 15 giugno del 2012, un’imboscata in cui hanno perso la vita 11 contadini e 6 agenti di polizia, che è stata poi utilizzata strumentalmente per favorire il golpeparlamentare che la settimana dopo ha destituito il presidente Fernando Lugo. Villalba era un dirigente contadino e subisce ancora gli effetti postumi del proiettile che lo ha colpito alla testa. Soffre di cefalee, ha perso gran parte della vista ma non viene sottoposto a cure mediche.
Basiliano Cardozo, Gustavo Espínola, Arístides Vera, Simeón Bordón, Roque Rodríguez y Agustín Acosta sono in galera da più di otto anni.Erano imputati, inizialmente, per aver omesso di denunciare un reato, poi il pubblico ministero ha modificato l’accusa in omicidio, sequestro e associazione a delinquere, sebbene un giudice avesse rifiutato di concedere la detenzione preventiva. Tutti hanno fatto parte di movimenti contadini e dell’organizzazione Patria Libre, distrutta dalla criminalizzazione dei governi, della giustizia e dei proprietari terrieri.
Ci hanno ricevuto nella cantina del penitenziario, dove venivano torturati i prigionieri politici durante la dittatura di Stroessner. Tutti ci hanno fatto sapere di non essere pentiti, hanno detto che continuano a lottare e si sentono vittime della politica dell’imperialismo e di un Potere giudiziario che ha violato i loro diritti in modo sistematico. I sei contadini sono stati accusati di un sequestro, ma il pubblico ministero ha cambiato le accuse senza dar loro l’opportunità di fornire una versione dei fatti utile alla loro difesa.
Le organizzazioni che tutelano i diritti umani affermano che la sentenza fosse già scritta quando si è arrivati al processo, e che il tribunale ha dato per accertati fatti per i quali loro non erano accusati. Si sarebbe dunque violato il diritto ad essere giudicati in un tempo ragionevole, non avendo già una sentenza definita.
I sei contadini si erano rifugiati in Argentina, dove sono stati arrestati nel maggio del 2006 ed estradati nel dicembre del 2008. La giustizia paraguayana non riconosce i due anni e mezzo nei quali i contadini sono stati reclusi in Argentina. I detenuti si considerano perseguitati per ragioni politiche e di classe.
Nel caso di Curuguaty, ci sono 12 persone processate agli arresti domiciliari, uno è adolescente. In entrambi i processi tenuti, si è manifestata la mancanza di imparzialità e indipendenza della giustizia, come ha segnalato la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH).
Il rapporto più recente della Coordinadora de Derechos Humanos del Paraguay (Codehupy) evidenzia che nel paese si è promossa una politica di eliminazione fisica dei contadini organizzati. Reso noto all’inizio di agosto, il Rapporto Chokokue 1989-2013 porta un titolo significativo: “Il piano sistematico di esecuzioni nella lotta per il territorio contadino”, L’indagine denuncia che in quasi 25 anni di democrazia sono stati assassinati o fatti sparire (desaparecidos) 115 dirigenti e militanti di organizzazioni contadine.
Il 60 per cento degli omicidi sono stati compiti da bande para-poliziesche, il 31 per cento da poliziotti o militari e nel 2 per cento dei casi le vittime sono morte mentre erano tenute in custodia dalla forza pubblica. Tutti i casi sono rimasti impuniti, in mezzo a processi fraudolenti che miravano a impedire che fossero indagati i responsabili, specialmente i responsabili morali dei crimini.
Codehupy assicura che il “Piano sistematico di esecuzioni” non sarebbe attuabile senza il sostegno compiacente dell’ufficio del pubblico ministero edel potere giudiziario. Aggiunge poi che gli omicidi coincidono con i cicli elettorali, fanno regisrare picchi verso la metà dei mandati presidenziali e record negativi durante le elezioni, il che “permette di stabilire legami tra la politica e il piano delle esecuzioni”.
Il massacro di Curuguaty, precisa il Rapporto, è un fatto eccezionale per le conseguenze politiche, per la concentrazione del massimo numero di esecuzioni in un solo evento e perché segna l’inizio di una nuova epoca nella repressione della protesta contadina.
Tre fatti vanno sottolineati.
Uno. L’indurimento delle regole giudiziarie. Bloccare una strada con una manifestazione pacifica può essere considerato, a partire dal 2010, come un reato di terrorismo. La pena per occupare un immobile, un’altra pratica comune nella dimensione contadina, è stata elevata da due a cinque anni.
Due. I fatti che denuncia Codehupy non sono casuali né frutto di sbandamenti occasionali dei comandi di polizia e militari. Sono invece parte di un attacco pianificato contro la popolazione contadina, con l’obiettivo di forzarne l’allontanamento per appropriarsi dei suoi territori attraverso metodi da terrorismo di Stato.
Tre. L’impunità. Il Paraguay resterà ben lontano dall’essere una democrazia fino a che i militanti attivi nella lotta all’esclusione sociale potranno essere assassinati con la sicurezza che questi crimini possano restare impuniti, conclude il Rapporto.
I prigionieri politici, gli oltre 100 assassinati e le migliaia di contadini cacciati dalle loro terre con le inondazioni de los Bañados, sono tutti vittime di un modello di accumulazione che ha bisogno della violenza per continuare a prosperare. Gli abitanti de los Bañados sono contadini espulsi dalle loro terre durante mezzo secolo, hanno occupato i luoghi peggiori della città e adesso la speculazione immobiliare li vuole cacciare di nuovo per costruire lì delle torri di lusso.
Gli assassinii e i rapimenti di persone fatte scomparire sono destinati a impedire la crescita delle organizzazioni che lottano per la terra. I detenuti e i morti sono il frutto del ricatto del sistema nei confronti di tutti coloro che si azzardano a sfidarlo. Malgrado lo Stato di polizia, il 15 agosto, nel primo anniversario del governo golpista e repressivo di Horacio Cartes, i movimenti sono riusciti a manifestare e a fare dei blocchi stradali
(*) fonte: La Jornada . Traduzione per Comune-info: m.c.
L’adesione di Raul Zibechi alla campagna 2014 di Comune-info
Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte delle società in movimento è redattore del settimanale Brecha. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità in molti paesi del mondo, a cominciare dal Messico, dove Zibechi scrive regolarmente per la Jornada. In Italia ha collaborato per oltre dieci anni con Carta e ha pubblicato diversi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi. Molti altri articoli inviati da Zibechi a Comune-info sono qui.