Quasi aforismi
Benedetti, Faciolince, Zweig, Bove e Westall recensiti da franz (*)
Mario Benedetti – «Grazie per il fuoco» (Gracias por el fuego)
Mario Benedetti ha scritto un romanzo formidabile (allo stesso livello de «La tregua»), ti tiene attaccato alla pagina e Ramòn ti sembrerà di averlo già incontrato, magari allo specchio. Fatevi del bene, leggetelo.
«L’oblio che saremo» di Héctor Abad Faciolince
Hermann Kafka avrebbe dato tutto perché il figlio avesse scritto di lui come fa Héctor col padre. Un amore così non lo leggi quasi mai, è più che commovente, emoziona nel profondo, ti riempie così tanto che dormire mica è facile, come dice anche Manuel Rivas.
«Mendel dei libri» di Stefan Zweig
Un libro che non dimentichi più, il posto nella biblioteca è a fianco di Bartleby, secondo me se si conoscessero scambierebbero lunghi silenzi pieni di significati, che noi non potremmo capire. Cercate di conoscere Mandel, diventerà un amico.
«La trappola» di Emmanuel Bove
All’inizio non capivo dove andasse a parare, poi pian piano mi ha preso, e davvero è un gran libro, dalle atmosfere che mi hanno ricordato Josef K.
un crescendo di attese, inganni, sollievo e nuovi incubi.
«La grande avventura» di Robert Westall
Un bambino perde i genitori in un bombardamento e con un cane cerca di sopravvivere. Sembra una storiella come tante, in realtà è un libro davvero vivo, che non annoia mai. Peggio per chi non ha tempo e voglia di leggere questo piccolo grande libro.
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».
“quasi aforismi” nel senso delle mini recensioni, non per i libri