Quattro poesie di Giorgio Maria Bellini -1
Il primo appuntamento è con «Esegesi di terra di mare dell’aria»
NOTA BIOGRAFICA
Ecco di nuovo (era già stata in blog) una «biografia parzialissima e non autorizzata» di Giorgio Maria Bellini scritta da Bianca.
Giorgio Maria Bellini per me nasce nell’inverno del 1992, quando a Radio Popolare Verona, si propose per un programma di informazione che fosse l’esatto opposto di un programma televisivo di Paolo Liguori. Si può capire (oltre a come il tempo scorra sopra le schifezze, creandone di peggiori), perché la sottoscritta, basita, si limitò a balbettare: «Ma tu chi sei?».
Occhiali e ciuffo alla Woody Allen, al quale si rifà, considerata l’altezza in centimetri, questo consegnò alla storia il poeta.
Nasce a Verona nel 19… Dopo una quadriennale permanenza nella Svizzera di lingua tedesca con i genitori, in età scolare ritorna nella città natale conseguendo il diploma di media superiore nel 19… A tredici anni inizia la propria esperienza poetica ispirata da letture di haiku, colpito dall’intensità espressiva della sintesi. Nei primi anni sessanta frequenta Flavio Ermini in una fitta collaborazione socio-letteraria. Le prime apparizioni edite risalgono al 1972 su antologie e riviste culturali. Nel 1974 sotto la denominazione Potere n. 4 letterario pubblica due poemetti di carattere sperimentale composti con Ermini : Sulla traiettoria opposta rossa (Misuraca, Catania ). O d N occhi da noia (ed. L’aquilone – Mantova) e incontra Alberto Cappi critico letterario e poeta di Ostiglia, ricercatore di “voci” letterarie alternative e dissacranti. In quegli anni fioriscono sul territorio nazionale riviste che propongono il rinnovamento del linguaggio in una nutrita serie d’incontri e di edizioni. Frequenta in città un gruppo di giovani intellettuali, ospiti di Giorgio Battistoni scrittore, tra cui Casari scultore, Giuseppe Piccoli poeta, Arnaldo Ederle poeta e traduttore. Nel contempo collabora con le riviste: Carte Segrete (Roma), Geiger (Torino), Lettera (Cambridge – rivista universitaria), Zeta (Udine), Salvo Imprevisti (Firenze), Offerta Speciale (Torino), Antigruppo (Palermo), Osiris (Massachusetts – rivista universitaria), La Battana (Fiume), Thèâtre Du Silence (Bergamo). Nel 1976 con Franco Verdi, Silvano Martini, Flavio Ermini e altri fonda a Verona la rivista Aperti in squarci. Pubblica con Ermini l’opera sperimentale La camera
stomatografica , rielaborazione di La camera degli sposi di A. Ederle . La ricerca poetica lo avvicina a elaborati di ordine visivo e sonoro; con Guido Savio ed Ermini , partecipa a eventi ed esposizioni in molte città italiane ed estere. Nel 1977 edita unitamente a Renato
Aldighieri e l’immancabile Ermini Altazimut Quanta sperimentazione sulla variazione di letture orizzontali. Probabilmente saturo di ricerca nel 1988 abbandona la rivista Anterem (continuazione di Aperti in squarci ), co-fondata nel 1979 con Ermini e Martini, causa una frattura d’intenti. Nel 1989 sul quotidiano L’ Arena di Verona appare un
articolo di Ermini sulla visione poetica di Giorgio Bellini.
Un balzo spazio-temporale al 2001 quando, dopo un lungo periodo di silenzio letterario, inizia una nuova fase di scrittura e riannoda nuovi rapporti culturali. Con Laura Ferrin, Bianca Menichelli, Giorgio Chelidonio è co-fondatore dell’ associazione Arcipelago che progetta iniziative di impegno e promozione civile. Frequentando ogni lunedì “l’osteria di Sottoriva” (2002-2005) incontra vari poeti che liberamente leggono, a turno, le proprie poesie e instaura un duraturo rapporto con i poeti Alverio Merlo e Roberto Nizzetto . Con loro nel 2006 costituisce il «Simposio permanente dei poeti veronesi» presso la società “Al Calmiere” posta nella celebre piazza San Zeno frequentata a suo tempo dal poeta Berto Barbarani . Nel 2008 con Licia Massella, scultrice e poetessa, Antonio Seracini, poeta ed editore, Alverio Merlo e Roberto Nizzetto, poeti, formula un progetto per valorizzare varie forme artistiche sul fulcro della poesia dando vita a Frangenti Culturali , sodalizio attivo presso la Biblioteca Civica di Verona, con il patrocinio del Comune.
Nel 2009 è cofondatore dell’associazione Tambien che intende promuovere i principi della Carta dei diritti dell’uomo, i valori sanciti nella nostra Costituzione e l’interculturalità.
Che ve ne pare? Non sentite anche voi un vago sentore di “dio è morto, Marx è morto e io non mi sento tanto bene”? A riprova Bellini conclude che le sue otto raccolte e i suoi poemetti saranno pubblicati postumi, per sua volontà, sebbene alcune poesie appaiano su blog e riviste o antologie. Per chiudere il cerchio, Giorgio M. Bellini preferisce distribuire alcune proprie opere scritte a mano ad amici e a persone incontrate per caso sul proprio cammino. Ma il cammino passa anche per le piste del web. Perciò, dietro autorizzazione dell’autore, posso mandare a db di quando in quando qualche sua poesia perché ne faccia quel che vuole. GMB continua a manipolare fascinosamente le parole in quel di Verona e assieme ai suoi amici, tra i quali la sottoscritta, è ancora in cerca delle risposte sul chi siamo, dove andiamo, ma soprattutto ce la faremo?
Una prima risposta l’ha azzardata proprio il poeta con la poesia allegata.
In tasca
mi chiedono se tengo la maschera
mi dicono che ognuno
dovrebbe averla,
che senza non
si appare,
ma l’artista con occhio fondo
deforma l’istante
come avventura del mondo
che s’infiamma
di amori sconosciuti.
la maschera me la tengo
in tasca.
Nei primissimi anni ’80 venni trascinato (molto malvolentieri) ad una festa di carnevale in città, dove mi presentai (per malcelare il mio “molto malvolentieri”) travestito da “sacco d’immondizie” (culturali), idea visualizzata indossando, a mo’ di mantello appunto un sacco di plastica nero, appunto, da immondizie.
Tanto per connotarmi in modo “implicito ma non troppo”, misi a far capolino dal bordo inferiore una lisca di pesce (disegnata alla Jacovitti) e una foto di Craxi.
Così bardato mi misi all’entrata della festa, accogliendo ogni invitato con battute del tipo: “Che bella mascherina, vieni che c’é posto anche per te” …aprendo simbolicamente il mantello/immondenzaio. Forse la provocazione risultò talmente pungente (per quel popolo di Pierrot, Colombine e belle statuine) fui del tutto ignorato! Ad un certo punto si presentò un signore talmente in abiti normali (l’unico) che gliene chiesi la ragione: “Mi tocca mascherarmi tutti i giorni, almeno stasera no!” fu la sua risposta.
Questa sera mi è “apparso” Giorgio Bellini in forma di poesia e mi ha chiuso un “cerchio di memoria” che credevo sepolto da quei miei inviti rifiutati.