QUESTA NOTTE HO VISTO MORIRE UN UOMO

lettera di Peppe Sini

“QUESTA NOTTE HO VISTO MORIRE UN UOMO”. POCHE PAROLE INTERROMPENDO UN DIGIUNO AL SETTIMO GIORNO

Questa notte ho visto morire un uomo.
Il mio vecchio amico Neno, all’ospedale di Viterbo dove era ricoverato. Era una persona buona come il pane. Gli facevo compagnia per la notte. Un minuto prima parlavamo, un minuto dopo aveva smesso di respirare. Non e’ la prima volta che vedo un uomo morire. Molti anni fa ho chiuso gli occhi a mio padre.
Adesso il mio primo pensiero e’ ancora una volta che tutti gli esseri umani dovrebbero unirsi in una universale solidarieta’ per combattere tutti insieme contro il male e la morte, come scrisse una volta per sempre il nostro compagno Giacomo Leopardi.
Giunto a questa mia tarda eta’ sono ancora un militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell’umanita’, per i diritti umani di tutti gli esseri umani; sono ancora un amico della nonviolenza; penso ancora che occorre insorgere contro ogni violenza, contro ogni oppressione, per salvare tutte le vite.
E quando sento un governo che decide di far morire i naufraghi, di sabotare e perseguitare chi salva vite umane, di commettere nel Mediterraneo una strage degli innocenti, io penso che se fosse ancora vivo Sandro Pertini, il miglior presidente che questa repubblica abbia avuto, ci chiamerebbe alla lotta, ci guiderebbe sulle barricate, ci esorterebbe, ci convocherebbe a insorgere per affrontare e sconfiggere quel governo fascista.
Sono un amico della nonviolenza e un antico obiettore di coscienza alla guerra e ai suoi apparati, e combatto contro tutte le uccisioni e contro tutte le armi. E so che se Pertini fosse vivo oggi combatterebbe il fascismo con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, poiche’ oggi solo la nonviolenza e’ la Resistenza che continua.
Ma anche Pertini e’ morto, e quindi la sua lotta qui e adesso la dobbiamo fare noi che siamo vivi.
Io dico che occorre insorgere contro il governo razzista e golpista e stragista e fascista.
Io dico che occorre insorgere con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza, per salvare tutte le vite.
Io dico che occorre insorgere per affermare la legalita’ che salva le vite, per difendere la Costituzione della Repubblica italiana che riconosce e protegge i diritti umani di tutti gli esseri umani, la Costituzione scritta col sangue dei martiri della Resistenza.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e’ il primo dovere.
Oggi interrompo il mio digiuno, la mia fibra e’ ormai quella di un vecchio, ma non interrompo certo la mia partecipazione alla lotta comune per il bene comune dell’umanita’.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione dell’umanita’ intera.
Siano fatti immediatamente sbarcare in porto sicuro in Italia tutti i naufraghi salvati dai soccorritori volontari.
Siano allontanati per sempre dalla cosa pubblica i ministri e i loro complici responsabili di crimini contro l’umanita’ e attentato contro la Costituzione.
Siano abrogate al piu’ presto tutte le misure razziste, criminali e criminogene imposte dal governo della disumanita’.
Siano processati secondo le leggi vigenti i ministri responsabili di crimini abominevoli.
Torni l’Italia ad essere una repubblica, una repubblica democratica, una repubblica antifascista, un paese civile di persone buone.
Sii tu l’umanita’ come dovrebbe essere.
Chi salva una vita salva il mondo.

Peppe Sini, al settimo ed ultimo giorno di digiuno contro il criminale “decreto sicurezza della razza bis”

Viterbo, 10 agosto 2019

Redazione
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Un commento

  • “Solo un paese che ha smarrito il più elementare alfabeto civile e costituzionale può assistere in silenzio a un vicepremier di minoranza di un esecutivo che apre la crisi di governo, convoca il Parlamento ed evoca lo scioglimento delle Camere, come se fosse contemporaneamente il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica in carica.

    Solo un paese che ha perso ogni dignità può accettare senza battere ciglio che un capopartito chieda di essere investito di “pieni poteri”, neanche fossimo nell’ottobre del ‘22.

    Solo un paese che ha perduto completamente il senso delle istituzioni può rimanere zitto mentre un ministro si rivolge a parlamentari della Repubblica eletti invitandoli ad “alzare il c***” e presentarsi in Aula il prossimo lunedì, come se fossero pedine alle sue dipendenze.

    Non siamo più di fronte alle sbruffonate di un cialtrone sulla spiaggia con un Mojito in mano. Queste sono prove tecniche di regime. E, se può fare tutto questo, se può spingersi tanto in là, non è solo per i 10 milioni di italiani che lo applaudono, ma per i 50 che stanno zitti.

    Ogni nostro silenzio, ogni nostro arretramento, è un segnale di resa delle democrazia e delle istituzioni. È una tacca in più nella discesa verso l’abisso e un piccolo assaggio di quello che sarà. I campanelli d’allarme nella storia suonano sempre fortissimi, solo che non ci sono mai abbastanza orecchie ad ascoltarli.”
    (Lorenzo Tosa)

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