Qui nel Condominio è Marte-dì…
… e le cose non vanno bene
Riceviamo una sofferta testimonianza firmata da JB e db
Da qualche tempo abitiamo in un grattacielo londinese quasi di lusso (se seguite le cronache capite bene che nei megapalazzoni popolari ci sono troppi pericoli, a partire dagli incendi). La nostra è «una piccola città verticale, con 2mila abitanti inscatolati nel cielo»: gli ascensori sono ad alta velocità (e senza l’amianto della Val di Susa). Qui dunque abbiamo quasi ogni comodità senza muoverci: nido, piscina e sauna, parrucchiere, ristorante, palestra, supermercato…
A ogni piano la sua tipologia: in basso appartamenti piccoli ed economici, salendo verso il cucuzzolo – “il paradiso” se preferite – crescono gli spazi, gli agi e i prezzi. Voi dite che è uno schema della società classista? Noi rispondiamo: verdad.
Convivere – si sa – non è facile. Il nostro amico Laing «già poco tempo dopo il suo arrivo nel condominio aveva dovuto notare una straordinaria quantità di antagonismi appena velati. Il grattacielo aveva una seconda vita tutta sua».
Così iniziano i litigi: insulti (o peggio) per le precedenze in ascensore, per l’aria mal condizionata, per i parcheggi. Una sera, dopo un guasto elettrico, tre piani restano al buio: 15 minuti ma sembrano un inferno. C’è chi scappa per le scale e si ferisce. Nei pochi ascensori rimasti in funzione si litiga, una donna viene molestata (ma questo per la verità accade spesso anche senza blackout) e il buio scatena in molti “bassi istinti”.
Da qui inizia un’escalation: aggressioni, sabotaggi, agguati. Ci si organizza piano contro piano. Una metafora della lotta di classe? Chissà. La parodia delle secessioni? Fate voi.
Molti anni fa Riccardo Mancini leggendo un romanzo mi disse – neanche fosse Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz – con tono stentoreo: «la guerra non è che la continuazione delle riunioni condomiiniali con altri mezzi».
Torniamo alla vicenda (firmata da JB e db). La violenza cresce. Barricate, uccisioni, rappresaglie. C’è poco da scherzare.
Come finirà?
Non lo sappiamo. La sofferta testimonianza di JB e db si interrompe qui, poi la loro “lettera telepatica” (l’abbiamo tradotta dal pensiero di ambiente bergamasco, forse in qualche punto ci sono fraintendimenti perché in “bottega” è una lingua quasi ignota) è diventata solo un rumore di fondo. Comunque in certi passaggi sembrava ricalcare un vecchio romanzo di James Ballard (in italiano tradotto come «Condominium» o «Il condominio»): difficile dire se si tratti di un caso, di un plagio inconscio o di un intento pedagogico.
Sembra di capire che per il Condominium/grattacielo il pericolo non venga dall’ esterno (magari un King Kong sul tetto) ma da dentro; Con-demonium forse.
Ah, domenica in Lombardia e Veneto si vota.
Raccontava tempo fa la moglie di un db bottegardo (un’omonimia?) che nel paesino veneto sopra quello dove lei è nata molti dicono: «ma chi i bianchicci? Quelli di sotto niente sole e dunque niente intelligenza».
Le ultime due frasi sono un’interferenza o sono collegate a quelle precedenti? Inviare risposte telepatiche, preferibilmente in vibrazioni madrelingua swahili.
Ma le ultime tre frasi sono un’interferenza o sono collegate a quelle precedenti?
Le ultime quattro frasi sono un’interferenza o…
… ultime cinque sono? Parole, mots, maneno, wort, palabras, words…