Raccolta della canna da zucchero: il dramma dei cañeros centroamericani
di David Lifodi
Da anni, nel triangulo norte dell’America centrale e non solo, imperversa la CkDu, più nota come “nefropatia del Centroamerica”. In particolare, i paesi più a rischio sono El Salvador, Honduras e Nicaragua. Di recente se ne è occupata pure Al-Jazeera, che ha definito questa malattia come “più letale dell’Aids”. Ad esserne colpiti sono soprattutto i cañeros centroamericani, impiegati nella raccolta della canna da zucchero e sottoposti a turni di lavoro massacranti sotto il sole ad altissime temperature.
Tra i primi a raccontare il dramma dei cañeros il giornalista Giorgio Trucchi che, già da diversi anni, sulle pagine web di Peacelink e dell’associazione Italia-Nicaragua ha scritto sulle battaglie dell’Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica (Anairc) contro il gruppo Pellas, proprietario della maggior parte delle piantagioni di canna da zucchero del Nicaragua. Fino al 2014 erano già stati registrati ventimila morti provocati dalla CkDu: in poco tempo il deterioramento dei reni determina il malfunzionamento di tutti gli altri organi vitali fino alla morte. Anche il New York Times ha dedicato alcune pagine a questa malattia dei reni che, secondo alcuni, è dovuta al calore e alla disidratazione con cui devono fare costantemente i conti i cañeros, mentre per altri a tutto ciò si sommano i prodotti chimici tossici respirati dai lavoratori nelle piantagioni. Una delle città nicaraguensi divenute, suo malgrado, simbolo della nefropatia, è Chichigalpa, dove, nelle stesse famiglie, spesso hanno perso la vita in poco tempo padre e figlio, entrambi impiegati nella raccolta della canna da zucchero. A Chichigalpa casi del genere rappresentano purtroppo la normalità. I governi centroamericani sostengono che non si possa fare molto per debellare questa malattia, lo stesso asserisce la Banca mondiale, che invece ha deciso di investire milioni di dollari nello sviluppo dell’industria azucarera. I padroni delle imprese che lavorano nella raccolta della canna da zucchero sostengono che i loro dipendenti sono sottoposti a controlli medici volti a monitorare il loro stato di salute, ma la verità è che le grandi multinazionali si sono adoperate ad ogni livello per mettere a tacere il caso. L’avvocato statunitense Kristen Genovese, che si è impegnato nella difesa dei cañeros, ha denunciato i tentativi di corruzione della Banca mondiale, che avrebbe cercato di elargire prestiti per decine di milioni di dollari alle imprese affinché quest’ultime facessero di tutto per occultare la relazione tra la malattia dei lavoratori e la raccolta della canna da zucchero in condizioni assimilabili alla schiavitù. Un’accusa ancora più dura proviene dal Centro per il diritto internazionale e ambientale di Washington, secondo il quale i governi centroamericani, a partire da quello di Managua, non avrebbero fatto niente per aiutare i cañeros e le loro famiglie. Quella sferrata contro i lavoratori che raccolgono la canna da zucchero è una guerra non visibile rispetto all’Afghanistan, all’Irak e alla Siria, ma i pesticidi, il caldo, la polvere e il vento mietono lo stesso numero di vittime in Centroamerica. In Nicaragua il gruppo Pellas è proprietario di oltre cinquantamila ettari di terra ed è conosciuto in tutto il paese per il commercio del Flor de Caña, il rum più venduto in tutta l’America centrale, ma quando si tratta di rispondere alle denunce piovute sulla compagnia Nicaragua Sugar Estates a proposito dei pesticidi e del dramma dei cañeros si trincera dietro il silenzio. Anni fa un articolo di Giorgio Trucchi, “Cañeros de Anairc: la piedra en el zapato del Grupo Pellas”, raccontava bene la manipolazione della realtà operata dall’impresa. In Nicaragua i primi casi della malattia risalgono agli anni Ottanta e Novanta, quando furono registrati decessi tra i lavoratori a causa di infezioni renali. In alcune regioni di El Salvador il numero dei morti dovuti alla CkDu è in continua crescita e colpisce gli uomini tra i venti e i cinquanta anni, ma il fenomeno è in espansione anche in Messico e Costarica. Nonostante le cause della malattia siano ben note, la CkDu non lascia tracce evidenti e ciò permette alle grandi imprese zuccheriere di ignorare il problema, anche se, negli ultimi anni, pare che tra i principali responsabili vi sia l’erbicida Roundup, utilizzato dalla multinazionale Monsanto.
Secondo i dati in possesso dell’Organizzazione panamericana per la salute, in Nicaragua muoiono 43 cañeros per centomila abitanti, ma il silenzio sulla stampa locale e internazionale suona come una condanna per i campesinos: ai sindacati non è nemmeno permesso di pubblicare avvisi a pagamento sui principali quotidiani centroamericani, mentre il business della canna da zucchero non solo non si ferma, ma miete ogni giorno nuove vittime.
Segnalo, a corredo dell’articolo, il trailer del documentario “Chichigalpa. Morire per lo zucchero”, realizzato da Adriano Zecca.
https://www.youtube.com/watch?v=PfR_JIXSSoc&feature=youtu.be