Radicale e mainstream. Indagine sulla nuova destra estrema
recensione di Guido Caldiron (*) a «Europa identitaria» di Andrea Palladino
Si presenta come un’inchiesta vecchio stile, documentata, attenta ai dettagli, in grado di illuminare personaggi e vicende spesso in ombra, ma disvela al tempo stesso le radici culturali e politiche più ampie di un fenomeno in costante crescita. Prendendo spunto dalla vicenda della nave C Star – affittata nell’estate dello scorso anno da un gruppo di estremisti di destra con l’obiettivo di bloccare i salvataggi in mare dei migranti da parte delle Ong, e soprattutto di attirare su questo tema l’attenzione generale – Europa identitaria di Andrea Palladino, pubblicato nella collana Inbreve della Manifestolibri (pp. 128, euro 10), indaga il nuovo volto del radicalismo di destra europeo, sempre meno marginale e sempre più legato alla politica «mainstream».
IL FILO CHE PALLADINO, reporter e documentarista di lungo corso – che ha vissuto e lavorato anche in America Latina e firmato inchieste su temi ambientali e sociali su molte testate nazionali e europee (sempre per Manifestolibri ha pubblicato nel 2010 Bandiera nera, le navi dei veleni sul traffico globale di rifiuti tossici) – dipana pagina dopo pagina conduce infatti dal circuito italiano di Generazione Identitaria, la formazione protagonista dell’affaire della nave anti-migranti, nell’ambito del progetto «Defend Europe», all’omonimo network internazionale.
UNA RETE FORTE di gruppi presenti in una decina di Paesi europei, di importanti diramazioni negli Stati Uniti, dove sono visibili i contatti con la Alt-right, di case editrici, think tank e di una significativa attività in rete e sui social media.
Se molte ombre aleggiano sull’«operazione» condotta dal gruppo lo scorso anno – su cui il libro fa piena luce – il «nome di quella imbarcazione racconta un mondo complesso e pericoloso, fatto di contractors e compagnie di sicurezza private, attive da almeno cinque anni nell’oceano indiano. (…) La C Star, batte bandiera mongola ed è normalmente ancorata nel porto di Gibuti» spiega Palladino, ancora più allarmanti risultano i contorni dell’intero progetto degli «identitari».
CRESCIUTI nell’ultimo decennio, a partire dalla Francia per poi allargarsi soprattutto verso l’Europa centro-orientale, il Regno Unito e la Scandinavia, e approdati infine anche nel nostro Paese, i protagonisti di questo circuito si ispirano esplicitamente al pensiero della Nouvelle Droite e di Alain de Benoist che, rinunciando al tradizionale nazionalismo dell’estrema destra hanno posto da tempo i riferimenti all’identità culturale e alle appartenenze regionali e comunitarie alla base di un’autentica rifondazione del pensiero anti-democratico in grado di intercettare i timori e le passioni tristi di questi anni di crisi. Argomenti che si ritrovano spesso anche all’origine del successo di formazioni nazional-populiste come la Lega, cui «gli identitari» sono legati a più livelli, a partire, nel nostro Paese, dalla figura-ponte di Mario Borghezio.
AL DI LÀ DEL CASO ITALIANO, come segnala Palladino – spiegando che la vicenda della C Star ha rappresentato un sorta di test per la capacità organizzativa e mediatica dell’intera rete «identitaria» – questi temi costituiscono ovunque in Europa, e non solo, un retroterra ideologico alle politiche discriminatorie e razziste. Più che a un rilancio del vecchio neofascismo, si assiste perciò per questa via alla costruzione di un circuito giovanile e militante che accompagna i successi delle nuove destre politiche attraverso una contaminazione costante di linguaggi e temi – dall’idea del complotto «immigrazionista» gestito da «lobby oscure», fino alla difesa delle presunte tradizioni culturali contro «il globalismo». Un radicalismo di destra a vocazione maggioritaria di cui gli «identitari» si considerano una sorta di avanguardia pronta alla lotta, se non alla «guerra».
(*) pubblicata sul quotidiano “Il manifesto”