Rapporto della Commissione ONU di inchiesta sulla Siria
Niente mani pulite: dietro le prime linee e i titoli dei giornali, gli attori armati continuano a sottoporre i civili ad abusi orribili e sempre più mirati
di Staffetta sanitaria Rojava (*)
Come di consueto per i documenti tradotti da Staffetta sanitaria qualche parola di presentazione per spiegare le motivazioni e in qualche modo orientarne la lettura.
La notizia sull’esistenza di questo documento viene dal sito di Ric – Rojava information center che in un articolo dal titolo “United Nations -Report-on-war-crimes-atrocities-committed-by-turkish-and-other-forces-in-Syria”[1] ne forniva una sintesi. Pur apprezzando moltissimo il lavoro di documentazione di Ric, per la metodologia e la correttezza dell’approccio utilizzato, abbiamo ritenuto importante tradurre il documento ufficiale, di cui sul sito della Commissione diritti umani dell’ONU[2] manca del tutto la versione in Italiano.
Perché il documento ufficiale? Perché pensiamo che in alcuni casi la Fonte e la Forma sia il contenuto. Se Ric può essere considerata una fonte partigiana, i relatori di questa commissione ufficiale dell’ONU sono nella posizione di poter presentare un documento nelle assisi internazionali a cui tutti gli attori politici (compreso il nostro governo) non possono sottrarsi.
E’ proprio in questa veste che il documento assume una sua rilevanza. Infatti, riteniamo che il “ceto politico” che da tempo segue la causa curda in Italia sia già consapevole di questa situazione, ma non crediamo sia lo stesso per quello che riguarda gli Amministratori locali e va smascherata la “postura” dell’ autorità di governo, con particolare riferimento all’ineffabile Ministro degli esteri, principale alleato in Europa della Turchia, di cui ha sponsorizzato le mire espansionistiche in Libia e copre quelle nel mediterraneo. In questo documento la Turchia è pesantemente attaccata e quindi o il governo denuncia questo rapporto come infondato e dovrebbe tenerne conto.
D’altra parte, ribadiamo che se una ONG italiana può denunciare la Grecia per le condizioni dei minori nell’hot spot di Samos[3], arrivando fino alla Corte penale internazionale, ancora non capiamo perché nessuna denuncia sia stata promossa contro la Siria e la Turchia per le tante e palesi violazioni come l’uso del fosforo bianco[4] da parte dell’esercito turco o l’omicidio di Hevrin Khelef [5] e più in generale la condizione dei detenuti e le restrizioni alle libertà fondamentali in Turchia e nei territori amministrati dal regime Siriano. Seppure la denuncia non avrà seguito, il fatto stesso che i “comandanti in capo”, dei due regimi siano indagati per crimini di guerra diventerebbe, a livello comunicativo e politico, un fatto in sé e quantomeno aumenterebbe l’imbarazzo di ricevere e fare alleanze a livello governativo, personaggi sotto indagine per fatti tanto gravi. Così come dovrebbe imbarazzare gli amministratori locali che fanno ponti d’oro ad ambasciatori ed esponenti di un regime che da decenni è sotto accusa per le gestione dei diritti umani.
Due parole sul documento. Fondamentalmente è diviso in tre parti, in ognuna delle quali si analizzano i comportamenti degli eserciti regolari e milizie alleate, relativamente al rispetto delle convenzioni internazionali nel corso dei conflitto armato e nella vita civile. Nella prima si analizzano i comportamenti dell’Esercito siriano nei confronti delle popolazioni dei territori amministrati o nei quali hanno portato il conflitto. Nella seconda sono descritti i comportamenti delle Forze democratiche siriane e della milizie di autodifesa curde, con particolare riferimento al campo profughi di Hal Hol[6]. Nella terza parte sono denunciate le efferate iniziative dell’esercito nazionale siriano (insieme di milizie islamiste alleate della Turchia) e dello stesso esercito turco relativamente ai territori dell’Amministrazione autonoma invasi (in primo luogo Afrin), alle incursioni nei territori gestiti dal regime siriano e nei territori gestiti dall’Amministrazione Autonoma della Siria del nord e dell’est.
In ognuna di queste sezioni vengono riportate testimonianze e documenti relativamente alle violazioni riguardanti i detenuti, le libertà fondamentali, le proprietà. Molti dettagli vengono specificati in riferimento alle operazioni di “cambiamento demografico” esito di tutte queste violazioni condotte in modo sistematico e pianificato principalmente dalla Turchia.
Ci auguriamo che questo documento venga letto anche dai supporter del regime siriano a cui nessun alibi può essere ancora assegnato in funzione di alleanze nello scacchiere internazionale che nostalgicamente utilizzano lenti del secolo scorso, semmai queste erano inadeguate già allora.
Concludiamo ribadendo che dal modesto punto di vista di chi come noi si occupa di solidarietà attiva e diretta in materia sanitaria verso le popolazioni della Siria del nord e dell’est, nessuna guerra o ideologia vale la vita delle donne, degli uomini, dei minori (siano questi curdi, siriani, turchi, ecc.) e dell’ambiente (inteso come paesaggio e patrimonio culturale) che vengono maciullati per le aspirazioni delle rispettive elite.
(*) Fonte: Staffetta sanitaria Rojava