Rappresaglia contro i NoTav
di Rom Vunner
Gli avvenimenti delle sole ultime settimane bastano a confermare che tira un’aria più di rappresaglia che non di giustizia nei confronti di chi si espone in prima persona nella battaglia contro l’assurdo progetto di Treno ad Alta Velocità che dovrebbe, come in un canto di Marinetti dei primi del ‘900, portarci nel nuovo secolo.
Così i paladini del progresso e della tecnica propongono i canti di un secolo fa che accompagnavano il grande tunnel del Frejus ideato da Camillo Benso conte di Cavour. Un po’ come il generale Cadorna che nel 1915 mandava i soldati italiani con le sciabole contro le mitragliatrici ricordando i libri antichi di guerra. Sempre un passo avanti.
La grande opera, ovviamente, appoggia su un grande progetto. Questa è la base. Così nel 2005, ai tempi di Venaus riconquistata l’8 dicembre, i paladine del Treno ad Alta Capacità (allora serviva per le merci e non per le persone) gridavano su tutti i media che gli oppositori erano contro il progresso, che non conoscevano i calcoli di previsione: la linea avrebbe visto il passaggio di un treno lungo un kilometro ogni tre minuti, questa la portata prevista per giustificare il tutto.
Ops, una svista. Piccola. Colta dai comitati. Il tunnel che sarebbe dovuto sbucare a Venaus era una galleria lunga 53 km. All’interno della galleria, per la pendenza, il treno non avrebbe potuto superare i 120 km/h. Inoltre, per motivi di sicurezza, all’interno del tunnel avrebbe potuto trovarsi un solo treno alla volta per senso di marcia. Ricapitolando: un tunnel lungo 53 km, un treno alla velocità di 120 km/h, ci vogliono circa 26,5 minuti a percorrerlo e non 3. Il progetto è una minchiata, le truppe smobilitano e gli esperti si ritirano a studiarne un’altra un po’ più credibile.
Nel 2011 tornano all’attacco, stessi gruppi, alcuni personaggi variano. Stampa, partiti, Questura, tutti alleati per realizzare la Grande Opera. Entrano in azione anche i militari. Un cantiere in odore di ‘ndrangheta diviene un sito di interesse nazionale strategico, ottima sintesi della nostra condizione attuale.
La rappresaglia è dura, decine di persone arrestate a raffica. Un continuo tentare di intimidire, frenare un movimento che invece non appare trovare argini. Una delle ultime trovate è consistita nel segnalare ai Servizi Sociali le famiglie che vanno alle manifestazioni se vi sono figli minorenni. Protestare diventa materia per la psichiatria oltre che per la giustizia. Poi altri arresti e le solite veline appoggiate dai soliti giornalisti che da anni riempiono le pagine dei maggiori quotidiani con accuse infondate ma che intanto infangano e obbligano a perdere tempo ogni volta. Un giocare con la vita di chi si mette in gioco in prima persona, a viso scoperto contro il Partito Unico degli Affari (PUA) che depreda l’ambiente e la società per i propri interessi. Un partito che ha i suoi uomini in tutte le istituzioni, in tutti i partiti e all’interno di tutti i maggiori organi di informazione, una sorta di P2.0
Perché, visto che questa grande opera è così conveniente e progressista, non la pubblicizzano mostrando le cifre dei tratti di Alta Velocità che sono in funzione? Non è che nei tratti costruiti si è ben lontani dal traffico previsto e che quei tratti costeranno diversi milioni di manutenzione dopo diversi anni di gestione in perdita? Sarà un segno che la stazione romana che doveva essere dedicata all’Alta Velocità sia deserta e che la centralina che dovrebbe gestirne il traffico non sia mai stata riparata dopo che è andata in fumo mentre si completavano i lavori di costruzione? Forse che potrebbe essere sconveniente come pubblicità riportare le pesanti infiltrazioni della camorra nella linea Roma-Napoli che sono ormai state provate?
Mentre finisco di scrivere i Notav hanno riconquistato il presidio che era stato sequestrato nel pomeriggio e saranno sabato a Lyone per portare anche là le loro ragioni, rappresaglia o non rappresaglia.