Ratzinger si dimette…
… e ora cosa succederà?
Sul breve periodo non saprei dire. Ma sul lungo periodo invito a rileggere il racconto di Robert Silverberg «Buone notizie dal Vaticano» nel quale il conclave si chiude con papa Sisto VII che vola in cielo. Un cardinale commenta: «Ogni epoca ha il papa che si merita: oggi è un robot, domani una balena o una montagna».
Altre relazioni strettissime tra fantascienza (ma anche letteratura “realistica”) e religioni le trovate qui in blog in ben due post: Vaticano in fiction e Gesù e altri alieni.
Se qualcuno pensa (prega?) che chiunque prenderà il posto di Ratzinger non potrà essere peggio di lui… inviterei alla cautela e consiglierei – oggi sono in vena di citarmi – di rileggere un’antica storia siracusana (che, ad altri propositi, avevo scritto qui Se non ci ribelliamo adesso… preghiamo per Dionigi).
una ..antipapazione, ma dal passato filmico: “L’uomo venuto dal Kremlino”: era il 1969 ma vale la pena rivederlo….
È ora di un papa sudamericano (brasiliano, preferibilmente) o un papa africano.
Non ho simpatie per Ratzinger ma trovo bello che abbia chiesto le dimissioni..
Padre Nostro 2.0, di Christian Antonini
Terzo classificato all’XI Trofeo RiLL (2005)
http://www.rill.it/?q=node/147
(scusate la reclame, ma è in tema di SF e religione)
Le ragioni di salute non sono mai state motivazioni valide per le dimissioni dei papi, solo quando nascondevano calcoli politici … …
ANNUNCIATO UN PAPA TECNICO – Ratzinger, il criptopapa, se ne va. Ma si ripresenterà tra due anni fresco di lifting e con un nuovo fidanzato promettendo il paradiso in terra ed accusando il successore d’incapacità.
E perché, dopo un papa, non una papessa? Linee guida si possono trovare in “Deus X” di Norman Spinrad (1992), nel quale il grido di speranza e di salvezza è “In nome del padre, del figlio e dello spettro del software”. Nel frattempo si può solo immaginare quanto tempo passerà prima che Maria I guidi una chiesa cattolica ridotta allo stremo in un pianeta ridotto ancora più allo stremo. “Siamo tutti creati dal fango: rifiuti galleggianti sugli oceani. Dunque, se consideriamo da dove veniamo, non ce la siamo cavata poi tanto male.”, così si chiude il libro.
Il ritardo del mio commento mi dà la possibilità di fare qualche considerazione:
i commenti ad un post, appunto, o sono in tempo reale o non sono: chi li legge, quando ci sono altre risposte che si dànno a caldo, ma soprattutto cosa ne è della possibile discussione? Cronologicamente diventa stantia rispetto ai tempi del web, dove ogni nanosecondo viene post-o un nuovo argomento con il quale confrontarsi.
Questo porta ad un fondamentale corollario: dove trovare il tempo per leggere senza approssimazione più testi di argomenti diversi , per farsi un’opinione, per mettere nero su bianco la replica, l’approvazione o la contestazione?
Questa mattina ho letto il blog di Daniele (che mi vede sua seguace dalla nascita) dopo quattro/cinque giorni dall’ultima occhiata; questa è la mia media, a parte quando arriva una mail con un argomento per me particolarmente interessante.
Vedo che è tornata la domanda : troppi post o no? Vexata quaestio, come ben sa Daniele.
Adesso, io non so se è colpa di una congiunzione astrale, non ho letto l’oroscopo, o se è colpa di un mago incantatore mio nemico, che vuole la mia perdizione, oppure il canto delle sfere celesti, la precessione degli equinozi , la deriva dei continenti e triccaballacche, fatto sta che nella mia testolina è frullata questa idea: perché chi vuole non risponde con un solo commento a due/tre o anche più post?
La prova vivente, scrivente meglio, è il commento che state leggendo. E non ho ancora finito.
Sono al computer da circa tre quarti d’ora per raccogliere le idee, formularle in modo che spero comprensibile e logico, scrivere, cancellare, riscrivere scegliendo parole, locuzioni e frasi in grado di dimostrare che sono queste a definire chi siamo nei confronti di noi stessi e degli altri. Perché per me la scrittura, come la lettura, deve essere un piacere prima che una necessità.
A quanti post ho risposto? Ho vinto l’orsetto di pelouche? La risposta ovviamente resta nell’immaterialità. Della rete.
E prima che le mie dita si rinfoderino per far posto agli occhi, voglio segnalare il film “Cloud Atlas” di sorella e fratello Wanchowski nel/dal quale si evince che “la verità è rivoluzionaria” e che “se non c’è passato non c’è futuro”.
E il libro “Vanagloria” di Hans Tuzzi, 2012 Bollati Boringhieri. “Non un ricordo, non un pensiero né un’immagine. Non un odore, non un gusto. Era un fatto. E niente e nessuno, ormai, avrebbe più potuto cambiarlo. Niente e nessuno. Era un fatto.” (pag. 11)
E perché, dopo un papa, non una papessa? Linee guida si possono trovare in “Deus X” di Norman Spinrad (1992), nel quale il grido di speranza e di salvezza è “In nome del padre, del figlio e dello spettro del software”. Nel frattempo si può solo immaginare quanto tempo passerà prima che Maria I guidi una chiesa cattolica ridotta allo stremo in un pianeta ridotto ancora più allo stremo. “Siamo tutti creati dal fango: rifiuti galleggianti sugli oceani. Dunque, se consideriamo da dove veniamo, non ce la siamo cavata poi tanto male.”, così si chiude il libro.
Il ritardo del mio commento mi dà la possibilità di fare qualche considerazione:
i commenti ad un post, appunto, o sono in tempo reale o non sono: chi li legge, quando ci sono altre risposte che si dànno a caldo, ma soprattutto cosa ne è della possibile discussione? Cronologicamente diventa stantia rispetto ai tempi del web, dove ogni nanosecondo viene post-o un nuovo argomento con il quale confrontarsi.
Questo porta ad un fondamentale corollario: dove trovare il tempo per leggere senza approssimazione più testi di argomenti diversi , per farsi un’opinione, per mettere nero su bianco la replica, l’approvazione o la contestazione?
Questa mattina ho letto il blog di Daniele (che mi vede sua seguace dalla nascita) dopo quattro/cinque giorni dall’ultima occhiata; questa è la mia media, a parte quando arriva una mail con un argomento per me particolarmente interessante.
Vedo che è tornata la domanda : troppi post o no? Vexata quaestio, come ben sa Daniele.
Adesso, io non so se è colpa di una congiunzione astrale, non ho letto l’oroscopo, o se è colpa di un mago incantatore mio nemico, che vuole la mia perdizione, oppure il canto delle sfere celesti, la precessione degli equinozi , la deriva dei continenti e triccaballacche, fatto sta che nella mia testolina è frullata questa idea: perché chi vuole non risponde con un solo commento a due/tre o anche più post?
La prova vivente, scrivente meglio, è il commento che state leggendo. E non ho ancora finito.
Sono al computer da circa tre quarti d’ora per raccogliere le idee, formularle in modo che spero comprensibile e logico, scrivere, cancellare, riscrivere scegliendo parole, locuzioni e frasi in grado di dimostrare che sono queste a definire chi siamo nei confronti di noi stessi e degli altri. Perché per me la scrittura, come la lettura, deve essere un piacere prima che una necessità.
A quanti post ho risposto? Ho vinto l’orsetto di pelouche? La risposta ovviamente resta nell’immaterialità. Della rete.
E prima che le mie dita si rinfoderino per far posto agli occhi, voglio segnalare il film “Cloud Atlas” di sorella e fratello Wanchowski nel/dal quale si evince che “la verità è rivoluzionaria” e che “se non c’è passato non c’è futuro”.
E il libro “Vanagloria” di Hans Tuzzi, 2012 Bollati Boringhieri. “Non un ricordo, non un pensiero né un’immagine. Non un odore, non un gusto. Era un fatto. E niente e nessuno, ormai, avrebbe più potuto cambiarlo. Niente e nessuno. Era un fatto.” (pag. 11)
grazie Bianca
ovviamente hai vinto DUE orsetti di pelouche (giuro che verrò a Verona per consegnarteli) perchè hai messo il commento DUE volte
nel merito
– non ricordavo questo interessantissimo Spinrad, vado a recuperarlo;
– i commenti non hanno scadenza (il pianeta sì, eh-eh);
– triccaballacche…. dice bene rispetto ai tempi e al “melting post:
– non conosco il film e il libro che citi; se trovi il tempo ti commissiono due rec o elucubrazioni
hasta siempre
db
cvd – come volevasi dimostrare – ho scritto le mie considerazioni per me stessa o tutt’al più per il moderatore (si chiama ancora così?); il mio commento è una tautologia oppure una sineddoche oppure la nascita di una supernova oppure un segno dei tempi??? boh.
se trovo le parole , butto giù due cosucce sul film e sul libro, ma non prometto nada.
hasta siempre, comandante
p.s. spero di non fare ulteriori figuracce spedendo 2 volte un commento già di per sé lunghissimo, è proprio vero che Giove confonde chi vuole perdere. O erano Cip e Ciop?
grazie di nuovo Bianca.
A proposito di figuracce, un vecchio amico (per l’occasione l’ho ribatezzato con affetto Giuda) mi segnala che nel capitolo “Mappe per vecchi e nuovi dèi” del libro “Di futuri ce n’è tanti” (che ho scritto nel 2006 con Riccardo Mancini) ci sono molte dimenticanze su fantascienza e religione. Vero ma inevitabile: ad alcune (per esempio “Inri” di Moorcock) ho rimediato, proprio qui in blog, per altre confido nel nutrito gruppo di appassionate/i che mi sorveglia da vicino. (db)
spero che molte/i sbircino ogni giorno Alessandro Ghebreigziabiher ovvero il link che è (con altri) in coda a questo blog. Ma se non avete ancora questa buona abitudine.. vi raccomando quello di oggi, anzi per stare più tranquillo ve lo incollo qui.
PAPA NERO
Storie e Notizie N. 865 (da http://alessandroghebreigziabiher.blogspot.it/2013/02/papa-nero-profezia-nostradamus-testo.html)
12 febbraio 2013
Kenya, Campo rifugiati di Dadaab
Cari Cardinali del Conclave,
mi chiamo Ahmad, vengo dal Sudan e ho nove anni. So da dove vengo ma non ho la più pallida idea di dove andrò domani e ogni giorno successivo.
Normale, direte voi. Sono giovane, molto giovane e l’incertezza del futuro è o dovrebbe essere una condizione scontata per me.
Tuttavia, una cosa è l’incertezza e ben altra l’utopia.
Ma non voglio star qui ad impietosirvi con le mie necessità, sebbene siano di natura prettamente elementare, come nutrirmi e dissetarmi.
Anzi, vorrei dirvi che la notizia che ho letto oggi mi ha reso particolarmente felice.
Riguarda l’elezione del nuovo papa.
Oh, sia ben chiaro, non mi rallegro affatto delle dimissioni di Benedetto XVI, non è proprio nel mio stile. La sorte è stata con il sottoscritto talmente arida di compassione, nella mia seppur breve esistenza, che ho maturato sin da subito una spontanea propensione a far mie le sofferenze del prossimo, ad offrire solidarietà a quest’ultimo senza se e senza ma, consapevole che solo ricevendo lo stesso trattamento a mia volta avrò qualche possibilità di sopravvivere.
Tornando all’elezione del nuovo papa la mia gioia dipende dall’apprendere che i bookmaker scommettono sull’eventualità che sia nero.
A riprova di ciò pare ci sia anche una profezia di Nostradamus.
Ecco, so bene che ci sono in giro già i nomi papabili, aggettivo quanto mai opportuno, come l’arcivescovo Francis Arinze e il cardinale Peter Turkson.
Ciò nonostante vi chiedo di prendere in considerazione un’altra strada.
Posso? Posso osare? Ebbene, sono qui, con questa mia, ad offrirvi ufficialmente la mia candidatura.
Io, Ahmad del Sudan, residente nel campo di Dadaab, propongo me stesso quale prossimo pontefice. Potrete chiamarmi come volete, eh? Papa Ahmad andrà benissimo, ma anche quei lunghi nomi in latino con il numero, pure Benedetto XVII, se preferite, per rendere omaggio al mio predecessore.
Ora, so bene che vi siano ostacoli a dir poco insormontabili contro questa mia richiesta, tuttavia, provate a riflettere per un istante.
Solo per un attimo, giusto il poco tempo prima di gettare la mia lettera nel cestino e tornare alle cose serie , e provate a considerare quegli stessi ostacoli come i miei punti di forza.
Primo, la mia giovanissima età. Ci pensate? Sarebbe un cambiamento straordinario. Un papa bambino, cercate di immaginarvelo. Figuratevi quanta gente, quante persone, da ogni parte del mondo, accorrerebbero per ascoltare il mio messaggio, i miei sogni, la mia leggerezza, la mia fantasia e soprattutto la mia intatta semplicità.
In fondo, il vostro Gesù non ha iniziato il suo cammino da bambino? Non è così che facciamo tutti, del resto?
Secondo, il fatto che non sono un cardinale, anzi, non sono neanche un prete. Eh, certo, ho nove anni. Ma è proprio questo il vero valore aggiunto. Io sono uno come tanti, uno come tutti, lì a testimoniare che la chiesa è tutti dal punto più alto di quest’ultima a scendere.
Anzi, con me non avrebbe proprio bisogno di scendere.
E poi sono povero e affamato, piccolo e ultimo del mondo. Cosa c’è di più cristiano in questo?
Prima di lasciarvi, vorrei invitarvi a non prendermi per un inguaribile ingenuo. So bene che questa mia proposta non sarà presa in considerazione neanche per una frazione di secondo.
Tuttavia, sono sempre felice.
Sono felice al solo pensiero che quest’idea possa entrare nelle vostre menti, sebbene per un fuggevole passaggio.
L’idea di un papa nero bambino del campo di rifugiati di Dadaab.
Non sarebbe un indiscutibile e meraviglioso miracolo?
Come ricordava Alberto Panicucci il racconto «Padre nostro 2.0» di Christian Antonini è giunto terzo al trofeo RiLL (*) del 2005
Vale la pena dire qualcosa di più (il riassunto è di Alberto).
Nella sua espansione nell’universo, l’umanita’ entra in contatto con un numero crescente di specie aliene. Si pone il problema: le razze senzienti con cui entriamo in contatto sono parte, o meno, del disegno divino?
Cito: «come poteva il Dio di Adamo, Mosé e San Francesco aver trasmesso insegnamenti, comandamenti e valori a una specie, per poi crearne un´altra così lontana, così aliena? Si trattava di differenti figli dello stesso Signore del Creato? Perché in nessuna delle Scritture se ne faceva menzione? O forse si dovevano interpretare le nuove razze senzienti come “animali evoluti”, al pari di scimmie e delfini? Intelligenti, certo, ma non quanto l´Uomo».
Nell’ambito della Chiesa Riformata, che diffonde la parola nell’universo, si crea il concetto di “allineati”. Cito ancora: «creature che, pur dimostrando di essere senzienti, a causa di profonde differenze fisiologiche, culturali o intellettuali rispetto agli standard umani, non potevano rientrare nel piano del Creatore. Pertanto non erano da ritenersi Figli Suoi, fratelli dell´Uomo».
Ora, il pianeta Aegean e’ un pianeta di acqua. il piu grande giacimento d’acqua non inquinata in 20 sistemi. lo popolano gli Aegei, alieni cetacei che vivono in branchi e che sono ritenuti “non allineati”. Cosa che permette lo sfruttamento delle risorse del pianeta senza problemi morali eccessivi.
Questo il background.
La storia e’ la seguente: Paolini, giovane ufficiale della astronave Nunzio Evangelico, va a rapporto dal dardinale de Bernardi, sulla stessa nave.
Ci sono novita’, nel pianeta.
Un Aegeo (di nome Ouahathato) e’ emerso fra gli altri. Sin dalla sua nascita appare un predestinato, intorno a cui si genera attenzione delle folle. gli Aegei iniziano a unirsi, andando al di la’ dei branchi, per stringersi a Ouahathato. che non e’ un combattente, che comunica messaggi filosofico-mistici sostanzialmente pacifisti (ama gli altri, anche se ti sono nemici) e che, dicono, avesse poteri magici-paranormali.
La sua attivita’ da’ fastidio agli sciamani dei vari branchi, che si sentono la sua concorrenza, e al governatore terrestre, Garlois, che teme sommovimenti. Quindi Garlois lo ha arrestato con l´accusa di sedizione e istigazione alla rivolta e lo ha consegnato agli sciamani, che lo hanno eliminato. Ora branchi e branchi di Aegei si stanno radunando intorno al luogo in cui nacque Ouahathato, e si temono rivolte e turbolenze.
Vi ricorda qualcosa questa storia?
beh, lo ricorda anche al cardinale, che conclude il racconto dicendo di avvertire il santo padre e «Dio ci perdoni».
Il papa viene citato solo alla fine, ma il tema e’ decisamente religioso!
(*) se non sapete cos’è Rill andate qui: http://www.rill.it
grazie DB, troppo buono. scusate per qualche refuso, ho scritto un po’ in fretta.
AGGIORNAMENTO (febbraio 2013) su Vaticano, Ior e “banche armate”
Comunicato stampa dei direttori delle riviste che promuovono la Campagna di pressione alle “banche armate”
“Rammarico e disagio per la nomina del nuovo presidente dello IOR”
“Ci ha stupito e ci rammarica la decisione di affidare la nuova presidenza dello IOR all’avvocato Ernst von Freyberg, presidente della Voss Schiffswerft und Maschinenfabrik una società di Amburgo attiva nella cantieristica navale civile e militare”. Lo affermano p. Efrem Tresoldi (direttore di Nigrizia), p. Mario Menin (direttore di Missione Oggi) e p. Alex Zanotelli (direttore di Mosaico di pace), le tre riviste promotrici della Campagna di pressione alle “banche armate” che dal 2000 svolge un attento monitoraggio delle operazioni di finanziamento e di sostegno al commercio di armamenti da parte degli istituti di credito.
“La scelta di nominare al vertice dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR) il presidente di un’azienda produttrice di navi anche militari, ci appare lontana da quanto affermato da Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace (1 gennaio 2006) in cui evidenziava «con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo»” – notano i direttori delle tre riviste.
“La nomina, dopo diversi mesi, del nuovo presidente dello IOR in un momento come questo nel quale papa Benedetto XVI ha pubblicamente annunciato la sua rinuncia al ministero papale, ci appare come una pesante ipoteca per il suo successore: anche la conferma, in questo delicato momento, dell’incarico agli altri quattro membri del Consiglio di Sovrintendenza dello IOR, ci appare inopportuna per favorire quel rinnovamento dell’Istituto per le Opere di Religione tanto auspicato da ampi settori del mondo cattolico e non solo”.
“Ci auguriamo infine – conclude la nota dei tre direttori – che la Santa Sede decida di interrompere ogni legame con la Deutsche Bank Italia, l’istituto bancario che fino al recente blocco da parte della Banca d’Italia ha gestito il sistema bancomat all’interno del Vaticano. La Deutsche Bank, infatti, è l’istituto di credito che più di ogni altro ha offerto servizi alle industrie militari italiane per esportazioni di armamenti incassandone cospicui compensi di intermediazione: solo nell’ultimo quinquennio queste operazioni ammontano ad oltre 3 miliardi di euro che fanno di Deutsche Bank la banca più armata d’Italia. E va segnalato che, a differenza di tutte le banche italiane e di gran parte di quelle estere operative nel settore militare, Deutsche Bank non ha mai definito una direttiva rigorosa e trasparente riguardo ai servizi finanziari che offre alle industrie militari e alle esportazioni di armamenti”.
“Sentiamo oggi più che mai attuale, nel suo cinquantesimo anniversario, l’Enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963) in cui papa Giovanni XXIII affermava che «giustizia, saggezza e umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti».
p. Efrem Tresoldi (Direttore di Nigrizia)
p. Mario Menin (Direttore di Missione Oggi)
p. Alex Zanotelli (Direttore di Mosaico di pace)
20 febbraio 2013
SCHEDA: La Campagna di pressione alle “banche armate”
Nel dicembre del 1999, alla vigilia del Grande Giubileo della Chiesa cattolica e dell’ampia mobilitazione della coalizione internazionale Jubelee 2000 per chiedere la cancellazione del debito estero dei paesi del Sud del mondo, le riviste Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia hanno promosso la Campagna di pressione alle “banche armate”. La campagna ha inteso rilanciare due istanze evidenziando – da un lato – le parole di papa Giovanni Paolo II che nell’indire il Giubileo aveva richiamato “specialmente i paesi ricchi e il settore privato ad assumere la propria responsabilità per un modello di economia al servizio di ogni persona” e – dall’altro – il peso del cosiddetto “debito odioso”, cioè di quella parte di debito che era stato contratto da diversi dittatori di paesi del Sud del mondo per rifornirsi di armamenti utilizzati dagli eserciti per reprimere, e in vari casi anche per sopprimere, intere popolazioni.
Nell’intento di favorire un ripensamento dei criteri di gestione dei risparmi da parte dei consumatori e per promuovere un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di esportazione di armi la campagna ha invitato le associazioni ed i correntisti ad interpellare le proprie banche in merito ai servizi da esse offerti alla produzione e al commercio di armi. Rendendo pubblica la tabella annuale del Ministero del Tesoro relativa alle operazioni autorizzate agli istituti di credito relative alle esportazioni italiane di armamenti, le tre riviste hanno quindi invitato i propri lettori a scrivere alla direzione generale della propria banca per chiedere trasparenza e, nello specifico, di “confermare o smentire per iscritto il coinvolgimento dell’istituto bancario – attraverso finanziamenti o il semplice appoggio – in operazioni di esportazione di armi”, sollecitando inoltre la banca “a un nuovo orientamento più attento alla redistribuzione del credito a favore dell’economia sociale e delle fasce più povere della popolazione”.
Nel corso di questi tredici anni, le tre riviste hanno ripetutamente stimolato gli Istituti di credito italiani ed esteri ad assumere criteri rigorosi e trasparenti sul finanziamento all’industria militare e i servizi che le banche offrono al commercio di armamenti e hanno monitorato e reso pubbliche le diverse direttive emanate dagli Istituti di Credito in questa materia.
Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: http://www.banchearmate.org