Ricordando Dario Paccino – 3
La Bim, «Biblioteca per Invendibili e Malvenduti»
di Gian Marco Martignoni (*)
Ho conosciuto Dario Paccino prima sulla rivista «Rossovivo», a metà degli anni ’80, poi rimanendo letteralmente folgorato dalla lettura de «I colonnelli verdi e la fine della Storia» e di «La guerra chiamata pace», entrambi pubblicati dalla Antonio Pellicani editori.
Era da poco caduto il muro di Berlino e andavano per la maggiore – anche grazie alla tesi di Francis Fukuyama – la fine della storia, il trionfo del capitalismo e l’apologia per il nuovo ordine mondiale. Per quanto concerneva l’Italia, la svolta della Bolognina (con il Pci che si trasforma in Pds e il ceto degli intellettuali che vira in direzione del social-liberismo) si inserisce in questa spirale degenerativa.
Invece per Dario Paccino la storia è tutt’altro che finita, semmai si tratta di non farsi accecare dall’euro-centrismo che contraddistingue «il pensiero socialmente debole della sinistra europea» per spingersi in direzione di un plurilinguismo della liberazione in grado di contrastare quel dominio che fonda il suo «grattacielo» sul «mattatoio» del Terzo Mondo.
Successivamente – nel 1994 – Dario pubblica per Datanews «Gli invendibili», a partire dalla ripresa di un passo di Marx (all’interno de «Il capitale») laddove sostiene che, per una serie di concause intrinseche alla forma privata dell’accumulazione capitalistica, il capitale genera un immenso esercito industriale di riserva. Ovvero una crescente massa di “invendibili” cioè forza-lavoro che non riesce a mettersi sul mercato del lavoro, diventando – questo è il cuore della sua analisi – una vera e propria «atomica sociale».
Il libro fu presentato nella tarda primavera del 1994 al centro sociale Leoncavallo, in una serata davvero affollata, da Sandrone Dazieri e da chi scrive per introdurre una discussione a tutto campo sugli scenari globali, mai scissa però dal raccordo con la contingenza concreta.
Poi – come poteva accadere solo a uno scrittore come Dario, in grado a ogni stagione politica di inventare le modalità più consone per stare senza mediazioni politiche (e sostanzialmente contro) nel dibattito politico – ecco l’idea di dar vita alla Bim, cioè «Biblioteca per Invendibili e Malvenduti», una piccola editrice indipendente auto-prodotta e auto-finanziata dal circuito antagonista.
L’idea matura innanzi tutto nella consapevolezza del passaggio – per dirla con il David Harvey di «La crisi della modernità» – dall’accumulazione fordista e rigida a quella flessibile con la focalizzazione di due figure prodotte dalla mondializzazione capitalistica: “gli Invendibili” (detti sopra) e “i Malvenduti” che devono vendere la propria forza-lavoro precariamente e a prezzi irrisori per via del processo di svalorizzazione determinato dalla caduta o dalla rottura dei rapporti di forza tra capitale e lavoratori a livello mondiale.
Ovviamente per Dario Paccino non si può prescindere nella storia dai rapporti di forza; in una fase che conduce sino a Maastricht, lo scopo della Bim edizioni diventa recuperare concettualmente il primato della produzione e dei rapporti di proprietà rispetto all’agire politico che ne è sempre un elemento subordinato in un siffatto contesto, se non si vuole cadere nelle tesi fallaci della “autonomia del politico di trontiana (nel senso di Mario Tronti) memoria.
E’ stato, quello di Dario, un pessimismo della ragione inascoltato da chi ha preferito omologarsi alle litanie dei ceti politici autoriproducentisi della “sinistra rsdicale e comunista” ma ascoltato invece da coloro che l’hanno conosciuto e frequentato in tanti anni di militanza politico-culturale.
Mi piace ricordare Dario nella sua indole indomita e antagonista: come recita il finale della premessa a «I senzapatria», riprendendo un motto della Resistenza, «non vi avranno».
ECCO I TITOLI DELLA BIM
«Manuale di Autodifesa Linguistica», 1996
«Il Libero Schiavo di Maastricht» (con Luigi Josi e Gian Marco Martignoni), 1997
«L’ultima volta», 1997
«Euro Kaputt» (in co-edizione con Odradek), 2000
«I Senzapatria: Resistenza ieri e oggi» (in co-edizione con Bfs, Biblioteca Franco Serantini) 200
Due brevi testi di Dario Paccino sono stati pubblicati sul «Notiziario del Centro di documentazione di Pistoia»: nel 1997 («Il ‘77 occasione da non perdere») e nel 2003 («Il Padrone. L’Apocalisse»).
Da tempo si parla di una riedizione di alcuni suoi scritti; quando andrà in porto ne daremo notizia qui in “bottega”.
LA SECONDA IMMAGINE riproduce la copertina di un altro libro, purtroppo introvabile: «La teppa all’assalto del cielo» che metteva a confronto testi e immagini dei 72 giorni della «Comune di Parigi» (18 marzo-28 maggio 1871) con la rivoluzione proletaria di oggi, in particolare con il movimento “del 77” in Italia; uscì all’inizio del 1978 con “I libri del NO”, curati da Dario Paccino che ne scrisse anche l’introduzione, ricordando fra l’altro che «la comprensione storica sempre poggia sul presente, per cui la storia sarà sempre da riscrivere finchè ci saranno uomini».
(*) Nella rubrica «scor-date» Giorgio Nebbia ha scritto, tre giorni fa, di Dario Paccino mentre giovedì e ieri sono apparsi altri due post – uno di Giorgio Ferrari, uno mio – per ricordarlo. (db)