ricordo di Claudio Lolli
Venitemi a trovare correte a perdifiato
per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato
venitemi a cercare nel mio arcobaleno privato
tra il colore del futuro e quello del passato” (Dalla parte del torto)
Il saluto dell’Istituto Ernesto De Martino:
E’ Clara Longhini che mi fa notare che Claudio è morto alla stessa età di Ivan Della Mea e
l’ultima volta che Lolli è venuto a trovarci a Sesto Fiorentino è stato proprio per un
concerto collettivo in ricordo di Ivan: era l’ottobre del 2009.
Da allora ci siamo sentiti per telefono e, anche grazie a alcuni compagni carissimi, Andrea, Narciso e
soprattutto Flavio Carretta, il filo non si è mai spezzato, fino a ieri sera che il suo cuore si è fermato.
Siamo più soli.
Pochi come lui hanno saputo raccontare, con le canzoni ed i suoi libri, questo nostro tempo: tutto, non solo la Bologna degli anni ’70. Ha cantato le nostre speranze e le nostre utopie, ha visto felici anche gli zingari ma ha saputo riconoscere anche le nostre sconfitte con lucido rimpianto.
Sempre dalla parte del torto, sempre inadeguato all’ambiente della società dello spettacolo, coi suoi
riti fatti di grandi eventi e strategie di comunicazione, sempre scomodo perché non omologato.
“…ma in questo mondo io sono/un prigioniero politico” ha cantato nel suo ultimo disco “Il grande freddo” di appena un anno fa; un sentire che è anche il mio e di tanti.
Ecco la grandezza di Claudio Lolli sta nel suo cantare e scrivere a tanti ma non a tutti, la sua grandezza stava nella sua gentilezza, in quel suo parlare pacato, in quel suo giocare con il cibo nel piatto.
Ci mancherà, e proprio in questo tempo terribile avremmo avuto tanto
bisogno di una sua canzone per aiutarci a capire.
Stefano Arrighetti
LA TUA RIVOLUZIONE CI SARÀ: PER CLAUDIO LOLLI – GIROLAMO DE MICHELE
coi bottoni dorati e gli ottoni lucenti
fischiando la Marsigliese
mentre il vento fa il solletico ai sogni
rimasti incastrati nel cancello dei denti
Credo che tutti quelli che hanno amato o continuano ad amare Claudio abbiano qualcosa di profondo in comune.
Io ho scritto un romanzo ambientato a Bologna, nel quale passa Claudio. Non sto a spiegarvi come e perché, e a cosa serva dal punto di vista narrativo. Ma a un certo punto il protagonista, a Parco Nord, vede passare Claudio Lolli. Questo gli servirà più avanti, si ricorderà di questa immagine che gli farà scattare un’associazione libera. Lolli non c’entra niente con la trama. Ma passa. E sembra finita lì. A questo personaggio sono capitate delle brutte cose, e gliene stanno capitando altre: si è chiuso in se stesso, è un ex zingaro felice che ha smesso di essere ambedue le cose. È solo a casa e come fa sempre quando è solo, beve. E quando beve si intristisce, perché rivede tante persone che non vede più, che forse non vorrebbe rivedere, ma che forse vorrebbe anche rivedere. Casa sua diventa un’assemblea: c’è la sua ex ragazza che è morta, c‘è il suo grande amico che è in carcere, fine pena chissà quando. È entrato nella lotta armata e ha ucciso qualcuno più farabutto di lui, è stato preso, e dal carcere non risponde più neanche alle lettere. C’è un altro suo amico che, dal giorno in cui hanno scoperto che il loro amico comune era entrato nella lotta armata, ha quasi smesso di parlargli. Era il vecchio gruppo del ’77.
E poi c’è Claudio Lolli che parla con Anna di Francia: l’ho voluta mettere come se fosse una persona reale. Se dovessi parlare del senso di questo mio contributo, è spiegare perché Anna di Francia per me è l’immagine della libertà; lo è sempre stata, da quando ho ascoltato per la prima volta questa canzone. E dopo trent’anni di ascolti credo di avere capito perché, tra le tante belle canzoni di Claudio, è quella che mi è rimasta più impressa…
continua qui (grazie a Sergio Falcone, per la segnalazione dell’articolo)
QUI il documentario completo: Claudio Lolli Salvarsi la vita con la musica
Un giusto, puntuale e doveroso omaggio della Bottega al Leopardi dei cantauotori
Potrò mai ringraziarti
compagno cantautore
per le emozioni rosse
che mi hai saputo dare
per le lacrime dolci
su Michel e gli zingari
che nemmeno sapevo
di sapere versare
Potrò mai ringraziarti
compagno a venire
E quanto amore sprecato negli autobus,
tra gente che potrebbe volersi bene,
perché siamo tutti umani e mortali
nella natura e nelle sue catene (Il grande freddo)
Grazie, ci mancherai!